Carissimo Ciro abbiamo ancora il punto 4 della tua proposta di discussione da affrontare ancora:
4) resurrezione, giudizio, libro della vita"
I morti in Cristo risusciteranno i primi" 1Te 4:16. L’espressione "morti in Cristo" non si riferisce ai credenti carnali morti spiritualmente, e non si riferisce neppure a una chiesa morta che non fa nulla (anche se l’espressione "morti in Cristo" descrive bene la loro condizione). Al contrario, questa espressione si riferisce ai credenti deceduti prima del ritorno di Cristo.
I "morti in Cristo" sono un gruppo limitato, infatti in questa occasione Paolo non si riferiva a tutti i morti, ma solo ai morti salvati, ossia a quelli che nel corso della loro vita hanno accettato Cristo come Salvatore. La maggior parte delle persone muoiono senza Cristo, dunque non muoiono "in Cristo" e non parteciperanno al Rapimento dei santi. Gli increduli saranno esclusi dal rapimento e saranno destinati al tormento Lu 16:23,25,28 fino al momento del giudizio, dopodiché "la morte e l’Ades [la dimora presente e incandescente delle persone non salvate]" saranno gettate "nello stagno di fuoco" Ap 20:14. Gli increduli non hanno benedizioni da aspettare, ma soltanto orrore. Tuttavia, "Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore" Ap 14:13 perché grandi cose li attendono, tra cui il Rapimento dei santi. I morti in Cristo non saranno esclusi dal Rapimento solo perché sono già deceduti, infatti Paolo assicurò ai santi di Tessalonica che i santi deceduti parteciperanno al Rapimento.
I "morti in Cristo" comprendono anche i santi dell’Antico Testamento? Alcuni uomini pii ritengono di sì, altri ritengono di no. Il presente brano non specifica che i santi di Tessalonica non stessero pensando anche ai credenti dell’Antico Testamento e che Paolo non si riferiva anche a loro, perché questo non era il punto principale. I santi di Tessalonica, infatti, erano preoccupati per i loro amici e per i loro famigliari deceduti, temendo che non potessero partecipare al glorioso rapimento dei santi al ritorno del Signore. Nel presente versetto, l’espressione "morti in Cristo" si riferisce soltanto a quelli che sono stati salvati nell’ambito della dispensazione presente. Tuttavia, i santi dell’Antico Testamento, sia che siano inclusi nel Rapimento o meno, hanno un futuro glorioso. Indipendentemente dal loro destino, i santi dell’Antico Testamento non saranno esclusi dalle benedizioni divine.
Quando Cristo tornerà per radunare a sé la Chiesa, "i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria" 1Te 4:16-17. Questa separazione di tempo tra i morti e i vivi non sarà molto lunga. Paolo spiega che il Rapimento sarà un evento molto rapido: "in un momento, in un batter d’occhio,![ … ]! i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati" 1Co 15:52. Mentre i morti risusciteranno "i primi," i vivi non dovranno aspettare il treno del Rapimento perché gli eventi relativi al Rapimento saranno così veloci che la risurrezione dei morti e dei vivi, pur avvenendo in fasi diverse, sarà vista come un unico evento. Tuttavia, in questo brano Paolo enfatizza il fatto che i redenti defunti non perderanno nessuna delle benedizioni e nessun entusiasmo del Rapimento.
Morte spirituale.
La morte spirituale è la separazione da Dio, sia in questo mondo che nel mondo futuro. Per esempio, Adamo "morì" a causa della sua disubbidienza, secondo l’avvertimento di Dio: " … perché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai" Ge 2:17. La sua morte (esclusione dall’Eden) non fu caratterizzata da un decesso fisico immediato, ma diede inizio alla sua condizione di mortalità: la morte di Adamo fu spirituale. Quando Gesù disse "lascia i morti seppellire i loro morti" Mt 8:22, intendeva dire: "Lascia che i morti spirituali seppelliscano i morti fisicamente"; e parlando delle persone spiritualmente morte intendeva quelli che sono separati da Dio a causa dell’incredulità. Scrivendo agli efesini, Paolo disse: "E voi pure ha vivificati, voi ch’eravate morti ne’ vostri falli e ne’ vostri peccati" Ef 2:1. In precedenza, essendo peccatori, esistevano nella "morte" spirituale, ma quando si convertirono a Cristo furono vivificati. Quando una persona entra in comunione con Dio mediante la fede in Cristo, passa dalla "morte alla vita" 1Gv 3:14.
Nel Giudizio Finale degli increduli presso il trono bianco, che avrà luogo dopo i mille anni (Millennio), gli empi deceduti esisteranno ancora e dovranno presentarsi dinanzi a Dio per il giudizio. Inoltre, anche se potranno essere giudicati, la loro condizione è definita "morte" perché sono alienati da Dio Ap 20:13-15; (cfr.) Ap 3:1 1Ti 5:6.
Morte eterna.
Coloro che sono morti nei falli e nei peccati, quando muoiono fisicamente senza essersi ravveduti, entrano nella condizione della morte eterna. Giacomo parla di questa morte e spiega come può essere evitata: "Sappia colui che chi converte un peccatore dall’error della sua via salverà l’anima di lui dalla morte … " Gm 5:20. Chiaramente, la morte eterna non è la cessazione dell’esistenza, bensì il castigo eterno contro cui Paolo ci mette in guardia dicendo: " … il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù. I quali saranno puniti di eterna distruzione, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza" 2Te 1:7-9.
Nel Giudizio Finale degli increduli presso il trono bianco, tutti gli empi deceduti saranno gettati nello stagno di fuoco, detto anche "morte seconda" Ap 20:13-15. Le Scritture identificano la morte seconda con il fuoco eterno e inestinguibile Gd 1:7 Mt 18:8 25:41, il castigo eterno Mt 25:46, il giudizio eterno Eb 6:2, la distruzione eterna 2Te 1:9 e la dannazione eterna Mr 3:29. In greco, l’aggettivo reso con "eterno" è aionios, che significa "resistente all’età," "eterno" e "senza fine," ma quando viene applicato a Dio significa "senza principio né fine".