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DEMOLIAMO I RAGIONAMENTI E TUTTO CIO' CHE SI ELEVA ORGOGLIOSAMENTE CONTRO LA CONOSCENZA DI DIO 2 corinzi 10:4-5
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ARGOMENTO: Lo Spirito Santo

Re: Lo Spirito Santo 01/09/2012 18:14 #5256

Caro Daniele, lo scritto che tu hai riportato denuncia chiaramente il momento particolarmente difficile che attualmente vive la chiesa di Cristo, intendo la sola, vera ed unica chiesa di Cristo, naturalmente.
Ho letto attentamente il pezzo, e non posso fare altro che prenderne atto, sentendomi pienamente coinvolto, "nel mio cuore aggravato, con un peso che non mi schiaccia, che non mi uccide, ma che suscita in me un profondo spasimo", proprio come scrive l'autore di questo testo obiettivamente e dovutamente disarmante per ogni cristiano che si professi tale.


...Lo Spirito, lo Spirito... dov'e' lo Spirito?...
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Ultima modifica: 01/09/2012 18:37 Da ferdy.

Re: Lo Spirito Santo 10/09/2012 17:12 #5403

Un caro saluto a tutti,
inserisco un altro stralcio preso da un libro a me molto caro sullo Spirito Santo. E’ un po’ lungo, lo so, ma nei ritagli di tempo chi vuole puo’ leggerlo… e poi il contenuto vale la pena del tempo impiegato, a mio avviso..
Riguardo a questo soggetto non e’ che non ci sia da dire con la Bibbia alla mano,anzi, ma la grazia, la profondita, il modo di esporre che ho trovato in questo libro, la preferisco a tutto cio’ che io potrei dire.
Buona lettura.


ABRAMO E LOT SI SEPARANO

Nelle loro vene scorre sempre quel medesimo sangue che li fa parenti, ed Abramo
continua e continuerà ancora ad amare Lot, a lottare per Lot, a pregare per Lot, ma
sono giunti all'inevitabile: la separazione.
Neanche Ismaele ed Isacco che pur sono fratelli, figli d'un medesimo padre,
potranno stare assieme: «Quel che è generato secondo la carne non può legare per
sempre la propria vita a quel che è generato secondo la promessa, secondo lo
Spirito».
Per un tempo possono anche stare uniti, camminare assieme, ma essi si muovono
fatalmente verso la separazione.
Lot sceglie la sua strada; la sceglie guidato dai «suoi occhi» cioè dai suoi sensi
carnali ed Abramo rimane nella sua strada, la strada di Dio che precedentemente ha
scelto per fede. Lot calcola, valuta; le sue considerazioni sono umane e contingenti;
Abramo rimane sereno nella contemplazione di una visione eterna.
Possiamo osservare che Lot finisce col perdere «ogni cosa» e questo dopo aver
trascorsa una vita di oppressione, turbamento e pericolo, mentre Abramo conserva
tutte le benedizioni del tempo e dell'eternità, ma questa osservazione è la gratuita e
logica anticipazione di ogni separazione nella vita dello Spirito.
Quando la vita religiosa porta in superficie i suoi fenomeni principali e si verifica la
grande separazione fra Lot ed Abramo, cioè fra vita formale e vita sostanziale, si
può subito anticipare la conclusione e la conseguenza della separazione ed affermare
che la vita formale che è poi la vita della carne sia pure sul piano religioso, è
condannata all’infelicità, quell'infelicità che viene dalla comunione con Sodoma e
Gomorra, cioè con il mondo e con il peccato ed alla fine è condannata alla perdita
delle benedizioni divine. La vita sostanziale e cioè la vita della fede o, meglio ancora,
la vita dello Spirito è destinata a quella felicità temporale ed eterna che scaturisce
dalle benedizioni sempre presenti e sempre in aumento dove è anche presente Iddio
con la Sua luce e la Sua verità.
Ma seguiamo ancora il nostro episodio: Da questo punto noi possiamo guardare a
Lot come all'uomo che non «conosce» più lo Spirito e quindi possiamo fare di Lot il
simbolo di ogni movimento religioso che acquista indipendenza «dallo» Spirito.
Lot era prima sotto la tutela, sotto l'autorità e sotto la guida di Abramo, ma ora
è indipendente dal suo grande congiunto; può scegliere la sua strada, può formulare e
seguire i suoi programmi.
Purtroppo ora i suoi programmi devono anche assecondare i desideri di una moglie
ribelle, incredula ed avara e forse, più tardi, si dovranno anche uniformare alle
direttive di due generi scettici e profani..., ma è inevitabile perché avviene sempre
così: Nel giorno che un movimento, una chiesa, un popolo si separano dal ministero
dello Spirito, appare anche l'indipendenza «dallo Spirito» e, inevitabilmente, la
dipendenza o la sottomissione alle più perniciose influenze carnali e peccaminose.
Abbiamo visto molte volte un popolo soggiogato alla volontà espressa dalle
correnti più tenebrose del mondo religioso; profeti e dottori sono stati posti in
silenzio e sopra i pulpiti hanno ricevuto posto ed onore soltanto quei predicatori
5
che erano disposti e pronti ad assecondare gli appetiti insani di un popolo sviato. La
moglie di Lot, i generi di Lot anche oggi, come in tutti i secoli, sanno ed hanno
saputo esprimere la propria volontà ed esercitare la propria influenza.
Naturalmente questo non poteva avvenire quando Lot camminava con Abramo,
ma ormai Lot è solo, Lot è libero, Lot può muovere i suoi passi anche lontano dalla
terra benedetta promessa da Dio.
Guardate alle chiese e ai movimenti che vivono estranei alla vita dello Spirito, che
non la conoscono più; sono liberi, indipendenti nella loro gabbia dorata. Non
conoscano più l'autorità e la guida dello Spirito, possono andare dove vogliono e fare
quello che vogliono, ma sono divenuti schiavi delle influenze che nascono dal proprio
seno e, soprattutto, sono divenuti schiavi dei calcoli umani, delle tendenze naturali,
delle inclinazioni infernali.
Il ministero disciplinare è stato posto in silenzio; Geremia giace nel suo pozzo
di fango, Amos è stato posto in fuga dal cortigiano del re, Giovanni Battista è
incatenato nella torre di Macheronte... ormai si può camminare tranquillamente nella
valle verdeggiante, verso le città di riposo: Sodoma e Gomorra attendono Lot e
tutti i seguaci di Lot.
Le mie pecore « mi seguitano » dirà più tardi il Sommo Pastore, ricordando con
queste parole una legge divina incisa nell'eternità: Le pecore seguono il pastore, i puri
seguono il ministero spirituale, i sinceri seguono i servi dell'Eterno; ma Lot non segue
più Abramo, egli ha scelto la strada più facile, più comoda. Non ha più il peso
d'una autorità spirituale che lo domina, e può seguire il sentiero dell'indipendenza,
che è il sentiero della schiavitù.
Osservare Lot nelle sue esperienze significa seguire passo passo tutti coloro che si
identificano con lui e crediamo perciò di aver detto già abbastanza senza aver detto
molto: lontano da Abramo, nel godimento di una libertà che è schiavitù e di
un'indipendenza che è soggezione, Lot, assieme a tutti i suoi figli d'ogni generazione e
d'ogni secolo, calca fino in fondo il sentiero della separazione... dalla vera benedizione
e dalla vera luce.
Esaurito il rapidissimo esame della sorte di Lot, possiamo tornare al punto
centrale del complesso problema: la separazione. Perché avviene la separazione fra
il vecchio e fedele patriarca e suo nipote?
Il testo biblico ci risponde: a causa delle liti fra i servi dell'uno ed i servi
dell'altro o fra i pastori dell'uno e fra i pastori dell'altro. La risposta è significativa
perché ci dice che il conflitto nasce sempre nel servizio, nel ministero, ma
sorvoliamo questo particolare e fermiamoci ad esaminare un lato ancora più
importante della .complessa questione spirituale.
La separazione è motivata dai conflitti esistenti, forse tollerati per molto tempo
da ambedue, ma da chi è realmente voluta?
Anche qui il testo biblico sembra esprime la propria dichiarazione per dirci che è
Abramo a prendere l'iniziativa ed a proporre al nipote la necessaria separazione. E
veramente è Abramo a parlare; egli vuol troncare il conflitto e vuol comporre
l'incompatibilità in maniera pacifica, ma non è difficile comprendere che il vecchio
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servo di Dio è profondamente addolorato della circostanza; egli ama Lot e vuole il
bene di Lot.
Abramo infatti affronta il problema come un uomo di pace e di giustizia che è
pronto a compiere qualsiasi atto di rinuncia a favore della pace e della giustizia.
Scegli pure, dice al suo giovane nipote, tutta la terra è davanti a te... e Lot sceglie.
La verità è sempre pronta ad affrontare il sacrificio e la rinuncia anche a favore
di un calcolo umano che forse è stato covato lungamente nell'intimità. Molti,
attraverso i secoli, hanno criticato il contegno del padre del prodigo che fu
pronto ad accogliere l'illegale richiesta del figlio amante della libertà, e noi
potremmo anche criticare l'azione di Abramo che abbandona alle voglie del nipote le
modalità di una separazione, ma ricordiamoci che la verità e la giustizia sono sempre
pronte alla rinuncia.
Se un biasimo deve essere espresso, questo deve andare al giovane figliuolo che
pretese anticipatamente la propria eredità per usarla in maniera dissoluta, oppure
deve andare a quel Lot che raccolse l'amore pacifico del suo congiunto ed approfittò
di esso a proprio esclusivo beneficio. Ma così avvenne e così avviene e noi possiamo
assistere, qualche volta meravigliati, allo spettacolo di una separazione che vede i
giusti, i puri sacrificati a beneficio dei novelli candidati di Sodoma.
Lo Spirito non contende, non lotta, ma segue il cammino celeste... e quindi
possiamo concludere che la separazione deve essere imputata soltanto a colui che
seppe trarre beneficio da essa, a colui cioè che l'aveva forse lungamente desiderata e
minuziosamente prevista attraverso un tenebroso calcolo umano che alla fine però,
come tutti i calcoli umani, risultò tragicamente errato.
Questa conclusione ci porta col pensiero ad un'esperienza moderna vissuta da una
chiesa di una grande città americana. Anche li si verificò una dolorosa separazione ed
anche li un vecchio Abramo fu sacrificato a beneficio di un giovane Lot che con
calcolata prepotenza riuscì ad usurpare locale di culto, arredamento, beni.
Molti esortarono caldamente il vecchio servitore a resistere all'invadente
congiunto, ma egli rispose a tutti: Lasciamogli ogni cosa ed allontaniamoci senza
contese, con mani pure, con mani alzate.
Anche questa volta l'incauto Lot proseguì la sua strada fino alla distruzione totale
dei beni usurpati e della sua vita stessa ed anche questa volta il vecchio Abramo
continuò il cammino sotto la pioggia delle benedizioni divine che produssero per
lui e per coloro che erano con lui le ricchezze del cielo.
Lo Spirito sceglie sentieri spirituali, ed usa armi spirituali: non vuole la separazione,
ma l'accetta come una circostanza fatale e in essa manifesta soltanto la propria essenza:
pace, giustizia, amore.
Non sarebbe stato possibile evitare la penosa separazione? Certamente, ma soltanto
a prezzo di sottomissione. Il problema dipendeva esclusivamente da Lot; egli
doveva essere disposto a mettere se stesso, la sua famiglia, i suoi servi sotto la
completa dipendenza di Abramo.
Doveva essere disposto a mortificare i desideri intimi del suo cuore e a far tacere le
voci e le influenze dei suoi impuri congiunti; ma egli non fu disposto a pagare questo
prezzo e la separazione si rese necessaria, assolutamente necessaria.
Anche oggi le separazioni sono rese inevitabili da coloro che dovrebbero stare
sottoposti al ministero dello Spirito ed invece palesano la libertà della carne fino al
punto di permettere la nascita e lo sviluppo dei più dolorosi conflitti. Essi non sanno
riconoscere e rispettare l'autorità dei conduttori dati da Dio, e questo in conseguenza
anche dei sentimenti intimi della loro vita carnale: hanno già Sodoma nel cuore ed
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ascoltano ogni giorno la voce di una donna che si è resa tristemente famosa «per
aver guardato indietro». Per questi novelli Lot la separazione è la liberazione, è il
coronamento dei propri sogni, è il raggiungimento delle proprie mete!
La separazione si sarebbe potuta evitare, ma perché evitarla quando nella
separazione la carne si può alfine sciogliere dalle restrizioni imposte sia pure
indirettamente dallo Spirito?
Abramo ama ancora Lot, intercede per Lot, ma Lot pensa a fabbricare case nel
cuore stesso dell'inferno.
E noi incontriamo Lot ad ogni passo, ma dov'è oggi Abramo? Eppure Abramo
c'è perché se Iddio non avesse un «piccolo rimanente», saremmo tutti come
Sodoma e Gomorra. Egli non si trova nella valle verdeggiante, non cammina
verso le città stabili, le città murate, ma è ancora nomade pellegrino sotto tende in
movimento.
Non è facile incontrare Abramo se lo cerchiamo dove c'è la folla plaudente;
non è facile cercare Abramo se lo cerchiamo dove c'è il mondo chiassoso e
brulicante... egli è ancora un pellegrino perché il sentiero dello Spirito guida il
credente lontano dai luoghi e dalle cose che offendono la sensibilità di Dio.
Non lasciamoci ingannare dalle ricchezze di Lot, dal vigore giovanile di Lot,
dalle mille iniziative e dai mille programmi di Lot... cerchiamo Abramo,
cerchiamolo lontano da un mondo religioso che è soltanto apparentemente
spirituale, cerchiamolo dove le realtà non sono state surrogate, cerchiamolo
soprattutto dove c'è ancora Iddio in tutta la Sua presenza, in tutta la Sua volontà.

Un abbraccio Daniele
Ringraziano per il messaggio: stefano , francotecnos

Re: Lo Spirito Santo 10/09/2012 22:30 #5410

Vivere per lo Spirito e nello Spirito, comporta piena obbedienza all'Eterno Iddio. Non ci sono compromessi o mezze misure.
Abramo e Lot, due modi nettamente distinti di collocarsi e di incamminarsi per i sentieri della fede: la spiritualita' e la religiosita', due componenti antitetiche che nessun tipo di analisi puo' assolutamente far convergere o unire.
Un caro fratello nella fede, qualche tempo fa, riguardo al fatto che sorgessero dei gruppi, cosiddetti liberi, scevri da una giusta, ligia, piena osservanza e obbedienza alla Parola, e non in linea con tutto cio' che lo Spirito suggerisce, si espresse cosi' in merito: "Liberi? Ma liberi di che?...Liberi forse di ritornare nuovamente nel mondo?..."
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Ultima modifica: 10/09/2012 22:33 Da ferdy.
Ringraziano per il messaggio: francotecnos, danielemac

Re: Lo Spirito Santo 28/10/2012 19:09 #6255

Un caro saluto a tutti.
Capisco che leggere delle pagine intere puo' essere un po' pesante, ma consiglio di leggere il seguente contenuto. Non e' mio ma di un Pastore che stimo e ammiro molto. Alla fine della lettura realizzeremo che lo sforzo vale la pena;saremo sicuramente piu' arricchiti e spero anche benedetti.

VITA RELIGIOSA E VITA SPIRITUALE

Vita religiosa non vuol dire sempre vita spirituale; dove è presente la liturgia, la
dottrina, l'organizzazione ecclesiastica è anche presente la vita religiosa, ma non
sempre nel mezzo di queste cose esiste la vita spirituale.
La vita religiosa si può materializzare come tante altre manifestazioni di vita, ed
anzi la tendenza più naturale dell'uomo è quella di sottrarre la vita religiosa dal
dominio e dalla potenza dello Spirito.
La ragione di questa tendenza è facilmente comprensibile: Nella vita spirituale
l'uomo rappresenta soltanto un elemento inerte, subordinato, si potrebbe addirittura
dire accessorio; nella vita materiale l'uomo rappresenta invece un elemento attivo e
cosciente che domina e controlla tutti o quasi tutti i fenomeni. -
L'uomo preferisce essere un dominatore e non un dominato perché preferisce
vivere sul piedistallo della propria esaltazione piuttosto che nel ricetto del proprio
annichilamento. Per questa ragione la vita religiosa si differenzia dalla vita spirituale
e s'incontra più spesso e più in abbondanza di questa.
Ci sono tante religioni nel mondo e quindi ci sono tante diverse forme di vita
religiosa, ma sostanzialmente una forma equivale l'altra come una religione
s'avvicina ad un'altra religione. Questa verità vale purtroppo anche in relazione alle
molteplici confessioni cristiane; le forme religiose anche qui sono varie e sono
diverse, ma praticamente s'incontrano e s'identificano.
Una differenza profonda, una differenza d'essenza non esiste fra le varie
forme di vita religiosa, ma soltanto fra vita religiosa intesa nel senso abusato di
questo termine e vita spirituale. Formalismo ecclesiastico denominato in un modo
o formalismo ecclesiastico denominato in un modo diverso è sempre formalismo
ecclesiastico e le eventuali varietà di metodo o di schemi non possono distruggere
o modificare la sostanza reale della cosa.
Infatti la liturgia di una denominazione si differenzia quasi sempre da quella
di una denominazione diversa, ma quando la liturgia è unicamente formalità
religiosa la differenza è soltanto apparente. Qualche volta anche la dottrina di un
movimento è in conflitto e presenta differenze con la dottrina di un altro movimento,
ma quando la dottrina è soltanto una filosofia religiosa, un'idea astratta, una teoria,
le due dottrine sostanzialmente si equivalgono.
Chiamarsi di un nome o di un altro; appartenere ad un movimento, ad una
chiesa, ad una denominazione non significa affatto vivere una vita spirituale.
Etichette cristiane ce ne sono in notevole quantità e di molteplici colori, ma le
etichette non creano il contenuto del vaso, neanche se sono le etichette più seducenti o
più impegnative. Ricordiamoci che oggi i nomi tendono a trasformarsi in termini
vuoti, privi di significato e noi possiamo incontrare facilmente espressioni come
«cristiano», «evangelico», «santo» che non vengono affatto attribuiti ad uomini o
movimenti cristiani, evangelici o santi. Per questa ragione l'apostolo Paolo ricordava
ai «suoi giorni» che non tutti coloro che si chiamavano israeliti erano veramente
israeliti.
Quindi la vita religiosa spesso è soltanto una falsificazione della vita spirituale.
Si presenta sotto i nomi più impegnativi e con quei nomi vuol far credere di
9
possedere le più grandiose e gloriose realtà spirituali, ma purtroppo dietro le
etichette, le denominazioni, gli articoli di fede, presenta soltanto il vuoto più
desolante e l'aridità più opprimente.
Un servo di Dio affermava anni indietro che molti cristiani «non sono più quello
che dicono di essere e non credono più a quello che dicono di credere...» Questi
cristiani vivono una vita religiosa e sono ancora membri di una denominazione, hanno
anche un credo ed una dottrina, ma tutto è falso, tutto è vuoto, tutto è formale,
tutto è esteriore.!”
Che cosa è venuto meno nella loro vita? Che cosa, che cosa ha trasformato la
vita spirituale in vita religiosa?
La risposta non è difficile perché non è difficile individuare la causa del
fenomeno. La chiesa ha dimenticato od ha trascurato un elemento fondamentale
di vita: lo Spirito! La trascuranza ha prodotto la tragica metamorfosi perché un
orciuolo d'olio, un piccolo orciuolo d'olio di riserva può determinare una grande
differenza fra cinque vergini avvedute e cinque vergini stolte o negligenti. Un popolo
religioso. può essere nettamente distinto in rapporto a questo unico trascurato
elemento. La chiesa che possiede l'olio è la chiesa che realmente può accendere la
propria lampada, che realmente è pronta per l'incontro desiderato, che realmente può
entrare nel festino nuziale, ma la chiesa che non possiede il piccolo orciuolo è la chiesa
che soltanto apparentemente vive la sua vita spirituale.
Vita spirituale vuol dire vita con lo Spirito. Lo Spirito suscita, muove, regola la
vita; tutto nasce dallo Spirito, tutto si compie con lo Spirito, tutto ha uno scopo ed un
fine nello Spirito.
Nella vita spirituale infatti il credente trova il proprio principio e la propria
sussistenza, soltanto nello Spirito e perciò dire che sta in comunione con lo Spirito è
dire meno della realtà e dell'esperienza. Lo Spirito ed il credente, od il credente e lo
Spirito cercano e trovano la realizzazione di una compenetrazione che giunga
veramente all'assorbimento dell'umano nel divino. Il credente si muove nelle sfere
dello Spirito; vive nel cielo e siede nel cielo in Colui per il Quale gli sono stati aperti
i tesori del Regno spirituale.
Lo Spirito, in altre parole, diviene per lui veramente il «Paracletos» che è ad
uno stesso tempo, il Difensore, l'Animatore e il Consigliere. Difensore, Animatore,
Consigliere: è utile considerare questi attributi che ci vengono suggeriti dal nome
stesso dello Spirito.
«Difensore»: Nella vita spirituale il credente pone la propria personalità e la
propria professione di fede sotto l'autorità legale dello Spirito Santo; il difensore
divino parla per lui, imposta i programmi di difesa e sviluppa tutti i temi relativi ai
cimenti giudiziari del protetto.
«Animatore»: Lo Spirito Santo solleva, incoraggia, conforta, consola ed il
credente che vive una vita spirituale, non
ha bisogno di altri mezzi per ritemprare le proprie energie perché ha ogni
cosa nello Spirito e dallo Spirito.
«Consigliere»: Il Paracletos suggerisce, guida, consiglia perché il credente, nella
vita spirituale, non ha nessuna reale competenza per agire nelle sfere soprannaturali
e quindi può essere reso idoneo per compiere le sue azioni soltanto dallo Spirito.
Nel linguaggio classico dell'antichità « Paracletos » era il nome dato all'avvocato
10
della difesa e cioè a colui che aveva la nobile missione di incoraggiare, consigliare ed
alfine difendere fino al punto di fare propria la causa dell'imputato. Se Cristo ha
promesso l'assistenza dello Spirito presentando lo Spirito stesso con questo nome,
dobbiamo accettare che nella vita cristiana lo Spirito non può essere considerato
un accessorio marginale; i credenti devono ricevere lo Spirito e sottoporre loro stessi
allo Spirito.
Essi sono dei «carcerati», ma hanno un «Paracletos» che è tutto per loro e a
questo difensore celeste affidano la loro vita perché sia guidata, consigliata,
incoraggiata, difesa. Nella vita spirituale quindi lo Spirito è tutto ed il credente è
un debole sottoposto che dipende da Lui e riceve ogni cosa da Lui: dallo Spirito «
riceve » gioia e coraggio, dallo Spirito «dipendono» programmi, parole, azioni e
dallo Spirito soltanto «dipendono» le grandi battaglie e i grandi cimenti. Tutto viene
dalla potenza dello Spirito e si conclude nella potenza dello Spirito.
Può avvenire, qualche volta, che la vita cristiana di una chiesa o di un credente
risulta priva di elementi spettacolari e clamorosi, ma non per questo cessa di essere
vita soprannaturale, cioè vita spirituale. Nelle piccole, come nelle grandi cose, tutto
viene dallo Spirito e porta il segno inconfondibile dello Spirito.
Lo Spirito è tutto; è il fiume stesso della gloria di Dio che porta il credente,
abbandonato ad Esso, come un fragile detrito e lo porta verso le sponde eterne della
luce e della verità.
La vita spirituale si differenzia dalla vita religiosa per le condizioni che impone ed
è utile ricordare che la sottomissione a queste condizioni è indispensabile per poter
vivere fuori dalle vane forme religiose. Non si può vivere una vita spirituale, infatti, se
non si possiede lo Spirito e se manca un amore ardente per lo Spirito.
Ma c'è anche un'altra condizione fondamentale posta per poter vivere una reale
vita spirituale e questa è la santificazione, cioè la separazione dal peccato, la
separazione dal mondo, la separazione dalla natura umana.
Il mondo è uno dei più fieri nemici dello Spirito perciò è scritto che «chi si vuole
rendere amico del mondo si rende nemico di Dio». Dove il mondo è accolto, lo Spirito
è espulso e quindi nessuno può vivere una vita spirituale e mantenere comunione con
il mondo.
Quando la Scrittura ci parla del «mondo» presenta davanti a noi il quadro di tutte
le cose che possono rappresentare un antagonismo con lo Spirito: «il presente
secolo» «mammona», «la superbia della vita», «la vanità e la gloria umana»,
«la moda ed i facili piaceri». Il mondo contiene tutte queste cose e tutte queste
cose fanno il mondo. Avere relazione e comunione con queste cose significa escludere
lo Spirito dalla propria vita perché queste cose e lo Spirito sono in perenne
conflitto.
La vita spirituale si è rarefatta nel seno della cristianità, proprio in conseguenza
della tragica circostanza che il mondo è entrato nelle chiese, nelle case e nella vita dei
cristiani. E' difficile incontrare credenti che sappiano resistere agli allettamenti della
moda o alla tentazione delle ricchezze; è difficile che le consuetudini del mondo e che i
piaceri del mondo siano oggi banditi come pericolose manifestazioni, dalla chiesa del
Signore. Il mondo vive nella chiesa e la chiesa non vive più nello Spirito, ma assieme
al mondo.
La vita religiosa invece si può vivere anche assieme al mondo; è possibile
conciliare, accordare i più diversi elementi perché in fondo la vita religiosa è una
creazione umana e, come tutte le creazioni umane, non conosce regole fisse e leggi
stabili, ma tutto viene sistemato mediante una legge di adattamento e di opportunità.
Vita spirituale vuol dire separazione, separazione dal mondo ed anche
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separazione dal peccato e dalla natura umana; il male, l'orgoglio, la presunzione, la
saggezza umana, la prudenza terrena, la diligenza ed il fervore umano sono tutti
elementi contrari allo Spirito. Questi elementi possono esistere ed esistono in larga
misura nella vita religiosa, ma non possono esistere e sono incompatibili con la vita
spirituale.
Possiamo incontrare uomini molto religiosi, molto ferventi, molto zelanti; uomini
sempre attivi, sempre pronti per compiere opere ecclesiastiche... che non hanno il più
piccolo grado di spiritualità. Sono guidati da loro stessi, ispirati dalla propria mente,
stimolati dal proprio zelo naturale; essi sono gli avversari più decisi dello Spirito o
almeno sono tanto ostili allo Spirito quanto quelli che vivono e si corrompono nei
peccati della loro carne.
Lo Spirito esige una sottomissione che sia un arrendimento totale, un'umiltà che
sia annichilimento completo. Lo Spirito vuole essere amato, cercato, invocato e non
può quindi benedire la vita di coloro che non hanno tempo o non sentono il bisogno di
cercarLo continuamente; si può affermare che nella vita religiosa esiste un assurdo: si
prega senza cercare lo Spirito; non soltanto manca la guida e l'intervento dello Spirito
nella preghiera, ma manca anche l'invocazione dello Spirito a mezzo della preghiera.
Preghiere formali, meccaniche, che fanno parte di un bagaglio di vanità perché
costituiscono l'ipocrita vestimento di un popolo che vuole apparire spirituale mentre è
soltanto religioso nel senso più superficiale di questo termine abusato.
L'antitesi fra queste due diverse ed opposte forme di vita appare quindi come un
fenomeno interiore; all'esterno, ove esistono le manifestazioni visibili, può anche
presentare un'identità di fisionomia, ma all'interno, nella sede dei sentimenti e delle
realtà spirituali, il contrasto si delinea in tutta la sua vivacità. E' vero, ripetiamo, le
due forme di vita possono manifestare delle somiglianze esteriori, ma non possono
mai conciliare la divergenza che nasce dal fatto che l'una è suscitata dallo Spirito, è
alimentata dallo Spirito, è controllata dallo Spirito e si evolve e si sviluppa nella
volontà dello Spirito, mentre l'altra raggiunge i suoi effetti esclusivamente con i mezzi
e gli stimoli di una causa naturale od umana.
E' ovvio che la differenza sostanziale non esiste soltanto in relazione all'uomo e al
tempo, ma esiste anche in relazione a Dio e all'eternità. La vita religiosa non è gradita
a Dio e non è approvata da Dio; la vita religiosa non produce frutti che rimangano per
l'eternità.
La vita spirituale invece è la vita stessa dello Spirito e perciò è la vita di Dio, la
vita benedetta in Dio, la vita glorificata oltre il tempo, nell'eternità.
Quest'ultima considerazione dovrebbe bastarci per misurare con lo sguardo della
fede l'abisso che separa la vita religiosa dalla vita spirituale. A che vale professare una
confessione di fede e vivere una regola ecclesiastica se questi elementi non conducono
la nostra anima verso Dio e verso la gloria?
Perché questa distanza abissale possa apparire chiaramente a tutti, desideriamo
ripetere i termini del problema o definire ancora le caratteristiche del fenomeno
affinché la conclusione possa dare enfasi a quanto esposto precedentemente.
Affermiamo: La vita religiosa è quel genere di vita manifestata da quelle
organizzazioni ecclesiastiche o da quegli individui religiosi che posseggono tutti gli
elementi esteriori del servizio, del culto, della dottrina, senza possedere però lo Spirito
o, meglio ancora, senza essere posseduti dallo Spirito.
La vita spirituale invece è la vita dell'organismo cristiano: « la chiesa ». E' una
12
vita che trova la sua causa ed i suoi effetti nello Spirito. Non c'è servizio all'infuori di
quello voluto e guidato dallo Spirito; non c'è culto oltre quello suscitato e reso dallo
Spirito; non ci sono azioni, non ci sono parole, non ci sono programmi ispirati da
calcoli umani, saggezze umane, prudenze umane: tutto nasce dallo Spirito, si muove
nello Spirito, si conclude in Dio.
Per questa ragione vita religiosa possiamo incontrarne in larga misura, perché
l'uomo «nell'idolatrare se stesso» ha saputo approfittare anche del piedistallo della
religione, ma vita spirituale non può, non potrà mai essere trovata in abbondanza
perché essa esiste soltanto dove la personalità umana è stata sconfitta dalla reale
potenza della grazia di Dio, e dove lo Spirito può manifestare la Sua presenza in
maniera sovrana.

Un abbraccio Daniele
Ringraziano per il messaggio: stefano , nunziata

Re: Lo Spirito Santo 19/11/2012 18:08 #6564

Nella scena paradigmatica di Gv 20, 19-23, Gesù risorto infonde letteralmente «lo Spirito Santo» ai suoi discepoli, atto che sembra voler essere il compimento delle affermazioni precedenti, secondo cui sarebbe stato Gesù stesso ad accordare lo Spirito dopo essere stato glorificato.

E’ da osservare che in questo passo l’elargizione dello Spirito da parte di Gesù è legato alla nomina dei suoi discepoli come sostituti in una missione paragonata alla propria (v. 21) e all’autorizzazione loro concessa di «perdonare i peccati a chiunque», confidando che la loro azione goda della conferma divina (v.23). sembra che la scena intendesse anche presentare il compimento delle affermazioni sulla venuta dello Spirito patrocinatore in Gv 14-16. questo resoconto del conferimento dello Spirito da parte di Gesù esprime l’idea fondamentale dell’importanza e dell’efficacia della comunità cristiana (che pare rappresentata nei discepoli radunati), e presenta anche Gesù che agisce in modo simile a Dio trasmettendo sorprendentemente lo Spirito con il proprio alito (v. 22)!

Quest’ultimo caso è un una altro indizio significativo dell’alta concezione in cui Gv tiene Gesù. L’immagine del Cristo dispensatore dello Spirito di Dio non ha paralleli nelle tradizioni giudaiche riguardanti altri rappresentanti salvifici, e di fatto attribuisce a Gesù una funzione che la tradizione biblica/giudaica riconosce unicamente a Dio.

Postulando un rapporto particolare tra lo Spirito e Gesù, Gv esprime chiaramente la convinzione attestata molto prima nelle fonti cristiane. In Galati Paolo parla dello «Spirito del figlio [di Dio]» inviato nei cuori dei credenti, che li abilita a rivolgersi a Dio come «Abbà» (Gal 4,6). In Rom 8, 9-11 l’equivalenza sinonimica di «lo Spirito di Dio», «lo Spirito di Cristo» e «lo Spirito di colui che ha resuscitato Gesù» mostrano in modo eloquente quanto per Paolo fosse strettamente associato allo Spirito di Dio………..
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Re: Lo Spirito Santo 20/11/2012 14:29 #6577

........Continua...

Ma Gv 14-16 contiene l’analisi che rispetto a qualsiasi altro scritto cristiano del I secolo più si dilunga sul rapporto tra lo Spirito e Gesù, la quale presenta caratteristiche peculiari. In particolare, soltanto qui lo Spirito è chiamato Paraklētos: 14, 16.26; 15,26; 16,7, ed è chiaro che questa funzione dello Spirito riguarda Gesù. E’ da osservare che il testo sostiene che lo Spirito è stato concesso dal Padre su richiesta del Figlio (14,16) e inviato dal Padre nel nome del Figlio (14,26). Eppure altre affermazioni in questi capitoli parlano di Gesù che invia lo Spirito (15,26; 16,7). Questi due modi di invio dello Spirito sembrano intenzionali: altro indizio di quanto per Giovanni sia importante che Gesù e il Padre condividano gli stessi attributi divini.

L’opera del Paraklētos ha al centro ancor più Gesù. Lo Spirito «ma il Consolatore, cioè lo Spirito Santo, il quale il Padre manderà nel nome mio, esso v'insegnerà ogni cosa, e vi rammemorerà tutte le cose che io vi ho dette», dove «ogni cosa» qui è sinonimo di ciò che Gesù ha detto. Questo «ricordare» (hypomnēsei) da parte dello Spirito sembra un vocabolo caro a Giovanni per ciò che equivale a una comprensione penetrante del Cristo e dei suoi detti, come mostra 2,19-22 dove, dopo la risurrezione del Cristo, i discepoli «ricordarono» le sue parole sulla ricostruzione del Tempio in tre giorni (2,22). Ma il loro ricordo sembra di fatto implicare un’interpretazione del detto come se esso avesse a che vedere con la risurrezione del corpo di Gesù, con questo «ricordo» penetrante accompagnato da una fede maggiore nelle parole di Gesù. In 12,16 si incontra un altro «ricordo» successivo alla risurrezione che implica una comprensione degli avvenimenti e del loro senso scritturistico migliore di quanto i discepoli di Gesù potessero vedere nel tempo precedente alla risurrezione.

Gli altri termini utilizzati per definire l’attività del paraklētos promesso confermano come sua funzione primaria sia di produrre nei discepoli di Gesù un’intelligenza più profonda del significato del loro Maestro e una comprensione più compiuta dei suoi insegnamenti. In 15,26 lo Spirito «testimonierà» riguardo a Gesù e ai suoi seguaci. Giovanni utilizza i vocaboli «testimoniare/dare testimonianza» e «testimonianza/testimone» per la rivelazione e l’affermazione dello status e del significato di Gesù (ad es. il Battista in 1,6-8.19.34), così che la testimonianza dello Spirito significa chiaramente il dono ai discepoli di un senso più profondo dell’importanza di Gesù.
........
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Ultima modifica: 20/11/2012 14:31 Da joshua3.
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Re: Lo Spirito Santo 20/11/2012 14:52 #6578

.

Bella l'esposizione, ma mi permetto di dissentire...

Gesù, quasi sempre si fa da parte e pone dei distinguo tra lui ( Gesù ) e il Padre... e poi,

lo spirito di Dio, che le scritture citano come lo Spirito Santo, è Egli stesso al servizio, ora del Padre, ora del Figlio?... E se invece, come in effetti è, lo spirito di Dio che è Santo perché Dio è Santo, agisce di volontà propria?...
Non una volontà terza o una "sudditanza" al Padre e al figlio, ma propria in quanto Egli stesso E' lo spirito del Padre che è Dio?..

Scusate la parentesi..



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Re: Lo Spirito Santo 20/11/2012 20:08 #6580

Una mia semplice riflessione su quanto scritto da Francesco.
Gesu', in quanto figlio dell'uomo (cioe' nella sua natura umana) sicuramente pone un distinguo tra lui e Dio Padre.
(Il riferimento e' alla preghiera sacerdotale in Giovanni 17).
Non puo', invece, dirsi la stessa cosa per Gesu' nella Sua natura divina. ("Chi ha visto me ha visto il Padre")
Lo Spirito Santo non e' sottoposto alla sudditanza (in quanto Egli Dio stesso), nei riguardi di Gesu' Cristo e di Dio Padre, semmai interagisce con Loro.
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Re: Lo Spirito Santo 22/11/2012 06:33 #6599

...Questo viene elaborato in Gv 16, 7-15, che presenta la missione dello Spirito verso il «mondo» (vv. 7-11) e tra i seguaci di Gesù (vv. 12-15). Lo Spirito «dimostrerà l’errore del mondo» circa l’incredulità nei riguardi del Cristo (v.9) e la sua mancata percezione del significato e delle conseguenze della sua comparsa (vv. 10-11). Per quanto pertiene ai suoi seguaci, Gesù distingue esplicitamente tra ciò che allora è stato in grado di trasmettere loro (v.12) e la rivelazione più completa che sarà fornita dallo Spirito.

Lo Spirito «vi guiderà a tutta la verità» (ὁδηγήσει ὑμᾶς ἐν τῇ ἀληθείᾳ πάσῃ - hodēgēsei hymas en tē alētheia pasē v.13), un sinonimo, pare, del glorificare il Cristo (v.14) e del dichiarare loro l’alta condizione e significato di Gesù («ciò che è mio», v. 14-15). L’affermazione di 16,15, «tutto ciò che il Padre ha, è mio», spiega «ciò che è mio» e mostra che quanto lo Spirito dichiara su Gesù è davvero moltissimo! Per riepilogare, sia verso il mondo sia tra i seguaci del Cristo lo Spirito viene presentato qui mentre afferma la condizione esaltata di Gesù, conducendone in particolare i seguaci nella profondità della verità della sua persona e delle sue parole.

E’ quindi lecito affermare che come Gesù funge da portavoce e rappresentante del Padre, in Gv 14-16 lo Spirito è rappresentato come patrocinatore, portavoce e rappresentante del Cristo. Questa è una reinterpretazione radicale e delle più grande importanza della natura e della funzione dello Spirito di Dio rispetto alle tradizioni giudaiche precristiane. L’idea fondamentale che lo Spirito divino è strettamente connesso con Gesù e che il dono dello Spirito fa conoscere qualcosa di Gesù è tuttavia espressa molto prima in Paolo (Rom 8, 9-11; Gal 4, 6-7), il quale parla dello Spirito divino e anche dello Spirito di Cristo, mediante il quale «Cristo è in voi» (Rom. 8,10) e la figliolanza stessa di Cristo è estesa ai credenti:

Rom 8, 9-11: Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui. 10 Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione.11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi;

Gal 4, 6-7: E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre». 7 Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Conclusione: è legittimo vedere in Gv 14-16 una spiegazione e uno sviluppo particolarmente elaborati di questa concezione. Il fatto che lo Spirito che patrocina, glorifica e annuncia l’alto significato di Gesù sia inviato dal Padre, mostra come in Giovanni, la gloria di Gesù sia illustrata nel suo senso più compiuto come manifestazione e strumento dei disegni di Dio.
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