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ARGOMENTO: Apocalisse

Apocalisse 25/01/2014 15:04 #10028

Il significato del termine “Apocalisse”

Prima dell’inaugurazione di una statua, un telo ricopre l’opera. Poi, al momento della cerimonia, si procede al suo “svelamento”. Questo è il senso esatto del termine “Apocalisse” (greco apokalupsis) tradotto il più sovente con “rivelazione” nel Nuovo Testamento. Il titolo tedesco “Offenbarung” e inglese “Revelation” rendono esattamente l’idea della natura del libro. L’Apocalisse non ci confronta con un sistema, ma con la persona stessa di Gesù Cristo, sovranamente presente fin dalle prime parole del libro, che sono “Rivelazione di Gesù Cristo”. L’Apocalisse ci presenta Cristo nella sua gloria futura, una gloria soltanto intravista negli evangeli. Si tratta dunque di un complemento indispensabile agli evangeli, complemento previsto da Dio da ogni eternità. Nell’Apocalisse tutto converge verso la gloria di Gesù Cristo, gloria che governa tutta la rivelazione biblica e che si manifesterà sulla terra nella persona del Re dei re e del Signore dei signori.

La persona di Cristo è al centro dell’Apocalisse, da cui si irraggia spingendoci all’adorazione. I figli di Dio ne provano una gioia profonda, espressa dall’apostolo sia nel prologo che nell’epilogo del libro.
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Re: Apocalisse 25/01/2014 15:06 #10029

Le diverse interpretazioni dell’Apocalisse

Attraverso i secoli vi sono state quattro grandi correnti d’interpretazione dell’Apocalisse. Inoltre, tre diversi modi di intendere il millennio.

Quattro correnti d’interpretazione sull’insieme del libro

La tesi idealista considera l’Apocalisse come un’allegoria in cui le potenze del bene affrontano quelle del male. Tutto in essa è simbolico e misterioso.

All’inizio dell’era cristiana vi era talvolta l’abitudine di ricorrere ai simboli per evitare ai lettori dei testi di essere perseguitati. Ma era eccessivo pretendere di giustificare così l’uso del termine “agnello” così frequente nell’Apocalisse. Il termine “agnello” non appare forse nell’insieme della Scrittura per designare Gesù Cristo? E gli altri simboli dell’Apocalisse non sono forse tratti anch’essi dall’Antico Testamento?

Fra i sostenitori della tesi idealista citiamo Clemente Alessandrino e Origene (III secolo). Tuttavia la scuola di Alessandria fu generalmente considerata eretica; e dei personaggi autorevoli come Agostino e Girolamo deplorarono che l’insegnamento idealista avesse distolto il cristianesimo dalla sua posizione “chiliastica”, cioè favorevole al millennio (da chilias, mille).

(1) — La tesi preterista (da praeter, prima) vede nell’Apocalisse gli avvenimenti anteriori al regno di Costantino (IV secolo). Essa riduce quindi l’Apocalisse al livello di manuale di storia dei primi tre secoli della Chiesa. Questa tesi non ha quasi più difensori al giorno d’oggi.

(2) — La tesi presentista o storica applica l’Apocalisse alle circostanze contemporanee. Uomini come Wycliffe, Lutero, Joseph Mede, Isacco Newton e molti altri identificavano il papa alla bestia di Apocalisse 13. Di conseguenza essi consideravano la Chiesa militante come un’espressione del regno di Cristo sulla terra. I sostenitori di questa interpretazione hanno spesso ceduto alla tentazione di identificare i personaggi apocalittici ai capi di Stato della loro epoca, il che ha nuociuto considerevolmente alla causa della Scrittura e all’Apocalisse in particolare.

(3) — La tesi futurista vede nell’Apocalisse una profezia e al tempo stesso una rivelazione. Per i suoi sostenitori, le profezie divine gettano una luce nuova sul presente; sullo sfondo di questo avvenire programmato, l’avvenimento attuale prende una rilevanza impressionante.

(4) — La tesi idealista ha senz’altro ragione ad insistere sul carattere simbolico di certi passi, ma si spinge troppo oltre nelle sue deduzioni. Così pure la tesi presentista è nel vero quando afferma che i capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse si riferiscono allo stato della Chiesa cristiana di oggi. Essa ha ragione di vedere negli avvenimenti contemporanei l’inizio dei giudizi apocalittici. Si possono quindi ammettere alcune conclusioni di questa tesi, a condizione di accettare al tempo stesso la posizione futurista, che proietta gli avvenimenti apocalittici in un avvenire assai prossimo.
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Re: Apocalisse 27/01/2014 20:50 #10038

Diverse sono le vedute a proposito del millennio

È possibile sostenere le tesi idealista, presentista o futurista senza per questo adottare la loro concezione del millennio menzionato nel capitolo 20 dell’Apocalisse. Questo capitolo descrive il futuro regno di Gesù Cristo sulla terra, regno di giustizia e di pace la cui durata è fissata a mille anni: da qui il termine “millennio”, derivato dal latino millenarius (si veda anche in proposito Apocalisse 20).

Tre gruppi distinti propongono la loro interpretazione di questo argomento:

(1) — I postmillenaristi (dal prefisso post, dopo) ritengono che il ritorno di Gesù Cristo sulla terra avverrà dopo un periodo di mille anni di felicità e di pace. In quel periodo il male sarà tenuto a freno perché Satana sarà stato legato per mille anni. L’Evangelo potrà allora diffondersi su larga scala senza incontrare una forte opposizione. Se all’inizio del XX secolo l’utopia di un’età dell’oro seduceva ancora molti cristiani, gli avvenimenti si sono incaricati di dissipare tutte le loro illusioni. Perciò la tesi postmillenarista oggi non ha quasi più sostenitori, se non qualche illuminato convinto di aver ricevuto da Dio la missione di essere l’artefice di uno pseudo-millennio destinato a preparare il mondo per la venuta di Gesù Cristo.

(2) — Gli amillenaristi (dal prefisso privativo a) negano la possibilità di un regno millenario di Cristo sulla terra. Preferiscono dare un significato spirituale alle promesse relative al regno di Cristo e applicare alla Chiesa le profezie che parlano del ristabilimento d’Israele. Apocalisse 20 assume un senso simbolico in cui il regno terreno di Cristo si confonde con il suo regno eterno descritto dai capitoli 21 e 22. Per gli amillenaristi l’anticristo si manifesterà mentre la Chiesa sarà ancora sulla Terra, e il ritorno di Cristo ingloberà al tempo stesso il rapimento della Chiesa, il giudizio dei credenti e quello degli increduli davanti al gran trono bianco.

(3) — I premillenaristi (dal prefisso pre, prima) attendono il ritorno del Signore in due tappe (separate dal regno dell’anticristo): la sua venuta per prendere con sé i suoi (rapimento della chiesa) precederà di poco il suo ritorno (avvenimento di Cristo) in vista di un regno millenario di giustizia e di pace sulla terra. Pur considerando obiettivamente l’interpretazione amillenarista ogniqualvolta sarà necessario, privilegeremo in questo testo la posizione premillenarista, non solo perché essa ha incontrato il favore della grande maggioranza dei servitori di Dio che hanno commentato l’Apocalisse, ma anche perché essa permette un’interpretazione razionale dell’insieme dei testi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Avulsi da una prospettiva millenaria, molti testi resterebbero di fatto incomprensibili, e non è ragionevole voler spiritualizzare certi passi biblici soltanto per difendere l’una o l’altra posizione.
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Re: Apocalisse 28/01/2014 21:30 #10041

Differenze di stile fra l’evangelo di Giovanni e l’Apocalisse.

Frédéric Godet scriveva nel XIX secolo: “L’Apocalisse, piena com’è di espressioni aramaiche, mostra dall’inizio alla fine l’impronta di una profezia ebraica.”

Giovanni era in effetti un profeta ebreo, allo stesso titolo di Ezechiele, Daniele, Gioele o Zaccaria. Vi è un legame molto stretto fra l’Antico Testamento e l’Apocalisse: in essa tutto il simbolismo sacerdotale — tabernacolo, tempio, arca del patto, altare, incenso, ventiquattro ordini di sacerdoti, ecc. — si ispira ai libri di Mosè o ai libri storici. I giudizi evocano le dieci piaghe, la conquista di Canaan e i verdetti dei profeti.

L’Apocalisse contiene 285 citazioni testuali dell’Antico Testamento su un totale di 405 versetti. È dunque il libro del Nuovo Testamento con la più alta densità veterotestamentaria (in media cinque citazioni ogni sette versetti).

Su queste premesse, è utile ricollocare i dati complessi dell’Apocalisse nel contesto dell’Antico Testamento in cui ritroviamo gli stessi simboli. Giovanni vede in visione gli stessi personaggi enigmatici che già i profeti avevano visto. Molti testi dell’Antico Testamento resterebbero incomprensibili senza l’interpretazione fornita dall’Apocalisse che ne costituisce il complemento indispensabile e il commentario ispirato.

L’ultimo libro della Bibbia presenta anche delle similitudini con gli evangeli. Matteo aveva rivelato Cristo come re, Marco come servitore, Luca come uomo, Giovanni come Dio; ora Giovanni, nell’Apocalisse, presenta Cristo come Giudice e Signore.
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Re: Apocalisse 29/01/2014 21:43 #10043

Le rivelazioni


Al tempo dei profeti e degli evangeli, la Chiesa era un mistero “fin dalle più remote eternità nascosto in Dio”. Ef 3:9. Dopo le rivelazioni accordate a Paolo, questo mistero “è rivelato e reso noto mediante le Scritture profetiche, per ordine dell’eterno Dio, a tutte le nazioni”. Ro 16:25. Vi fu dunque un tempo speciale fissato da Dio per la rivelazione del mistero della Chiesa. Ma alla vigilia degli avvenimenti della fine, un altro mistero attende di essere pienamente rivelato: quello di Cristo che ritorna come re, rivestito dei pieni poteri per giudicare gli abitanti della terra.

Questa rivelazione è stata parzialmente accordata ai profeti e agli apostoli, ma è l’Apocalisse che la manifesta pienamente. Questo “svelamento” appartiene a un’epoca determinata che la Scrittura chiama “il tempo della fine”, in cui “la conoscenza aumenterà”, Da 12:4. perché Dio farà piena luce sulla rivelazione già accordata.

Un giorno — che non è lontano — la Chiesa avrà portato a termine la sua missione e Israele ritroverà la sua a prezzo delle più gravi sofferenze della sua storia. E mentre l’Apocalisse dipinge questo avvenire cupo e al tempo stesso glorioso d’Israele, è del tutto normale che Giovanni riprenda il tema incompiuto dell’Antico Testamento e ritrovi la trama del pensiero divino in linea con Malachia: 500 anni prima, quest’ultimo aveva preannunciato il giorno del Signore in questi termini: “Poiché ecco, il giorno viene, ardente come una fornace — giorno grande e terribile.” Ml 4:1,5.

Un legame tutto particolare unisce il primo libro della Bibbia all’ultimo. La Genesi rimanda l’Apocalisse, e l’Apocalisse completa ciò che la Genesi aveva abbozzato. Così quando la Genesi allude a un uomo che domina sul creato, l’Apocalisse mostra Cristo che regna sulla terra. Ge 1:26 Ap 20:4-6.

Quando la Genesi mostra una sposa preparata per l’uomo, l’Apocalisse presenta la sposa di Cristo preparata per il suo Sposo. Ge 2:22 Ap 19:7-9. La Genesi e l’Apocalisse sono i soli libri dove si fa menzione dell’“albero della vita”. Ge 2:9 3:22 Ap 2:7 22:2,14.

L’Apocalisse evoca il “serpente antico” già descritto nella Genesi. Ap 12:9 Ge 3:1. Infine la Genesi presenta il primo dittatore della storia, Nimrod, che regnò su Babele, mentre l’Apocalisse rivela l’ultimo tiranno della storia, l’anticristo, che regnerà su Babilonia la grande. Ge 10:8-10 Ap 13:1-8 17:1-3.

Dalla Genesi all’Apocalisse si svolge la storia dell’umanità, gigantesca parentesi fra l’eternità passata e l’eternità futura. Studiare e scoprire la Genesi significa cogliere più pienamente il senso dell’Apocalisse; meditare l’Apocalisse fa capire meglio i segreti della Genesi. È impossibile invalidare la Genesi senza portar pregiudizio all’Apocalisse e viceversa. Delle connessioni indissolubili collegano la rivelazione divina e uniscono il primo libro all’ultimo inquadrando gli altri sessantaquattro libri ispirati.
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Re: Apocalisse 30/01/2014 21:08 #10048

L’autore di questa rivelazione ?

"Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede. Ap 1:1

Il termine apokalupsis ricorre diciotto volte nel Nuovo Testamento, ed è tradotto indifferentemente con “manifestazione”, “apparizione” o “rivelazione”. Per nove volte è usato a proposito del Signore stesso. Lu 2:32 (N. Riv: luce da “illuminare” le genti); Ro 2:5 1Co 1:7 2Co 12:1 Ga 1:12,16 2Te 1:7 1Pi 1:7,13.

Una rivelazione non è una deduzione intellettuale ma un’illuminazione spirituale. 1Co 2:9-14 Ef 1:17-18. È una luce che disperde le nebbie o, per riprendere l’immagine del profeta, la rimozione del velo che oscura la mente. cfr. Is 25:7.

Mentre uno scritto apocrifo verte su qualcosa che è oscuro e non autentico, l’Apocalisse ha per oggetto ciò che è rivelato.

Le prime parole del libro mostrano che Dio Padre ha accordato una rivelazione a Dio Figlio. Si è così adempiuta la parola che Gesù aveva detto ai Giudei: “Il Padre ama il Figlio, e gli mostra tutto quello che egli fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché ne restiate meravigliati.” Gv 5:20.

Queste opere “maggiori” sono certamente e innanzitutto la risurrezione, l’ascensione e la glorificazione attuale del Figlio di Dio. Ma esse lasciano anche intravedere oltre, quello che sarà il glorioso regno di Cristo.
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Re: Apocalisse 30/01/2014 21:13 #10049

I destinatari di questa rivelazione ?

Per mostrare ai suoi servi Ap 1:1

Il termine “servo” (greco doulos), compare 124 volte nel Nuovo Testamento; nella maggior parte dei casi (85 volte) indica la posizione dell’uomo che rimane costantemente sotto la giurisdizione di Dio.

Nella Scrittura troviamo altri termini per definire la relazione del credente con Dio. Gesù ha voluto che i suoi discepoli non fossero più suoi “servi”, ma suoi “amici”. Gv 15:15. L’apostolo Paolo dà a tale relazione un carattere ancora più intimo, giacché la grazia divina fa di noi dei figli e delle figlie. Ro 8:15-17 Ga 4:1-7.

Non vi è comunque traccia di una simile relazione nel primo versetto dell’Apocalisse, che tratta non della Chiesa e dei suoi privilegi, ma del mondo e del suo destino finale. In linea con l’Antico Testamento, l’Apocalisse restituisce al termine “servo” il senso che esso aveva nell’antico Patto, in cui il servo si differenziava dallo schiavo. Ecco un esempio: “Essi sono i miei servi che ho fatto uscire dal paese d’Egitto: non devono essere venduti come si vendono gli schiavi.” Le 25:42. Il servo non è dunque uno schiavo asservito contro la sua volontà, né un mercenario assoldato da un capo, ma un uomo volontariamente impegnato al servizio del suo padrone.

L’antico Patto accreditava questa condizione, assai più nobile: infatti lo schiavo poteva offrirsi volontariamente per un servizio a vita. Il suo orecchio veniva forato con una lesina, ed egli passava dalla condizione di schiavo a quella di servo: “E lo schiavo lo servirà per sempre.” Eso 21:6.

Chi sono oggi i servi di Dio? Quelli fra i suoi figli che si consacrano volontariamente al servizio del loro Padre celeste. Attenti a tutti i suoi ordini, essi si tengono costantemente davanti a lui per eseguirli, proprio come i servi di un re si tengono a disposizione del loro sovrano. “Beati questi tuoi servi che stanno sempre davanti a te, e ascoltano sempre la tua saggezza!” esclamava la regina di Seba scoprendo la gloria di Salomone. 1Re 10:8.

A quel tempo i servi di Salomone erano invidiati da una regina pagana perché potevano stare sempre alla presenza del loro re per ascoltare la sua saggezza: quanto più non dovremmo valutare la grandezza del nostro privilegio di poter stare alla presenza del Signore di gloria e scoprire una saggezza ben superiore a quella di Salomone! Mt 12:42



Il marchio della lesina all’orecchio destro del servo ebreo testimoniava la sua appartenenza incondizionata e definitiva al suo padrone. Il nostro “orecchio” spirituale non deve forse portare il marchio della lesina del nostro Signore affinché impariamo ad ascoltare soltanto la sua voce, diventando così dei servi fedeli che egli potrà utilizzare?

Nell’introduzione delle loro epistole, gli apostoli si presentano come “servi” messi da parte da Dio per trasmettere il suo messaggio. Così anche Giovanni è stato servo di Dio per comunicarci la rivelazione apocalittica. Scoprire le cose che devono avvenire presto e trasmetterle: è questa la missione che farà anche di noi fatte salve le debite proporzioni dei servi del Dio vivente.
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Re: Apocalisse 31/01/2014 21:32 #10055

L’epoca a cui si riferisce questa rivelazione ?

Per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve.. Ap 1:1

L’espressione en tachei, qui tradotta con “tra breve”, compare in altri passi del Nuovo Testamento, in cui è resa con “presto”, “con prontezza”, tra poco”. Lu 18:8 At 12:7 22:18 25:4 Ro 16:20 Ap 22:6,10,12,20.

Infatti questo termine non implica necessariamente degli avvenimenti vicini all’età apostolica, ma piuttosto una loro conclusione rapida nel momento voluto da Dio.

È proprio questo il senso dell’espressione en tachei nella parabola del giudice iniquo, Lu 18:8 in cui il Signore parla anche del suo ritorno sulla terra (avvenimento lontano) per fare prontamente giustizia (svolgimento rapido dell’azione. Si veda anche Apocalisse 22).

Per più di venti secoli Dio ha dato prova di pazienza. 2Pi 3:9. Improvvisamente, gli avvenimenti precipiteranno, come indica il termine “presto”. Ai suoi tempi Daniele aveva rivelato a Nabucodonosor ciò che sarebbe avvenuto in seguito; Da 2:28,29,46 così anche Cristo rivela a Giovanni il piano divino, un piano stabilito anticipatamente da Colui che tiene ogni cosa in mano e che, a un segnale dato, scatenerà subitamente i suoi giudizi sul mondo. 1Te 4:6.
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Re: Apocalisse 09/02/2014 20:49 #10138

Sono riuscito, con l'aiuto di Stefano, a dribblare il potentissimo antispam del forum, ne approfitto, prima che mi blocchi di nuovo, a formulare le mie domande:

1) differenza tra Profezia e Apocalittica;
2) L'Apocalisse di Giovanni rientra nell'apocalittica giudaica o è diversa?


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Re: Apocalisse 10/02/2014 21:21 #10152

Carissimo Ciro cerco di rispondere per ora solo alla prima domanda, cercherò di fare il mio meglio.

Tu chiedi quale differenza c'è trà il termine Profezia e Apocalittica.

Per prima cosa io credo che ci sia differenza trà i due termini, nonostante l'apocalittica faccia parte della sfera della profezia.

Nel dare una mia personale definizione sulla differenza dei termini inizio ad affermare che la profezia o le profezie bibliche hanno un particolare messaggio , quando queste non sono Apocalittiche.

Le profezie che troviamo nella bibbia sono oracoli/messaggi dati da Dio ai profeti in particolari situazioni di un popolo.
A volte troviamo messaggi minacciosi verso il popolo che non si ravvede, a volte troviamo sentenze di condanna per il popolo che non si è ravveduto, altre incoraggiamento a superare la prova, ecc.

Quando abbiamo a che fare con l'apocalittica i messaggi sono di natura completamente diversa.

Sono sicuro che ci può aiutare la definizione del termine stesso:

Prima dell’inaugurazione di una statua, un telo ricopre l’opera. Poi, al momento della cerimonia, si procede al suo “svelamento”. Questo è il senso esatto del termine di questa categoria di profezie. Per esempio “Apocalisse” (greco apokalupsis) tradotto il più sovente con “rivelazione” nel Nuovo Testamento. Il titolo tedesco “Offenbarung” e inglese “Revelation” rendono esattamente l’idea della natura del libro.

Per concludere affermo che ci sono tante altre profezie appartenenti alla categoria apocalittica, come per esempio quelle contenute nel libro di Daniele.

Quindi riepilogando, la differenza consiste proprio in questo, la profezia apocalittica si differenzia dalle altre per il messaggio trasmesso, ovvero messaggio che rende noto in modo esclusivo in un determinato momento il piano di Dio di portata universale, che coinvolge non soltanto il passato presente e futuro di un popolo, ( ebrei) bensì tutta l'umanità di tutti i tempi.


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