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ARGOMENTO: Apocalisse

Re: Apocalisse 04/03/2014 21:34 #10314

Cristo, colui che viene con le nuvole {Ap 1:7}

La Bibbia descrive il ritorno di Cristo con due espressioni molto simili: da un lato egli viene sulle nuvole 1Te 4:17; quindi sopra le nubi; d’altra parte egli viene con le nuvole Ap 1:7, con molta probabilità le nuvole sono le schiere dei suoi riscattati. Il termine greco nefes ha infatti un duplice significato: quello letterale di “nubi” e quello di “sciame”, “schiere”, “moltitudine”.

Consideriamo innanzitutto il primo atto del suo ritorno: sulle nuvole.

Nella Scrittura la gloria di Dio è spesso avvolta di nubi. Eso 13:21 16:10 19:16 34:5 40:34-38 Le 16:2 Nu 9:15-22 1Re 8:10-11 Sl 18:11 97:2 104:3 Is 6:4 19:1 Ez 1:4 Mt 17:5 24:30 26:64 Lu 21:27 At 1:9 Ap 1:7
Se in passato le nuvole hanno circondato la gloria divina, lo stesso accadrà in avvenire. Il rapimento della Chiesa sarà l’inizio del prorompere di questa gloria: “Noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro (i morti in Cristo), sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore.” 1Te 4:17.

Il rapimento della Chiesa sarà seguito dalla venuta di Gesù Cristo. Lo splendore di questo avvenimento si ripercuoterà in ogni dove e sarà infinitamente superiore a quello del rapimento. “Come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.” Mt 24:27.

Già il profeta Daniele evocava questo avvenimento: “Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d’uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno. Allora il potere di giudicare fu dato ai santi dell’Altissimo, e venne il tempo che i santi ebbero il regno , il potere e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo.” Da 7:13-14,22,27.

Con le nuvole. Nel passo qui sopra citato, il profeta intravede non solo lo splendore del ritorno del Figlio dell’uomo, ma si rallegra anche per le ricompense riservate ai santi. Tuttavia i credenti dell’antico Patto non saranno i soli a conoscere il regno di Cristo. Il Nuovo Testamento parla infatti di una grande schiera di testimoni che saranno associati al trionfo di Cristo. Eb 12:1. Infatti Cristo ritornerà insieme alla moltitudine dei suoi riscattati, come indica Ap 1:7.
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Re: Apocalisse 04/03/2014 21:49 #10315

Altre interpretazioni.....


Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come Neve.{Ap 1:14}

Già sul monte della trasfigurazione Giovanni aveva contemplato quel bianco abbagliante, Lu 9:29 Mr 9:3 quel candore che fu in passato rivelato a Daniele Da 7:9 e che esprime la purezza di Cristo. Salomone scriveva a proposito degli anziani:

I capelli bianchi sono una corona d’onore; la si trova sulla via della giustizia. Pr 16:31.

Questa qualifica può ugualmente applicarsi a Cristo, poiché i suoi attributi di gloria si manifesteranno proprio sulla via della giustizia, quando egli giudicherà il mondo prima di stabilire il suo regno.

i suoi occhi

I suoi occhi erano come fiamma di Fuoco.Ap 1:14

Al suo ritorno i suoi sguardi trafiggeranno gli uomini per mettere a nudo i loro sentimenti e la realtà del loro cuore, e le fiamme di fuoco dei suoi occhi consumeranno le opere di ciascuno. cfr. Gr 17:10 Eb 4:13 Ap 2:18 19:2. Già adesso gli occhi dell’Eterno osservano le nazioni e scrutano i figli dell’uomo. Abacuc Ap 3:6 Sl 11:4 66:7.



I suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace. {Ap 1:15}

Nella Bibbia il bronzo, come il rame, simboleggia sempre il giudizio. Così il serpente di rame innalzato nel deserto prefigurava Colui che avrebbe preso su di sé il peccato degli uomini per subire il giudizio. Nu 21:4-9 Gv 3:14-16; cfr. 2Co 5:21.

Non vi sarà pace quaggiù finché la giustizia non avrà compiuto la sua opera. Is 32:17 Sl 85:11. Perciò Gesù Cristo poserà sul monte degli Ulivi i suoi piedi “di bronzo” Za 14:1-4; cfr. Is 63:3 Ez 1:7 1Co 15:25, poiché prima di regnare egli giudicherà.
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Re: Apocalisse 06/03/2014 03:38 #10317

stefano ha scritto:
Altre interpretazioni.....


Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come Neve.{Ap 1:14}

Già sul monte della trasfigurazione Giovanni aveva contemplato quel bianco abbagliante, Lu 9:29 Mr 9:3 quel candore che fu in passato rivelato a Daniele Da 7:9 e che esprime la purezza di Cristo. Salomone scriveva a proposito degli anziani:

I capelli bianchi sono una corona d’onore; la si trova sulla via della giustizia. Pr 16:31.

Questa qualifica può ugualmente applicarsi a Cristo, poiché i suoi attributi di gloria si manifesteranno proprio sulla via della giustizia, quando egli giudicherà il mondo prima di stabilire il suo regno.

i suoi occhi

I suoi occhi erano come fiamma di Fuoco.Ap 1:14

Al suo ritorno i suoi sguardi trafiggeranno gli uomini per mettere a nudo i loro sentimenti e la realtà del loro cuore, e le fiamme di fuoco dei suoi occhi consumeranno le opere di ciascuno. cfr. Gr 17:10 Eb 4:13 Ap 2:18 19:2. Già adesso gli occhi dell’Eterno osservano le nazioni e scrutano i figli dell’uomo. Abacuc Ap 3:6 Sl 11:4 66:7.



I suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace. {Ap 1:15}

Nella Bibbia il bronzo, come il rame, simboleggia sempre il giudizio. Così il serpente di rame innalzato nel deserto prefigurava Colui che avrebbe preso su di sé il peccato degli uomini per subire il giudizio. Nu 21:4-9 Gv 3:14-16; cfr. 2Co 5:21.

Non vi sarà pace quaggiù finché la giustizia non avrà compiuto la sua opera. Is 32:17 Sl 85:11. Perciò Gesù Cristo poserà sul monte degli Ulivi i suoi piedi “di bronzo” Za 14:1-4; cfr. Is 63:3 Ez 1:7 1Co 15:25, poiché prima di regnare egli giudicherà.


Grazie Stefano

Gesù è vestito di una veste (tunica) lunga fino ai piedi, è il simbolo per indicare il sacerdozio regale. Gesù ha già compiuto il suo sacrificio, un’altra prova accanto alle altre, che questa visione si colloca nel punto finale e conclusivo della sua «rivelazione», oltre la sua morte, nella fase ormai senza vicende inaugurata dalla sua resurrezione. E’ in questa fase, inconcussa e inalterata, che egli è «vivente nei secoli dei secoli», vittorioso della morte e dell’inferno (1,18). Ed è Sacerdote e re in eterno avendo già compiuto il suo sacrificio, mediante il quale ha restituito all’uomo le sue prerogative originarie, di signore del creato (re) e di rappresentante di esso presso il creatore (sacerdote).

1) • «…un vegliardo sedersi. La sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano simili a lana pura» Dan 7,9;

• «Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve» Ap 1,14;

Il Vegliardo (Dio) e il Figlio dell’uomo (Gesù) vengono descritti con i capelli bianchi, cosa significa?

2) • «4 Il ventiquattresimo giorno del primo mese, mentre mi trovavo sulla sponda del gran fiume, che è il Tigri, 5 alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d'oro di Ufaz. 6 Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia splendeva come la folgore, i suoi occhi erano come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi piedi erano come il bronzo splendente e il suono della sua voce era come il rumore d'una moltitudine. 7 Soltanto io, Daniele, vidi la visione; gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore piombò su di loro e fuggirono a nascondersi. 8 Io rimasi solo, a contemplare quella grande visione. In me non rimase più forza; il mio viso cambiò colore fino a rimanere sfigurato e le forze mi abbandonarono» Dan 10;

• «13 e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. 14 Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; 15 i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. 16 Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza.» Ap 1

L'"uomo" di Daniele chi è? Di sicuro non è il figlio dell'uomo che appare dopo. Come mai Lui e il figlio dell'uomo hanno gli stessi attributi?
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Re: Apocalisse 10/03/2014 23:08 #10340

Carissimo Ciro grazie per i vari approfondimenti, ma riguardo all'uomo di Daniele simile al figlio dell'uomo, le idee iterpretative a riguardo sono diverse trà loro,personalmente non esprimo nessun parere ma tu cosa ne dici tu di questo figlio dell'uomo......
Chi è veramente......


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Re: Apocalisse 18/03/2014 03:52 #10380

L’interpretazione storica del brano 10 del libro di Daniele, ha sempre visto nei due (due o uno?) soggetti degli esseri angelici. Intanto emerge un problema relativo «all’uomo vestito di lino» e a quello «simile ai figli degli uomini» (v. 16). Si tratta di un unico soggetto o di esseri angelici diversi?

Il protagonista, Daniele, è il rappresentante di una sapienza che non deriva da studio e applicazione umana (come la sapienza della tradizione), bensì da una rivelazione gratuita da parte di Dio che però ha una destinazione pubblica: Daniele deve comunicare ad altri la sua visione e il suo messaggio.

5-6: continua l’imitazione di Ez 1, vi domina lo splendore dell’elemento celeste.

12-13: per la prima volta nella Bibbia incontriamo l’idea di angeli custodi o tutelari dei regni. Lo spunto potrebbe essere dato da Dt 32,8:

«Quando l'Altissimo diede alle nazioni la loro eredità,
quando separò i figli degli uomini,
egli fissò i confini dei popoli,
tenendo conto del numero dei figli d'Israele



Comparato con Dt 4,19:

«e anche affinché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle,
tutto l'esercito celeste, tu non ti senta attratto a prostrarti davanti a quelle cose e a
offrire loro un culto, perché quelle sono le cose che il SIGNORE, il tuo Dio, ha lasciato per tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli





In sostanza, al di là delle speculazioni, qui si sottolinea la trascendenza di Dio. Dio è il sovrano, il signore della storia, che agisce tramite intermediari angelici. Ciò che riesce più strano è il fatto che questi esseri celesti partecipino alle contese umane e ai conflitti di interesse. Il «satana» o rivale nel libro di Giobbe, con accesso alla corte celeste potrebbe rappresentare un antecedente di questa idea; in effetti anche la lettera di Giuda riprende una simile versione:

«Invece, l'arcangelo Michele,
quando contendeva
con il diavolo disputando per il corpo di Mosè.


Alonso Schokel, I Profeti.

● Resta da chiedersi il perché il principe del regno dei persiani sembri opporsi a colui che ha portato aiuto al popolo ebraico.

● «La mano indica la parziale conoscenza della verità del Vangelo. Cristo è colui che solleverà l’intera umanità.» Ammonio Alessandrino, Commento a Daniele, Frammenti, 10,10.

● Qualcosa di invisibile ha toccato Daniele: quando tutta la forza della nostra vita e la sua gloria passano attraverso di noi, siamo rafforzati in Cristo, che allunga la sua mano e riconduce i vivi dalla morte, come se fosse dallo stesso Ade, alla risurrezione della vita.» Ippolito, Scoli a Daniele, 10,16.

Il problema più delicato e discusso in Daniele riguarda la figura per certi aspetti misteriosa del Figlio dell'uomo. Secondo alcuni vuol dire semplicemente «uomo». Tuttavia un semitista come G. Dalman ha osservato che l'espressione figlio dell'uomo non è affatto frequente anzi è così rara da dover essere considerata curiosa se non straordinaria, per cui non dovrebbe essere intesa come un modo di dire anodino, bensì scelto ed enfatico; sarebbe riduttivo tradurla con «uomo», meglio conservare la stranezza del composto «figlio dell'uomo».

1) Da dove Daniele ha preso questa espressione?
2) Si tratta di una figura terrena o celeste?
3) E' un re o un popolo?

Lascio ad altri l'interessantissima indagine.

L’Antico dei giorni, il Vegliardo (Dio) ha un vestito bianco e la capigliatura come lana. Anche Enoc 46,1 utilizza Daniele per dipingere il Capo dei giorni (Dio), la cui testa è come lana bianca.

Questi tratti, utilizzati dapprima per descrivere Dio e la sua eternità (Egli è più anziano di qualsiasi Vegliardo) vengono applicati da Giovanni al figlio dell’uomo: Gesù.
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Ultima modifica: 18/03/2014 03:56 Da joshua3.
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Re: Apocalisse 22/03/2014 22:14 #10393

Dare particolare attenzione ai passi evangelici contenenti "figlio dell’uomo" ci può dare una comprensione più profonda sul significato di questo titolo.

In greco la frase "ho huios tou anthropou" (il figlio dell'uomo), qualcuno ha pensato che avesse una connotazione profetica, perché la frase si trova di frequente nel libro di Ezechiele.

Altri affermano che ricorre in passi poetici come sinonimo di «uomo» (Num.23:19), e quindi la considerano come niente di più che un modo elaborato per indicare l’essere umano.

Altri invece hanno visto un collegamento con il «figlio dell’uomo» di Daniele, e dunque il titolo deve implicare che Gesù sosteneva di essere il divino figlio dell’uomo della visione di Dan.7:13,14.

Il collegamento a Daniele è inequivocabile in Mar.14:62 dove Gesù dice che il figlio dell’uomo sarà visto venire sulle nuvole del cielo. Questo vuol dire che Gesù faceva un riferimento soprannaturale quando utilizzava la frase. Egli non stava sottolineando soltanto la sua umanità, ma anche la sua origine divina. Dan.7:13,14 ci ricorda la potenza di questa implicazione:

«Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figliuol d’uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto accostare a lui. E gli furon dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno, un regno che non sarà distrutto»


L'interpretazione fondata sul riferimento di Daniele è abbastanza soddisfacente per la fede cristiana che una persona può a questo punto fermarsi e concludere che l’enigma del «figlio dell’uomo» è risolto.

In realtà lo è, ma c’è una sfida a questa soluzione che non si deve ignorare: molti studiosi sostengono che è storicamente impossibile che Gesù abbia usato «figlio dell’uomo» come un titolo. Questi studiosi argomentano che l’espressione «figlio dell’uomo» ai tempi di Gesù era già diventata il normale idioma per «persona, essere umano», e dunque non poteva essere usata come titolo né in aramaico né in ebraico.



Prima di valutare questa affermazione, dobbiamo spiegare alcune cose sull’aramaico e sull’ebraico. In ebraico, «figlio dell’uomo» è ben ’ādām. L’idioma significa semplicemente «un essere umano, una persona, qualcuno». L’aramaico bar ’ænāš ha esattamente lo stesso significato.

Entrambe le frasi sono attestate nella Bibbia, ed entrambe sono usate oggi nell’ebraico moderno. Una traduzione idiomatica di Dan.7:13 leggerebbe, «…ed ecco venire…uno simile ad un essere umano…».

Nei Vangeli sinottici la frase «figlio dell’uomo» ricorre sempre con l’articolo «il», mentre in ebraico ed aramaico la frase è di solito senza l’articolo.

Essi ritengono che ai tempi di Gesù l’uso dell’articolo determinativo si fosse già indebolito. Nei dialetti aramaici orientali che risalgono al quarto-sesto secolo d.C., l’articolo «il» ha perso molto della sua determinatezza, ed in generale è vero per l’aramaico occidentale e l’ebraico mishnico.

Nei dialetti aramaici, «il» ricorre spesso nella frase «il figlio dell’uomo» con il senso indeterminato di «un». Da ciò, molti sostengono che in aramaico «il figlio dell’uomo» significa semplicemente «un uomo».


Si può estendere il ragionamento e dire che anche nell’ebraico dei tempi di Gesù «il figlio dell’uomo» era il normale idioma per «uomo».

Alcuni hanno cercato nelle traduzioni aramaica e siriaca (un dialetto aramaico) del Nuovo Testamento per trovare la base d’origine dell’espressione «figlio dell’uomo». Né la Peshitta Siriaca, né la Vecchia Siriaca, traduce ho huios tou anthropou nel normale aramaico.

I traduttori sapevano che il normale idioma non andava bene. Così i testi Cristiano Palestinese e la Vecchia Siriaca hanno usato bereh d’ænāša (un figlio dell’uomo particolare; letteralmente, suo figlio dell'uomo).

Possiamo supporre che Gesù non abbia utilizzato una tale frase aramaica per due ragioni: primo, non è un aramaico naturale e non c'è alcun indizio per poter sostenere l’utilizzo di un tale aramaico; in secondo luogo e a maggior ragione, il suo significato puerile non si adatta a nessun contesto dei Vangeli. L'unica cosa che i traduttori aramaici hanno fatto è di rendere il suono aramaico brutto come il greco.

Il traduttore della Peshitta ha usato bera d’ænāša (il figlio dell’uomo). Questo non va bene per le stesse ragioni sopra esposte. Nello stesso tempo, le differenze nelle traduzioni aramaiche confermano che esse non preservano l’uso fatto da Gesù. Piuttosto, è il tentativo di tradurre una frase greca che sapevano non essere uguale al loro idioma «figlio dell’uomo».



Un argomento collaterale è il fatto che Gesù si riferiva a sé stesso in terza persona: «il figlio dell’uomo» - piuttosto che in prima persona: «io». Gli studiosi sono divisi sul significato di ciò. Alcuni dicono che l’aramaico bar ’ænāš era un modo elegante per fare riferimento a sé stesso. Però, tutti gli esempi di questa frase, utilizzata da un oratore per indicare sé stesso, solitamente include anche l’umanità. Così, quando un oratore riferendosi a sé stesso dice «un/il figlio dell’uomo può fare una determinata cosa», sta dicendo che un essere umano può fare quella determinata cosa che appartiene alla sua umanità.

Alcuni studiosi hanno ragionato che se «figlio dell’uomo» non può essere un titolo, in aramaico o ebraico, allora quei passi dei Vangeli dove sono indiscutibilmente dei titoli, devono essere delle creazioni fatte a posteriori dalla chiesa, e non i veri detti di Gesù. Da una tale prospettiva, solo quei detti dove il significato di «essere umano in generale» e/o «io» si adatta al contesto, vengono considerati come autentici.

Ma questo approccio si scontra con un fatto importante. Poiché la chiesa di lingua greca non capiva o non apprezzava il titolo «figlio dell’uomo», poteva difficilmente aver inventato il titolo ed averlo attribuito a Gesù.

Gesù deve averlo sviluppato, ma questo ci riporta all’inizio. Che cosa disse Gesù in ebraico o aramaico, e che cosa voleva dire? In che senso poteva usare «figlio dell’uomo» come titolo?

In Mat.9:6; Mar.2:10 e Luca 5:24, Gesù difende la sua guarigione del paralitico ed il perdono dei peccati, dichiarando: «…affinché sappiate che il Figliuol dell’uomo ha sulla terra autorità di rimettere i peccati…».

È chiaro che Gesù qui sta parlando basandosi su Dan.7. Il riferimento all'«autorità» ricorda uno dei temi principali di quel passo, e l’esplicita menzione della «terra» è in contrasto con la visione soprannaturale di Daniele. Se Gesù stava solo confrontando gli «esseri umani» con «Dio», egli non avrebbe dovuto dire «sulla terra». La spiegazione migliore perché la terra viene citata è che il danielico «figlio dell’uomo» divino è il retroterra che Gesù suppone che il suo pubblico capisca. I suoi ascoltatori erano chiaramente abbastanza percettivi alle sue parole, poiché avevano già fatto obiezioni alla sua semplice dichiarazione: «i tuoi peccati ti sono rimessi».

Possiamo concludere che Gesù ha usato l’aramaico bar ’ænāš o l’ebraico ben ’ādām in riferimento alla persona divina di Dan.7, che egli era in grado di usare «figlio dell’uomo» come titolo in un dialogo ebraico, e che i suoi ascoltatori erano in grado di capirlo.

Un traduttore deve anche chiedersi come questa discussione influirà sulla traduzione. Se egli traduce semplicemente ho huios tou anthropou come «il Figlio dell’Uomo», può involontariamente comunicare a chi legge l’opposto di quello che i Vangeli insegnano. Un lettore potrebbe pensare, per esempio, che il Figlio dell’Uomo sia qualcuno diverso da Gesù, poiché in molte culture chi parla non si riferisce a sé stesso in terza persona. Anche diversi studiosi hanno pensato che Gesù si potesse riferire a qualcun altro, sebbene tale opinione non può essere sostenuta alla luce di tutto il contesto dei Vangeli e della pratica giudaica di seguire l’uso della terza persona.

L'altro serio fraintendimento è quello di suggerire che il titolo si riferisce soltanto all'umanità di Gesù. Come abbiamo visto, il titolo significa «uomo», ma si riferisce ad un particolare «uomo che è nei cieli». Un traduttore deve testare la reazione dei suoi lettori e se si verificano delle incomprensioni bisogna riparare alla situazione.

In una tale situazione, dove la traduzione o comunica il significato o fallisce nel suo intento, può essere meglio far dire a Gesù, «Io, l’Uomo del Cielo…», o «Io, l’uomo di cui ha parlato il profeta Daniele…».

Gesù ha fatto una dichiarazione messianica molto forte quando ha detto di essere il «figlio dell’uomo». La frase «figlio dell’uomo» significa «uomo», ma il titolo si riferisce alla persona «simile ad un uomo» ma che è molto di più. Quando si guarda tutta la profondità dei rapporti impliciti in quel termine, si può apprezzare la potenza del titolo favorito di Gesù per sé stesso.

A.Q.
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Re: Apocalisse 04/04/2014 22:15 #10428

Rimprovero del Signore alla chiesa di Efeso

“Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore.” {Ap 2:4}

Malgrado il suo discernimento e la sua fedeltà, qualcosa non funzionava più nella chiesa di Efeso, e il Signore se ne preoccupava. Non vi era né deviazione dottrinale né infedeltà, ma il primo amore si era progressivamente raffreddato e aveva finito per estinguersi completamente.

L’esperienza passata d’Israele ci aiuta a capire la situazione della chiesa di Efeso. Per mezzo dei profeti il Signore aveva ricordato al suo popolo le disposizioni di cuore che lo animavano quando, appena uscito dall’Egitto, si era consacrato senza riserve al suo Dio:

“Io mi ricordo dell’affetto che avevi per me quand’eri giovane, del tuo amore da fidanzata, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata. Israele era consacrato al Signore, egli era le primizie della sua rendita — ” Geremia 2:23

L’Eterno rievoca quel ricordo commovente nel momento in cui il popolo eletto si cullava nelle illusioni, presupponendo di bastare a se stesso e di non avere bisogno di Dio:

“Efraim si mescola con i popoli, Efraim è una focaccia non rivoltata. Gli stranieri divorano la sua forza, ed egli non ci pensa; capelli bianchi gli appaiono qua e là sul capo, ed egli non se ne accorge.” Os 7:8-9

Israele aveva abbandonato il primo amore, primo passo verso un declino progressivo che lo avrebbe portato alla lunga a disprezzare Dio e a voler essere autosufficiente.

Al tempo della chiesa primitiva, i cristiani amavano il Signore con tutto il cuore. Lo conferma l’ultima esortazione dell’apostolo Paolo agli Efesini, che li invita a continuare ad amare Gesù Cristo “con amore inalterabile”. Ef 6:24



Un’esortazione simile è rivolta da Paolo alla chiesa di Tessalonica: “Noi ringraziamo sempre Dio per voi tutti, nominandovi nelle nostre preghiere, ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo.” 1Te 1:2-3 Questa testimonianza resa alla chiesa di Tessalonica avrebbe potuto senz’altro applicarsi a tutte le chiese apostoliche all’inizio della storia del cristianesimo.

Ma gli anni sono passati: quarant’anni più tardi la vita spirituale si era evidentemente raffreddata nella maggior parte delle comunità cristiane. Se alla fine del I secolo il Signore dice alla chiesa di Efeso: “Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza”, vuole dire che, con conoscenza di causa, egli deplora alcune gravi lacune che ne inficiano il servizio. La persistenza di una pietà formale e delle tradizioni ecclesiastiche non può sopprimere l’esistenza di tali lacune, messe in luce dal confronto fra l’introduzione della prima lettera ai Tessalonicesi e quella della seconda lettera agli Efesini:
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Re: Apocalisse 26/04/2014 19:18 #10533

Ap 2:8-11

SMIRNE

la chiesa della sofferenza

Ap 2:8-11

La città di Smirne fu fondata circa 1000 anni prima dell’era cristiana, Smirne fu distrutta dai Lidi nel VII secolo a. C. e ricostruita nel IV secolo a. C. all’epoca di Alessandro Magno. Da allora la città si sviluppò e per più di venti secoli fu il principale porto del mare Egeo sulla costa orientale.

Oggi la moderna Izmir, con il suo mezzo milione di abitanti, è la terza città della Turchia e il capoluogo di una delle sue province più ricche: la sua università, la sua fiera internazionale annuale, il suo porto le assicurano prosperità e fama.
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Re: Apocalisse 26/04/2014 19:20 #10534

Situazione dei cristiani di Smirne

Ai tempi apostolici, i commercianti di Smirne erano una categoria prospera. Ma guai a chi cercasse di introdursi nella loro corporazione senza sottomettersi alle esigenze del culto pagano! I cristiani non esitarono: scelsero di esporsi al ludibrio e alla miseria piuttosto che cedere al compromesso che li avrebbe privati della comunione con il Signore.

I credenti di Smirne non si conformarono alla mentalità circostante perché erano stati “trasformati mediante il rinnovamento della loro mente” per discernere la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà. Ro 12:2.

Numerosi Ebrei si erano stabiliti a Smirne, centro strategico degli affari e del commercio tra la Grecia e l’Asia. Forse i cristiani si sentivano più vicini a questi Israeliti monoteisti che ai loro compatrioti pagani dediti al più grossolano politeismo; forse sotto la persecuzione cercarono da loro appoggio e protezione. Ma le illusioni svanirono presto: i Giudei di Smirne formavano una vera e propria “sinagoga di Satana”, e coloro che pretendevano di adorare lo stesso Dio dei cristiani divennero i loro peggiori nemici:

“All’angelo della chiesa di Smirne scrivi — Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana.” {Ap 2:8,9}

La “sinagoga di Satana” evoca una forma di opposizione religiosa assai accanita. Gli Ebrei del I secolo sapevano mantenere le forme di una pietà esteriore, Ro 2:28 ma i loro modi di fare farisaici provenivano dal padre della menzogna. Gv 8:44.

Smirne accoglieva un tempio dedicato a Tiberio, che era l’edificio religioso più importante della città. Gli Ebrei si piegavano forse ad adorare l’imperatore per opportunismo, pur continuando a riunirsi ogni sabato nella sinagoga?

Quando Policarpo, un cristiano di 95 anni, fu condannato al martirio (156) gli Ebrei di Smirne, in aperto contrasto con le regole levitiche cui avevano purtuttavia aderito, cfr. Nu 15:32-36 avevano ammucchiato essi stessi la legna per il rogo in giorno di sabato. I giudici invitarono Policarpo a rinnegare la sua fede, ma egli rispose: “Per 86 anni ho servito il Signore ed egli non mi ha mai fatto alcun torto; come potrei ora rinnegare il mio Re e il mio Salvatore?”

Malgrado la presenza di una “sinagoga di Satana”, a Smirne sorse una chiesa che generò degli eroi della fede. Essa era povera agli occhi del mondo ma ricca in Dio. Come vedremo, il Signore sapeva difendere gli interessi di questa chiesa perseguitata e priva di tutto, ma ricca di “capitali” celesti che fruttano “interessi” per l’eternità.
  • stefano
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Re: Apocalisse 09/05/2014 20:59 #10584

1) So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome Ap 2,3; perché un giudeo, Giovanni, dice: "per amore del nome di Gesù" e non per l'amor di Dio? Cosa c'è di diverso rispetto al primo patto?

2) Tuttavia hai questo, che detesti le opere dei Nicolaiti, che anch'io detesto; chi erano i Nicolaiti?

3) "Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure ai giorni di Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita; cosa significa "trono di Satana"?
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  • joshua3
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