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ARGOMENTO: Neemia

Re: Neemia 02/07/2012 13:08 #4177

La comunione con Dio

Ne 1:4-11

Il TESTO DI questo capitolo riporta un riassunto della preghiera sincera di Neemia rivolta a Dio dopo aver saputo dal fratello e da alcuni uomini di Giuda delle disastrose condizioni in cui versavano i Giudei e la città di Gerusalemme in Israele. Dopo aver ricevuto queste informazioni, Neemia iniziò a sentirsi responsabile per loro e a prendersene cura cominciando a pregare Dio. La preghiera è uno strumento efficace per iniziare a risolvere un problema che ci affligge; non pregare mai, invece, non fa altro che aggravare i problemi.

Questa è la prima di una serie di preghiere riportate nel libro di Neemia (tutte sono preghiere sue, tranne la preghiera dei Leviti) in #Neemia 9. Neemia era un uomo di preghiera; quella che innalzò per prima è la più lunga di tutte le preghiere presenti nel libro, poiché gran parte di esse è breve e pronunciata "sul momento" quando si manifestavano situazioni difficili. Da questo capiamo che Neemia aveva sempre un atteggiamento di preghiera ed era capace di pregare subito, ogniqualvolta fosse necessario; un’attitudine saggia e vantaggiosa che tutti noi dovremmo adottare.

Studiando questa prima preghiera di Neemia riportata nel libro omonimo, ne prenderemo in considerazione gli elementi accompagnatori Ne 1:4 e le caratteristiche Ne 1:5-11.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:09 #4178

Il cordoglio

La preghiera di Neemia fu innalzata con un cuore grandemente afflitto. Mentre pregava, Neemia pianse e per molti giorni fece "cordoglio" per la situazione in Israele, un cordoglio che rivela la profonda compassione da lui provata nei confronti del popolo e dell’opera di Dio. La vera compassione è accompagnata dalle lacrime e ne versa tante per la miseria in cui si trovano gli altri: la compassione di Cristo Gesù per gli altri fu evidente nelle lacrime versate davanti alla tomba di Lazzaro, di cui le Scritture riportano il fatto che "Gesù pianse" Gv 11:35. La domanda di Neemia sulla situazione in Israele (domanda già presa in esame nel capitolo precedente) lasciava soltanto intendere la sua compassione, che è stata poi rivelata in modo più evidente con il pianto e il cordoglio per il popolo e l’opera di Dio. Che questo cordoglio del cuore venga associato alla preghiera non deve sorprenderci, perché la vera compassione sarà sempre legata alla preghiera e accompagnerà ogni nostra richiesta a Dio.

Nell’esaminare il cordoglio che caratterizzò la preghiera di Neemia, ne prenderemo in considerazione la discolpa, la durata, l’aspettativa e la spiegazione.

La discolpa del cordoglio. Il cordoglio di Neemia era discolpato da ciò che lo aveva causato. Neemia era afflitto per le umilianti condizioni in cui si trovavano i Giudei e Gerusalemme in Israele, condizioni che si riflettevano molto negativamente sull’onore di Dio. Il Suo popolo e la Sua opera versavano in condizioni davvero disonorevoli. È necessario fare cordoglio ogniqualvolta l’onore di Dio viene offeso, perché tale reazione è giustificata ed è segno di spiritualità. Coloro che non si affliggono quando Dio, il Suo popolo o la Sua opera vengono disonorati sono maledetti da Dio stesso, come è successo con l’atto d’accusa rivolto al popolo di Israele dal profeta Amos, il quale disse: "Guai a quelli che vivon tranquilli in Sion![ … ]! Giacciono su letti d’avorio, si sdraiano sui loro divani, mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli tratti dalla stalla. Vaneggiano al suon del saltèro, s’inventano strumenti musicali come Davide; bevono il vino in larghe coppe e s’ungono con gli oli più squisiti, ma non s’addolorano per la ruina di Giuseppe" Am 6:1,4-6. Matthew Henry affermò che "le desolazioni e le angustie della chiesa![ … ]! devono farci addolorare," però, purtroppo e per nostra condanna, lo sono raramente. "Molti aspetti della situazione religiosa affliggono i cristiani zelanti: freddezza, indifferenza, incoerenza, divisioni, errori, opposizioni, critiche, tutte "brecce nelle mura" attraverso le quali i nemici della chiesa si insinuano per ferire, disperdere e distruggere. Questi mali devono risvegliare il cordoglio nelle anime pie, a causa sia del disonore che causano a Dio e dei danni che infliggono sugli uomini" (G. Wood). Un buon numero di persone nelle chiese odierne si affligge grandemente per delle sciocchezze, ma dovrebbero farlo molto di più, se non sempre, per la condizione spirituale della chiesa e del paese. Versano tante lacrime davanti alle soap opera della TV, ma non fanno cordoglio per i problemi spirituali. Affliggersi per l’umiliazione ricaduta su Dio, sul suo popolo e sulla sua opera, come fece Neemia, è giustificato, se non addirittura necessario ed è segno di grande spiritualità; ma piangere per le cose futili della vita manifesta mancanza di carattere. Ciò per cui versiamo subito le nostre lacrime rivela il nostro carattere.

La durata del cordoglio. Il cordoglio di Neemia non fu un sentimento momentaneo per mettersi in mostra né dovuto alla sua compassione. La sua afflizione era grande e sincera, perché Neemia fece cordoglio "per parecchi giorni" Ne 1:4; le Scritture non specificano con esattezza quanti furono i giorni della sua afflizione, ma il fatto che si usi una forma al plurale è sufficiente a indicare che si trattava di un lungo periodo di tempo e, quindi, di un sentimento reale e profondo, molto sentito nel suo cuore. Confrontando però le date riportate nel libro, possiamo concludere che il cordoglio di Neemia potrebbe essersi protratto per ben quattro mesi (cfr.) "Kisleu" il nono mese dell’anno ebraico, riportato in Ne 1:1 con "Nisan" il primo mese, riportato in Ne 2:1, anche se la parola "parecchi," che i traduttori della KJV (King James Version o, in italiano, Bibbia di Re Giacomo, ndt) hanno inserito davanti alla parola "giorni" al versetto 4, non ci aiuta molto a capire la durata dell’afflizione di Neemia. Al posto della parola "parecchi," sarebbe stato meglio inserire le parole "molti" o "per" davanti a "giorni," perché più adatte al contesto.

L’attesa del cordoglio. Il cordoglio di Neemia fu sicuramente una reazione inaspettata per una persona della sua posizione. "A malapena riusciamo a pensare a una [situazione] molto meno probabile che incoraggi i principi patriottici e religiosi di quanto lo sia quella di un servo che ricopre una posizione di prestigio in una corte pagana e straniera" (Blaikie). Quando la gente sta bene e non conosce i problemi degli altri, è difficile che faccia cordoglio nel proprio cuore per coloro che soffrono. Ma Neemia era un uomo onesto e di grande spiritualità e quando venne a sapere delle disastrose condizioni del popolo di Dio in Israele, ne fu molto colpito. "La sua prosperità materiale non spense in lui il fuoco della pietà né debilitò la sua compassione verso il popolo di Dio![ … ]! [Questo è] un [eccellente] esempio per i ricchi e le persone influenti, che non sempre sono disposte a servire Cristo e il Suo popolo" (G. Wood).

La spiegazione del cordoglio. È sorta qualche perplessità intorno al motivo per cui a un certo punto Neemia avesse iniziato ad affliggersi per le condizioni di Israele e non lo avesse fatto molto tempo prima. Perché la notizia delle mura in rovina di Gerusalemme l’ha scosso così profondamente, sebbene le mura si trovassero in tale stato già 150 anni prima del momento in cui Neemia ne venne a conoscenza? Riteniamo che la risposta riguardi sia la sciagura che la corruzione.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:10 #4179

Il digiuno

La preghiera di Neemia fu anche accompagnata dal digiuno Ne 1:4, una pratica generalmente non fine a se stessa ma atta a consentire a chi la compie di dedicarsi ad altre attività, diverse dal mangiare, quali la preghiera, come fece Neemia; era quindi una manifestazione della propria dedizione a una determinata causa nonché della sincerità con cui si preferivano determinate attività al cibo. Nel brano preso in esame, il digiuno di Neemia mostra la priorità che volle dare alla preghiera nonché la grande e genuina onestà di sentimenti nei confronti della situazione in Israele.

Il digiuno è una nobile pratica di abnegazione per eccellere nelle questioni spirituali. Oggigiorno la parola abnegazione è quasi sconosciuta da chi si professa cristiano, perché basta osservare la frequenza ai culti: pochi sono disposti a rinunciare a molte cose pur di essere presenti in chiesa ogni domenica. La mancanza di abnegazione è spesso visibile anche nelle offerte. I membri della chiesa spendono tanti soldi per il proprio benessere, ma l’idea di fare un sacrificio a favore dell’opera del Signore nella chiesa è un insegnamento estraneo per loro. Eppure Gesù Cristo disse: "Se uno vuol venir dietro a me, rinunzi a se stesso" Mr 8:34. Senza abnegazione una persona non sarà mai un vero seguace di Gesù Cristo e contribuisce a spiegare la poca serietà di molti che oggigiorno si dicono cristiani. Il dottor Thomas Watson, nell’esaltare l’importanza dell’abnegazione, sostenne: "Non conosco altro elemento più necessario [di questo] in teologia. L’abnegazione è il primo principio della cristianità. È la linfa che deve scorrere nell’intero corpo religioso. L’abnegazione non si impara studiando argomenti di filosofia, ma [studiando] gli oracoli delle Scritture".
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Re: Neemia 02/07/2012 13:11 #4180

La lode

"Oh Eterno, Dio del cielo, Dio grande e tremendo; che mantieni il patto, e la misericordia con quei che t’amano e osservano i tuoi comandamenti" Ne 1:5. Neemia iniziò la sua preghiera lodando Dio in modo intenso. È interessante notare che questa lode d’apertura della preghiera è quasi uguale a una delle preghiere innalzate da Daniele Da 9:4. La differenza sta nel fatto che nella preghiera di Daniele viene usato il termine "Signore" (Adonai), e non "Eterno" (Yahweh) come nella preghiera di Neemia. Anche nella preghiera di Daniele, i traduttori della KJV hanno tradotto la parola ebraica "yare" con "terribile" mentre in Neemia l’hanno tradotta con "tremendo," ma non con l’intenzione di suggerire qualcosa di cattivo o malvagio, bensì qualcosa di così grandioso da destare in noi riverenza e da farci inchinare al suo cospetto in santo timore.

Addentrandoci ulteriormente nell’analisi della lode a Dio nella preghiera di Neemia, prenderemo in considerazione la superiorità di Dio, la Sua forza, la Sua sovranità, la Sua sacralità, la Sua sincerità e la stipulazione, tutti elementi menzionati nella preghiera.

La superiorità di Dio. "Oh Eterno, Dio del cielo." I falsi dèi derivati dalla fantasia umana sono limitati riguardo alla loro sfera d’influenza ed esistenza; nessuno di essi è il Dio del cielo, ma sono tutti semplici divinità dal potere ristretto. Invece il Dio innalzato da Neemia, il vero Dio, è il "Dio del cielo," divinità superiore a tutti gli dèi che gli uomini si sono inventati. Gesù Cristo ci insegnò a iniziare le nostre preghiere dicendo "Padre nostro che sei nei cieli" #Mt 6:9, nello stesso modo in cui fece Neemia.

La forza di Dio. L’espressione "Dio del cielo" proclama Dio quale Creatore. Nessuno può essere chiamato Dio del cielo se non ha creato personalmente i cieli. La grandezza della creazione richiede molta forza da parte del Creatore, un potere immenso. Più avanti in questa preghiera vedremo un altro riferimento alla grande potenza di Dio.

La sovranità di Dio. Colui che è "Dio del cielo" è certamente anche il Dio di questa terra. Colui che governa nei cieli, governa anche sulla terra, pertanto Neemia loda Dio anche perché governa sovrano su tutta l’umanità. Purtroppo sono poche le persone che lodano Dio per questo motivo, proprio perché non vogliono che Dio governi le loro vite.

La sacralità di Dio. In precedenza abbiamo preso in considerazione la parola "tremendo" presente nell’espressione "grande e tremendo" Ne 1:5, affermando che non significa che Dio è una persona malvagia, ma che è così grandioso da destare in noi molta riverenza e un santo timore. Ciò ha a che fare anche con la sacralità di Dio, la Sua santità, una Sua caratteristica fondamentale che dovrebbe spingerci a mostrare nei Suoi confronti rispetto e santo timore. L’espressione "grande e tremendo" in questo versetto "ci insegna ad avvicinarci a Dio con![ … ]! una santa meraviglia per la Sua maestà e gloria" (Henry). Un altro scrittore aggiunge che "accedendo al trono della grazia con piena fiducia {Eb 4:16} si rischia di cadere nell’irriverenza. Impossibile non notare la penosa familiarità con cui alcune persone si rivolgono al Salvatore dell’umanità. Se sentiamo dentro di noi che il nostro Creatore è nostro amico, non dobbiamo dimenticarci mai che il nostro amico è il nostro Creatore" (W. Clarkson).

La sincerità di Dio. "che mantieni il patto, e la misericordia." La parola "mantieni" lascia intendere la fedeltà di Dio. Dio mantiene la parola data, mentre l’uomo, quando fa una promessa, il più delle volte non è sincero. Dio invece lo è sempre, infatti uno degli inni che si canta nelle nostre chiese ("Great is thy faithfulness") afferma proprio riguardo a Dio che "grande è la Tua fedeltà." Non è un inno da cantare pensando a una persona umana, perché l’uomo non riesce a essere molto fedele, mentre Dio lo è in eterno.

La stipulazione. "che mantieni il patto, e la misericordia con quei che t’amano e osservano i tuoi comandamenti." Qui notiamo la saggezza di Dio presente in una ragionevole stipulazione delle benedizioni. Le benedizioni di Dio non vengono mai elargite agli uomini in modo da avvilirne il carattere; ottenere una benedizione divina dipende dall’amore e dall’ubbidienza a Dio da parte degli uomini: coloro che amano Dio e ubbidiscono alla Sua voce sperimenteranno vere benedizioni dalla Sua mano.

L’amore e l’ubbidienza (suggeriti dal verbo "osservano") del messaggio in questione ci insegnano molte cose: l’amore è necessario per l’ubbidienza, mentre l’ubbidienza è una dimostrazione d’amore. Quando non ubbidiamo, mostriamo poco amore nei confronti di Dio; se vogliamo però dimostrarlo, dovremo ubbidirGli. Alcuni dicono di amare Dio, ma la loro disubbidienza dimostra il poco amore che provano nei Suoi confronti.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:12 #4181

La perseveranza

"siano le tue orecchie attente, i tuoi occhi aperti, ed ascolta la preghiera del tuo servo, la quale io fo adesso dinanzi a te, giorno e notte" Ne 1:6. La grande sincerità con cui pregò Neemia è evidente nella sua perseveranza, che esercita "giorno e notte"; il suo cuore era così sincero da implorare Dio del continuo. La sincerità è un elemento essenziale per un preghiera efficace Gm 5:17, ma un ritardo nell’ottenere risposta alle nostre preghiere non dev’essere considerato necessariamente un rifiuto da parte di Dio, bensì un modo per provare la nostra sincerità.

Questa perseveranza nella preghiera non dev’essere considerata alla stregua delle vane ripetizioni condannate da Cristo Gesù nelle nostre preghiere. "Il nostro Signore denuncia le ‘troppe parole’, ovvero le ripetizioni, il cui vero valore si pensa che risieda nel numero, come se la preghiera potesse essere valutata in modo matematico. Ma la preghiera ripetuta semplicemente perché il fedele insiste e non è soddisfatto finché non ottiene risposta non rientra nella categoria delle ‘troppe parole’. È tutt’altro che vuota" (Blaikie). Non è chiaramente affermato per quanto tempo Neemia continuò a pregare per la situazione in Israele, ma l’afflizione che l’accompagnò lascia intendere che, se confrontiamo le date indicate in Ne 1:1 e Ne 2:1, Neemia potrebbe essere andato avanti a pregare per almeno quattro mesi. Pertanto, non smettete subito di supplicare Dio per un determinato problema, ma continuate a pregare. Dio risponderà, al tempo opportuno.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:13 #4182

Le promesse

"Deh, ricordati della parola che ordinasti a Mosè, tuo servo, di pronunziare: Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica,![ … ]! io di là li raccoglierò; e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farne la dimora del mio nome" Ne 1:8,9. Saggiamente Neemia basa la propria richiesta di benedizione divina sulle promesse di Dio: è sempre buona cosa appellarsi alle promesse divine, perché così facendo otterremo risposta alle nostre preghiere. Nella preghiera di Neemia prenderemo in considerazione quattro elementi riguardanti le promesse di Dio: il luogo, i particolari, il popolo e la potenza.

Primo, il luogo delle promesse. "Deh, ricordati della parola che ordinasti" Ne 1:8. Il luogo delle promesse era la "parola" di Dio. Le promesse racchiuse nella Parola di Dio sono quelle che ci incoraggiano e guidano le nostre preghiere, quindi bisogna conoscere la Parola di Dio, come certamente faceva Neemia, se ci si vuole appellare alle Sue promesse in preghiera.

Secondo, i particolari delle promesse. Neemia si appellò a due promesse divine per chiedere aiuto a Dio per la situazione in Israele: la prima riguardava il giudizio, poiché dice "Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli" Ne 1:8, mentre la seconda la restaurazione: "ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti![ … ]! io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farne la dimora del mio nome" Ne 1:9. Non molta gente si sarebbe appellata a una promessa di giudizio, eppure Neemia non esitò a farlo perché vedeva in essa, come anche nella promessa di restaurazione, che Dio mantiene fede alla Sua Parola. In questa preghiera Neemia confessò il peccato, quindi invocò l’aiuto di Dio per rimediare al problema di Israele sulla base del fatto che Dio mantiene fede alla Sua Parola per aiutare coloro che si ravvedono.

Terzo, il popolo delle promesse. "Or questi sono tuoi servi, tuo popolo; tu li hai redenti" Ne 1:10. Non tutte le promesse presenti nelle Scritture si applicano a tutti i popoli, ma quelle a cui si era appellato Neemia nella sua preghiera si applicavano agli Israeliti per i quali stava intercedendo. Quando ci appelliamo alle promesse divine, assicuriamoci che si applichino a noi stessi. Le dottrine strane e le idee religiose di culti e movimenti o di altri gruppi si sono manifestati perché gli uomini non conoscevano rettamente le Scritture, mentre Neemia le conosceva bene e utilizzò efficacemente le promesse divine a cui si appellò. Saper tagliare "rettamente la parola della verità" 2Ti 2:15 ci consente di applicare nel modo giusto la Parola nella nostra vita.

Quarto, la potenza in favore delle promesse. "tu li hai redenti con la tua gran potenza e con la tua forte mano" Ne 1:10. Le espressioni "grande potenza" e "forte mano" indicano proprio la potenza divina. Neemia non stava pregando rivolto a un Dio debole ma, come abbiamo già analizzato in precedenza, il Dio a cui si rivolse è Colui che ha creato i cieli, quindi ha di sicuro il potere di rimediare alla situazione umiliante in cui si trovava Israele.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:13 #4183

I partecipanti

"Oh Signore, te ne prego, siano le tue orecchie attente alla preghiera del tuo servo e alla preghiera de’ tuoi servi" Ne 1:11. Neemia non stava pregando da solo per la condizione dei Giudei in Israele; con lui c’erano altre anime pie esercitate nel cuore e nella mente a pregare per quel problema e Neemia le cita nella sua preghiera. Neemia avrebbe svolto un ruolo fondamentale nell’aiutare a risolvere il problema della mura di Gerusalemme, ma c’erano anche altri Israeliti che, sebbene non erano stati messi in risalto, sono stati fondamentali quanto lui per l’opera di Dio, perché pregarono e, più avanti nella narrazione, avrebbero contribuito a ricostruire le mura. Dobbiamo ricordarci di queste persone che hanno partecipato alla preghiera e al servizio, perché anch’esse fanno parte della "squadra" di Neemia; forse i loro nomi non sono riportati né abbiamo immagini di essi, ma senza il loro contributo, i protagonisti di questo libro non avrebbero potuto fare molto. Neemia non era una persona arrogante come lo sono alcuni che ignorano la presenza essenziale dei loro collaboratori.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:14 #4184

La petizione

"[ … ]!fa’ ch’ei [Neemia] trovi pietà agli occhi di quest’uomo’. Allora io ero coppiere del re" #Ne 1:11. Questa petizione sembra incompleta; ovviamente non è l’espressione piena dei pensieri di Neemia, che desiderava andare in Israele per ricostruire le mura di Gerusalemme e togliere l’umiliazione ricaduta sul popolo e sull’opera di Dio. Qui "i pensieri di Neemia erano più numerosi delle sue parole. Aveva deciso che, per rimuovere la vergogna da Gerusalemme, avrebbe dovuto andarci personalmente, ma per farloera necessario chiedere il permesso del re; e per ottenerlo, avrebbe dovuto trovarsi in una particolare posizione di favore ai suoi occhi" (Rawlinson). Questa petizione rivela che Neemia provava grande compassione per la situazione in Israele. La vera compassione desidera servire, non si accontenta di stare a guardare; vuole essere coinvolta in qualunque modo, non solo a parole, ma anche a fatti.

L’espressione "quest’uomo" nella preghiera di Neemia si riferisce al re Artaserse, alla cui corte Neemia serviva come coppiere al tempo in cui fu innalzata questa petizione a Dio. Tale riferimento dimostra che in preghiera Neemia si era concentrato su Colui che è molto più potente del re Artaserse e, così facendo, il potere di Artaserse si era ridotto a un semplice "quest’uomo".
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Re: Neemia 02/07/2012 13:14 #4185

La provvidenza

"Allora io ero coppiere del re" Ne 1:11. Le ultime parole di questa preghiera (o il commento al termine della preghiera, se non consideriamo tali parole come parte di essa) sottolineano la stupenda provvidenza manifestatasi nella vita di Neemia. La sua posizione di "coppiere del re" rappresentò la grande occasione per chiedere al re l’autorizzazione e l’assistenza a recarsi a Gerusalemme, situata in una delle province del regno, per ripararne le mura. La propizia condizione di Neemia è un altro esempio di come Dio organizzi in modo provvidenziale le circostanze per i Suoi servi al fine di prepararli materialmente e spiritualmente per la Sua opera. Sebbene in prigione, Giuseppe entrò in contatto con due ufficiali della casa del Faraone che gli fecero conoscere il funzionamento dell’amministrazione del Faraone: ecco perché quando uscì di prigione, Giuseppe potè governare con sagacia. Mosè stesso fu educato alla corte del Faraone per essere poi pronto al grande compito di liberatore di Israele. Forse non tutti verremo messi in posizioni di prestigio o entreremo in contatto con persone famose per essere preparati per l’opera, ma affidatevi a Dio che vi metterà in determinate circostanze che vi offriranno l’occasione e l’aiuto necessario per rispondere alla Sua chiamata nella vostra vita.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:15 #4186

Un permesso per Neemia

Ne 2:1-9.

La PREGHIERA SINCERA che Neemia rivolse a Dio per le disperate condizioni dei Giudei e di Gerusalemme nonché il suo desiderio di porre rimedio a tale situazione vennero esauditi; al tempo opportuno Dio rispose con la concessione, da parte del re Artaserse, di un permesso per recarsi a Gerusalemme e ricostruirne le mura. Questo permesso era la prima cosa che serviva a Neemia per andare nella città santa ed era necessario per alcuni motivi importanti: potersi assentare dalla mansione di coppiere, essere autorizzato a viaggiare da Susa a Gerusalemme e ricostruire le mura della città. Un permesso del genere era davvero fondamentale, ma difficile da ottenere; tuttavia, quando le nostre esigenze sono grandi, Dio le vuole soddisfare: al tempo opportuno il Signore fece in modo che le circostanze consentissero a Neemia di avanzare le proprie richieste al re. La concessione di questo permesso segnò l’inizio della potente opera divina per rimuovere la vergogna dai Giudei e da Gerusalemme, le cui mura erano rimaste in rovina per circa 150 anni senza che le circostanze ne consentissero la ricostruzione; ora però era giunto il momento di un cambiamento: la preghiera di Neemia venne ascoltata e una prima risposta fu proprio quella di ottenere il permesso del re.

Nella nostra analisi del testo riguardante il re Artaserse che concesse il permesso a Neemia di andare a ricostruire le mura di Gerusalemme, prenderemo in considerazione la provvidenza Ne 2:1-4 e la richiesta del permesso Ne 2:5-9.
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