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ARGOMENTO: Mosè

Mosè 05/07/2012 12:03 #4256

Prefazione

Mosè, il grande emancipatore d’Israele è uno dei personaggi più rilevanti dell’Antico Testamento. È così rilevante ed importante che la grande contrapposizione fra i Testamenti e fra la legge e la grazia viene spesso espressa in termini di Mosè ed il Sinai e di Cristo ed il Calvario. Questa importanza di Mosè nell’Antico Testamento enfatizza che Mosè fu davvero una figura colossale, un grande "uomo di Dio" De 33:1. Il suo necrologio conferma la sua grandezza poiché dice: "Non è mai più sorto in Israele un profeta simile a Mosè col quale l’Eterno abbia trattato faccia a faccia" De 34:10. La sua grandezza è stata ulteriormente enfatizzata da Dio Stesso il quale dice che Mosè fu un tipo del Cristo che doveva venire: "io susciterò loro un Profeta [Cristo] come te, di mezzo ai loro fratelli" De 18:18.

Sebbene fosse un grande gigante nella fede, egli fu, comunque, un uomo come Elia in quanto "era un uomo sottoposto alle stesse passioni che noi" Gm 5:17. F. B. Meyer nell’enfatizzare tale verità disse: "Mosè era un uomo come qualsiasi altro uomo, con grandi qualità che avevano bisogno di essere sviluppate e migliorate, con pecche che venavano il marmo puro del suo carattere, con difetti che avrebbero potuto renderlo impotente se non fosse stato per la grazia onnisufficiente che aveva imparato a far propria." Questa verità su di Mosè non è asserita per screditare Mosè ed annacquare la sua grandezza. Piuttosto è per incoraggiare anche noi che, per fede, possiamo compiere grandi cose per Dio. Mosè visse nel nostro mondo ed ebbe le stesse lotte con la carne come abbiamo noi. Ma ebbe la vittoria. Allo stesso modo possiamo vincere anche noi.

Il nostro studio su Mosè si limita principalmente alla narrazione della sua vita. Ci sono alcune digressioni in argomenti come il Tabernacolo, la legge ed alcuni scritti di Mosè, ma questo avviene solo per l’importanza che ebbero nella narrazione della vita di Mosè. Questi altri argomenti sono così ampi e grandi che costituiscono in loro stessi studi. Il nostro studio in questo libro, comunque, è per focalizzare soprattutto il carattere di Mosè; da qui l’enfasi sulla narrazione della sua vita.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:04 #4257

La schiavitù in Egitto

Esodo 1

Il grande bisogno dell’opera di emancipazione di Mosè viene chiarito perfettamente nel primo capitolo di Esodo. Questo capitolo informa che Israele era sotto la servitù di una schiavitù estremamente crudele in terra d’Egitto. La sua stessa esistenza veniva minacciata dall’oppressione omicida degli egiziani. C’era un disperato bisogno di un liberatore. E, come Dio sempre opera, un salvatore venne da lui suscitato a tempo debito per provvedere la liberazione dei figliuoli di Israele dalla loro terribile schiavitù. Quel liberatore, il grande emancipatore di Israele, era Mosè.

Per aiutarci a valutare le circostanze opprimenti di Israele in Egitto e, quindi, il grande bisogno di liberazione, in questo primo capitolo del nostro studio su Mosè, osserveremo dettagliatamente ciò che la Bibbia dice circa le condizioni di Israele in Egitto. Non è un bel quadro. Sfortunatamente il quadro non è l’unico. Possiamo scrivere capitoli come Esodo 1 in qualsiasi epoca umana. Quando l’uomo si allontana da Dio e serve alle sue proprie passioni meschine, può diventare come una bestia bruta nel modo in cui tratta il suo prossimo. Sebbene la società sia istruita, sofisticata e computerizzata, senza Dio può diventare come moralità e comportamenti una giungla.

Nello studio di questo primo capitolo dell’Esodo, un capitolo che serve come introduzione alla venuta di Mosè, considereremo le anime in schiavitù Eso 1:1-7, il sovrano della schiavitù Eso 1:8-14 e il massacro in schiavitù Eso 1:15-22.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:06 #4258

La loro presenza in Egitto

"Or questi sono I nomi dei figliuoli d’Israele che vennero in Egitto. Essi ci vennero con Giacobbe, ciascuno con la sua famiglia" Eso 1:1. Notiamo tre cose riguardo la presenza d’ Israele in Egitto: la ragione di ciò, la sua regione e la sua ratificazione.

La ragione di ciò. Che cosa sta facendo Israele in Egitto? Anche un lettore occasionale della Bibbia conosce la risposta. L’ultima parte del libro della Genesi ci dà la spiegazione del motivo per cui Israele è in Egitto (per uno studio dettagliato di questa sezione della Genesi, vedi il libro dell’autore su Giuseppe). Giuseppe, il figlio favorito di Giacobbe, fu venduto dai suoi crudeli fratelli a commercianti di schiavi. Essi portarono Giuseppe in Egitto e Giuseppe vi venne venduto come schiavo. Fu il primo degli Israeliti a fare esperienza della schiavitù in Egitto. Ma Giuseppe non rimase uno schiavo. Sebbene questa schiavitù lo portasse alla prigione, un giorno egli uscì dalla prigione per essere il secondo governante d’Egitto e salvare l’Egitto dall’essere distrutto da una grave carestia durata sette anni. La carestia portò I fratelli di Giuseppe ad approvvigionarsi di cibo in Egitto e alla fine condusse Giacobbe e tutta la sua famiglia a spostarsi da Canaan in Egitto sotto la cura di Giuseppe. Ciò che era iniziato come una grande tragedia finì in una grande benedizione. Dio è Maestro nel far sì che le nostre circostanze tenebrose ci portino una grande luce.

La sua regione. Giuseppe desiderava che I suoi fratelli dimorassero in Goscen, ed egli riuscì ad ottenere che Faraone ordinasse che i suoi fratelli vi risiedessero Ge 46:28 Ge 47:6. La regione di Goscen era localizzata nel lato orientale d’Egitto. Era un’area del paese fertilissima, essendo bagnata dal delta del fiume Nilo. Ciò la rendeva un ottimo luogo per Israele con tutte le sue greggi. Veniva provveduta una terra che era di grande aiuto per la loro prosperità e crescita per diventare una grande nazione. Israele vi si stanziò e rimase in Egitto per circa quattrocento anni prima della sua emancipazione sotto la guida di Mosè. Dio conosce dove collocarci per provvedere ai nostri bisogni specifici al tempo in cui sono particolarmente sentiti.

La sua ratificazione. La presenza d’Israele in Egitto era sotto approvazione di Dio Ge 46:3. Dobbiamo essere chiari, perché generalmente una discesa in Egitto da parte dei patriarchi attestava disobbedienza. L’Egitto parlava dì mondo. Colmo di paganesimo e materialismo, il suo effetto sul carattere e sulla spiritualità del popolo di Dio era generalmente estremamente negativo. L’Egitto non rappresenta la vita spirituale, ma la morte spirituale. Il viaggio di Abrahamo in Egitto Ge 12:10-20, il primo di tali viaggi del popolo eletto di Dio in Egitto, era un atto di incredulità che risultò nel mentire e in molti altri problemi (come l’acquisto di Agar, la serva egiziana che lo afflisse per tutta la vita). Più tardi nella storia nazionale d’Israele, le sue alleanze con l’Egitto Isaia 30 e l’emigrazione di alcuni in Egitto Geremia 43 attestavano il loro rigetto di Dio che costò loro sempre moltissimo. Ma ci furono delle eccezioni in cui l’essere in Egitto da parte di Israele non rifletteva disobbedienza. Un caso fu quello di Giacobbe e la sua famiglia che erano andati in Egitto al tempo di Giuseppe. Un altro fu quando venne ordinato a Giuseppe e a Maria nel Nuovo Testamento di portare il Cristo Fanciullo in Egitto per parecchi anni al fine di proteggerlo da Erode Mt 2:13-15. La carnalità vorrebbe fare dell’eccezione la regola, ma la spiritualità comprende meglio e non si reca in Egitto a meno che ci sia un chiaro, inequivocabile comando di Dio. Tale era il caso di Giacobbe nell’andare in Egitto con la sua famiglia e di Giuseppe nel prendere Maria ed il Cristo Fanciullo in Egitto.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:09 #4259

La loro fecondità in Egitto

"E I figliuoli d’Israele furono fecondi, moltiplicarono copiosamente, diventarono numerosi e si fecero oltremodo potenti, e il paese ne fu ripieno" Eso 1:7. La fecondità d’Israele in Egitto era l’adempimento di una promessa che Dio aveva dato a Giacobbe quando la sua famiglia stavano spostandosi verso l’Egitto. Dio promise a Giacobbe: "![ … ]!là ti farò diventare una grande nazione" Ge 46:3. L’adempimento di questa promessa ci dà buone lezioni sull’adempimento di tutte le promesse divine. Noi notiamo soprattutto le lezioni a proposito del luogo, dei problemi e pazienza implicati nell’adempimento.

Il luogo dell’adempimento. " … là ti farò diventare una grande nazione" Ge 46:3 "Là" era il luogo dell’adempimento. "Là" nel caso di Giacobbe voleva dire Egitto. La promessa di Dio specificava il luogo del suo adempimento. Se Giacobbe e la sua famiglia non avessero dimorato in Egitto come erano stati istruiti, avrebbero perso la benedizione di tale adempimento.

Non ogni luogo è il luogo di benedizione divinamente designato. È, quindi, molto importante che noi siamo nel luogo particolare dove Dio ha stabilito che ci sarebbe la benedizione se ci aspettiamo di ricevere la benedizione promessa. Possiamo vedere questa verità in altri episodi della Scrittura tanto quanto nel caso di Giacobbe. Per esempio, al profeta Geremia fu indicato di andare a casa del vasaio per udire da Dio. A Geremia venne detto: "![ … ]!e quivi ti farò udire le mie parole" Gr 18:1. Se Geremia non fosse andato nella casa del vasaio come gli era stato indicato, non avrebbe ricevuto la benedizione di udire la Parola di Dio.

Coloro che si lamentano di non ricevere le benedizioni promesse da Dio sono spesso coloro che non sono attenti ad essere "là" nel luogo di benedizione. Le promesse non prescindono dalle responsabilità. Una delle grandi responsabilità è quella di essere "là" nel luogo stabilito di benedizione. Per coloro che hanno difficoltà nel conoscere dove "là" sia (e molta gente che frequenta la chiesa evidenziano che hanno qui un grande problema), possiamo dare dell’aiuto. Per esempio "là" sarebbe il culto della domenica mattina e non la spiaggia o il lago o a casa a guardare la TV o a tagliare l’erba.

"Là" può non essere dove noi necessariamente vogliamo andare. Ma dovunque il "là" di Dio sia, è dove la benedizione promessa sarà ed è quindi il miglior luogo per noi in cui essere. Occorre essere "là" non importa quali siano i nostri sentimenti.

I problemi dell’adempimento. Come abbiamo notato all’inizio di questo capitolo, Esodo 1 registra alcuni dei grandi problemi della persecuzione cui Israele dovette far fronte in Egitto e che minacciava di distruggere il popolo. Però nonostante questi grandi problemi dovuti alla persecuzione, gli israeliti ancora crescevano e moltiplicavano. La promessa di Dio, come sempre, provò essere più forte dei problemi dell’uomo. Se Dio disse che avrebbe reso Israele una grande nazione in Egitto, egli lo avrebbe fatto nonostante i problemi che la schiavitù portò agli Israeliti. Il diavolo realmente combatte le promesse di Dio e, a volte, i santi nel vedere le loro attuali circostanze possono chiedersi se le promesse di Dio prevarranno. Ma non abbiate timore! Se Dio ha promesso, Dio adempirà! Come dovrebbe essere incoraggiante questo per il popolo di Dio. Se Dio poté adempiere la promessa di fruttuosità ad Israele tra l’opposizione che abbondava in Egitto, Egli può anche adempiere le sue promesse nonostante l’opposizione del nostro nemico che a volte ci scoraggia rendendo le nostre circostanze molto negative.

La pazienza dell’adempimento. Tale fruttuosità di Israele non accadde nell’arco di una notte. Occorsero diverse centinaia di anni prima che divenissero un grande popolo e una grande nazione. Infatti; Israele fu in Egitto per circa quattrocento anni prima che abbandonassero la terra come nazione. C’erano solo settanta anime #Eso 1:5 quando arrivarono in Egitto; poche paragonate a una nazione. Ma anno dopo anno il numero aumentava finché finalmente essi furono un gran popolo e una grande nazione.

La carne è così impaziente riguardo le promesse di Dio. Vuole l’adempimento totale della promessa attimi dopo che la promessa viene fatta. Se la promessa non viene adempiuta velocemente si lamenta velocemente. Ma lo scrittore dell’epistola agli Ebrei enunciò l’esortazione di cui noi abbiamo bisogno così sovente riguardo le promesse di Dio. Egli disse: "Poiché voi avete bisogno di costanza, affinché avendo fatta la volontà di Dio, otteniate quel che vi è promesso" Eb 10:36. Dover attendere l’adempimento della promessa proverà la nostra fede, naturalmente. Ma ciò ci darà l’opportunità di rafforzare la nostra fede e di dare maggiore evidenza della sincerità della nostra fede. Queste sono due cose di cui oggi abbiamo davvero bisogno di averne di più. Abbiamo bisogno di una fede più forte in modo da vivere più vittoriosamente, per sconfiggere la tentazione e servire fedelmente. E noi abbiamo bisogno di una evidenza maggiore della sincerità della nostra fede in modo da avere una migliore testimonianza verso il mondo.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:12 #4260

La loro contaminazione in Egitto

Gli israeliti non mantennero una forte posizione di fede in Egitto. Alcuni, naturalmente, resistettero fermi, come i genitori di Mosè. Ma una gran parte di Israele venne corrotta spiritualmente e moralmente. Noi apprendiamo di questa corruzione degli Israeliti in Egitto considerando svariati passaggi della Scrittura oltre Esodo, particolarmente Gs 24:14 ed Ez 20:6-8. Nel testo di Giosuè, Giosuè disse agli Israeliti dopo essere arrivati in Canaan: "togliete via gli dei ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume [l’Eufrate], e in Egitto, e servite all’Eterno" Gs 24:14. La frase "e in Egitto" in questo testo rivela il fatto che l’idolatria veniva praticata dagli Israeliti in Egitto. Questo fatto viene confermato nel testo di Ezechiele in cui è riportato che Dio dice ad Israele quando stavano per lasciare l’Egitto: "Gettate, via ognuno di voi, le abominazioni che attirano i vostri sguardi, e non vi contaminate con gl’idoli d’Egitto" Ez 20:7. Israele non prestò comunque molta attenzione in quell’occasione, poiché il prossimo versetto in Ezechiele dice: "Ma essi si ribellarono contro di me, e non mi vollero dare ascolto; nessuno d’essi gettò via le abominazioni che attiravano il suo sguardo e non abbandonò gl’idoli d’Egitto" Ez 20:8. È difficile credere alla ribellione d’Israele. Si penserebbe che essi sarebbero stati felici di fare qualunque cosa per uscire dalla dura schiavitù in Egitto, ma il peccato aveva una morsa su di loro. "L’adorazione del vitello, la concupiscenza di Kibroth-hatavah Nu 11:34, l’esplosione dell’iniquità alle frontiere di Moab, tutto provava quanto profondamente la contaminazione dell’idolatria egiziana e l’impurità avessero operato F. B. Meyer." Israele non aveva solo bisogno di essere portata fuori dall’Egitto, ma l’Egitto doveva essere portato fuori d’Israele. Disgraziatamente, Israele fu portata fuori dall’Egitto molto più facilmente e velocemente di quanto l’Egitto venisse tratto fuori d’Israele, sebbene portare via Israele dall’Egitto non fosse un compito né facile, né veloce.

Poiché l’Egitto è una terra di mollezza e sfarzo avrebbe incoraggiato la decadenza spirituale e morale di anime indisciplinate. Goscen che "è fino ad oggi considerata la provincia d’Egitto più ricca" (Edersheim), avrebbe fornito specialmente comodità e lusso, perché la fertilità della terra e il clima caldo erano lì prevalenti. "Sotto le influenze seduttive del clima egiziano![ … ]! il loro carattere s’indebolì molto. Gli ideali della fede monoteistica di Abrahamo e strenua fermezza si smorzarono ed indebolirono" (F. B. Meyer).

Dio aveva collocato Israele in un luogo scelto in Egitto che contribuisse alla loro prosperità e crescita. Ma come per molte persone in qualunque età, i vantaggi materiali invece di essere d’aiuto spiritualmente venivano adoperati per il degrado. Nella nostra terra questa condizione prevale così ovviamente nelle nostre chiese. I membri di chiesa hanno belle case, automobili, vestiti, molti agi; ognuno dei quali dovrebbe dare loro più tempo e convenienza e mezzi per servire il Signore. Ma invece, questi vantaggi materiali hanno allontanato i membri dal Signore e dal Suo servizio. Queste persone sono così prese dallo spendere il loro tempo e il loro guadagno materiale in piaceri carnali che hanno poco tempo per Dio. Questo spiega perché molta gente di domenica sono via a cercare divertimento invece di essere in chiesa. Spiega anche perché le nostre chiese sono bombardate dalla degradazione morale. Divorzio, bambini nati fuori del matrimonio e scandali morali di svariati generi permeano la congregazione di molte chiese. Le benedizioni materiali ed i vantaggi non sono sbagliati in sé stessi, ma quando vengono usati per viziare la carne invece di promuovere lo spirito, il carattere ne verrà distrutto. Quando ciò accade, Dio è forzato a portare molte e potenti afflizioni sulle persone in modo da riportarle a Sé, persino quando afflisse Israele in Egitto; come sottolineeremo molto in questo capitolo.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:14 #4261

Il sovrano della schiavitù

"Or sorse sopra l’Egitto un nuovo re" Eso 1:8. Questa affermazione indica più che solo una persona differente divenne re, perché le parole "nuovo re" indicano "un re che segue differenti principi di governo dai suoi predecessori" (Keil). At 7:18 ci parla in modo simile quando descrive il cambiamento come "un altro" re. "In greco ci sono due differenti parole per ‘un altro’: allos che significa ‘un altro dello stesso genere’, heteros, che significa ‘un altro di un genere diverso’. È quest’ultima la parola usata in At 7:18" (A. W. Pink). Tutto questo ci dice che questo nuovo re non era della stessa dinastia che aveva governato quando Giuseppe era il governatore numero due d’Egitto. Alcuni credono che il nuovo re fosse uno straniero che aveva conquistato l’Egitto. Ma chiunque egli fosse o da qualunque parte egli provenisse, la venuta di questo nuovo re sul trono egiziano segnalò un grande ed ostile cambiamento nella politica del governo egiziano verso Israele. Noi esamineremo questo cambiamento di politica con il rilevare la carenza, la deduzione e l’intento del sovrano.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:16 #4262

La grande carenza del sovrano

La grande carenza del nuovo sovrano stava nel fatto che egli "non conosceva Giuseppe" #Eso 1:8. Sebbene Giuseppe fosse stato un grande uomo, fu però dimenticato. Quanto sovente il genere umano dimentica il migliore e il più nobile personaggio e le sue azioni. "Entro diciassette anni da Waterloo il Duca di Wellington [il leader vittorioso contro Napoleone] fu costretto a proteggere le finestre di Apsley House con serrande di ferro" (F. B. Meyer). Anche Salomone, in Ec 9:14-15 ci dà un’illustrazione di questo fallimento del genere umano. Comunque, sebbene l’uomo dimentichi azioni nobili, coloro che servono il Signore possono essere consolati dal fatto che "Dio non è ingiusto da dimenticare l’opera vostra e l’amore che avete mostrato verso il suo nome" Eb 6:10.

Questa carenza del re nel non conoscere Giuseppe avrebbe portato rovina all’Egitto. Il re poteva conoscere diecimila altre cose, ma non avrebbe compensato la sua mancanza di conoscenza su Giuseppe. Dove questo re era stato allevato ed educato, la conoscenza di Giuseppe non veniva onorata o ritenuto che fosse necessario imparare. Questo re era stato ovviamente educato in molti modi sul governare o egli non sarebbe stato re. Sapeva come avere il controllo di una nazione. Aveva potere politico. Egli avrebbe il rispetto di molti. Ma la sua carenza nel conoscere Giuseppe avrebbe maledetto lui e la sua nazione..

Questa ignoranza del re riguardo a Giuseppe illustra il pericolo dell’ignoranza in questioni spirituali. Il profeta Osea parlò di questo pericolo quando disse: "Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza" Os 4:6. Israele mancava di conoscenza spirituale ai giorni di Osea, e ciò li portò alla rovina. Rovinò il loro carattere e portò il giudizio divino su di loro. Alla fine furono condotti in cattività e per diverse migliaia di anni gli ebrei non avevano stato nazionale. Tutto perché mancavano di conoscenza spirituale.

I tempi non sono cambiati. La conoscenza più importante è spirituale. Particolarmente, abbiamo bisogno di conoscere Gesù Cristo. Tanto quanto la mancanza di conoscere Giuseppe risultò nella rovina dell’Egitto, così il non conoscere Gesù Cristo risulterà nella rovina dell’anima e ciò significa dannazione eterna per l’anima nel fuoco dell’inferno. Tu puoi essere molto istruito in molte aree, ma se non conosci Gesù Cristo, tu sperimenterai la peggior morte che un uomo possa sperimentare. Però, nonostante questo fatto, il nostro paese oggi schernisce e disonora questa conoscenza. Non puoi insegnare di Gesù Cristo e della sua redenzione nelle nostre scuole pubbliche. Non puoi dare insegnamenti dalla Bibbia, il più grande libro mai pervenuto al genere umano. Puoi imparare molte cose nelle nostre scuole pubbliche, ma tu non imparerai mai la verità su Gesù Cristo. E nessuna ignoranza è così grande e pericolosa. Quanto insufficiente è il nostro sistema educativo oggi perché non insegna su Cristo e sulla Bibbia.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:17 #4263

La deduzione del sovrano

Egli disse al suo popolo: "Ecco il popolo dei figliuoli d’Israele è più numeroso e potente di noi. Orsù usiamo prudenza con essi, che non abbiano a moltiplicare e, in caso di guerra, non abbiano a unirsi ai nostri nemici e combattere contro di noi e poi andarsene dal paese" Eso 1:9-10. Poiché il re non conosceva Giuseppe, egli fece alcune deduzioni arbitrarie riguardo gli Israeliti. Ricapitolato, egli vide Israele come una passività e non come una attività. Temette che in guerra potessero schierarsi con il nemico (il che avrebbe dato al nemico un vantaggio nell’attaccare l’Egitto) ed egli temeva che fossero abbastanza numerosi da lasciare il paese anche se l’Egitto si fosse opposto. Ma le sue paure non erano giustificate. La sua deduzione che Israele era "più numeroso e potente di noi" #Eso 1:9 al tempo era difficilmente corretta. "L’espressione è senza dubbio esagerata![ … ]! il tipo di esagerazione in cui persone senza principi indulgono per giustificare sé stessi nel prendere una direzione estrema ed insolita" (George Rawlinson).

Questo re non è né il primo, né l’ultimo regnante a vedere Israele in un modo negativo. Molti capi e le loro nazioni hanno visto Israele in questo modo e come risultato tutti hanno sofferto. La promessa di Dio riguardo il suo popolo è: "Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra" Ge 12:3. Fa attenzione alla conversazione e alla politica nazionale che sia antiebrea. Distruggerà una nazione. Questo non significa, naturalmente, che tutto quello che fanno gli ebrei e la nazione d’Israele sia giusto. Piuttosto, esorta un atteggiamento verso gli Ebrei che, nella relazione nazionale, è quello di un alleato, non di un nemico, e nella relazione personale è quello di rispetto e onore, non derisione e persecuzione. Questo atteggiamento è comandato dalla Parola di Dio.

Quando gli uomini non conoscono Gesù Cristo, come il re non conosceva Giuseppe, avranno difficoltà nel discernere le situazioni correttamente e farne deduzioni corrette. Ciò che Dio chiama bene, essi chiameranno male. Ciò che Dio condanna, essi elogeranno e giustificheranno. Ciò che Dio proibisce, essi richiederanno. E ciò che Dio richiede, essi proibiranno. Ciò non spiega lo strano modo di pensare che permea le nostre società? La nostra società proibisce la preghiera a scuola, ma permette e incoraggia l’insegnamento favorevole dell’omosessualità agli studenti. Per mezzo di leggi ambientali, proteggiamo le uova degli animali, ma allo stesso tempo permettiamo e promuoviamo l’aborto umano. Inoltre, il popolo di Dio, come Israele in Egitto, viene rappresentato come pericoloso per la società. I liberali parlano del cristianesimo conservatore in termini di "pericoloso" e "nocivo." Come disse Matthew Henry: "È stata la politica dei persecutori quella di rappresentare l’Israele di Dio [il popolo di Dio in generale] come gente pericolosa, dannosa ai re e alle province, non degna di fiducia, non solo, non degna di essere tollerata." Oh, come sono confusi mente e giudizio dell’uomo quando egli è afflitto da ignoranza spirituale.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:20 #4264

L’intento del sovrano

"Orsù, usiamo prudenza con essi; che non abbiano a moltiplicare e, in caso di guerra, non abbiano a unirsi ai nostri nemici e combattere contro di noi e poi andarsene dal paese. Stabilirono dunque sopra il paese dei soprastanti ai lavori, che li opprimessero con le loro angherie" Eso 1:10-11. L’intento del nuovo re era quello di mettere Israele sotto una schiavitù talmente dura che avrebbe impedito loro di moltiplicarsi e quindi non essere, come egli temeva, una minaccia nell’unirsi ai nemici d’Egitto oppure essere così numerosi da poter andarsene dal paese sebbene l’Egitto vi si opponesse. Osserviamo la follia dell’intento, la perfidia dell’intento, il fallimento dell’intento e i sentimenti dell’intento.

La follia dell’intento. "Usiamo prudenza con essi" Eso 1:10 suona così nobile. Ma ciò che il nuovo re disse e ciò che fece erano due cose diverse. Quello che egli chiamò "prudenza" viene detto "astuzia" in At 7:19 "Astuzia" qui significa furbizia. Agire "furbescamente" non è mai vera saggezza. Ma gli uomini malvagi definiscono sempre erroneamente le loro azioni perverse come "sagge" e "accorte." Come disse Matthew Henry: "Quando gli uomini operano malvagiamente, è comune che immaginino che stanno comportandosi saggiamente." Ma le azioni del nuovo re non erano sagge. Erano molto sciocche e stupide. Esse alienavano proprio le persone che avrebbero dovuto cercare come alleati.

Gli uomini pensano che sono così scaltri quando si impegnano in qualche progetto perverso. Essi possono pensare che, per mezzo di esso, guadagneranno molto in termini di possessioni o prestigio o potere o piacere. Ma quando esso viola la legge di Dio, un giorno evidenzierà sé stesso come completa follia. Però, gli uomini argomentano astutamente contro le vie di Dio. Con argomenti astuti, essi cercano di giustificare il divorziare i loro coniugi, diminuire il loro dare alla chiesa, svignarsela dai servizi in chiesa, imbrogliare negli affari e sposare non salvati. Ma questo non è saggezza. Piuttosto è una gran follia e il tempo lo proverà. La loro furbizia si rivolterà su di loro e li distruggerà.

La perfidia dell’intento. "Stabilirono dunque sopra Israele dei soprastanti ai lavori, che l’opprimessero con le loro angherie Eso 1:11. Essi fecero "servire i figliuoli d’Israele con asprezza" [rigor] Eso 1:13. Il significato della parola "asprezza" nel versetto 13, riassume la crudeltà e lo scopo della schiavitù. "La parola tradotta ‘rigor’, rigidità, è molto rara. Deriva da una radice che significa ‘mandare in pezzi, stritolare’ (Rawlison). La schiavitù d’Israele era inumana. Venivano trattati nella stessa maniera bestiale dei prigionieri di guerra dei nazisti, comunisti ed altra gente crudele. Sotto questo crudele lavoro forzato, il popolo schiavo israelita: "edificò a Faraone le città d’approvvigionamento, Pithom e Raamses [città magazzino per le provviste per l’esercito]" Eso 1:11; ed essi lavorarono "in ogni sorta di lavoro nei campi" Eso 1:14. Le condizioni di lavoro erano terribili perché "Non c’è un altro lavoro così logorante come quello di lavorare sotto il rovente sole egiziano![ … ]! dal sorgere del sole al tramonto, come i lavorati forzati sono in genere costretti a fare" (Rawlison).

È istruttivo notare che la schiavitù imposta agli israeliti dà una buona immagine dell’opera del peccato sul genere umano. Qui vediamo l’opera del peccato in tre modi: il peccato rende schiavi, amareggia e sottrae.

Primo, il peccato rende schiavi. Il peccato del re d’Egitto rese schiavi moltitudini di israeliti. Il peccato rende sempre schiavi. Non porta la libertà. Il peccato assoggetta ad abitudini perverse e distruttive. I peccatori spesso pensano che le persone devote mancano di libertà per fare come piace a loro perché i devoti non indulgono in cattive abitudini. Ma è il peccatore, non il devoto, che manca di libertà

Secondo, il peccato amareggia. "![ … ]!e amareggiarono loro la vita" Eso 1:14. Il peccato non rende le persone felici. Il peccato fa pubblicità a sé stesso come a ciò che porta grande divertimento nella vita di ciascuno (soprattutto la pubblicità della birra enfatizza questa bugia). È vero in effetti che il peccato porta piacere per un breve tempo #Eb 11:25. Ma quel tempo è estremamente breve e, quando è passato, si insedia l’amarezza su una base permanente a meno che non si vada a Cristo per essere lavati dal peccato.

Terzo, il peccato sottrae. Quando quotidianamente i soprastanti avevano finito con gli schiavi, agli schiavi rimaneva poca forza per fare qualunque altra cosa. Il peccato ci porta sempre via il meglio. Sottrae un grande prezzo. Ci manda in rovina moralmente e spiritualmente. Prende la nostra energia, il nostro tempo, ciò che possediamo, il nostro carattere, i nostri interessi, la nostra salute, la nostra felicità ed infine, la nostra anima. Quando i membri di chiesa permettono al peccato di acquisire il controllo delle loro vite, non hanno più molto interesse e tempo ed energia e mezzi con i quali servire il Signore. Il peccato ha sottratto loro tutto ciò.
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Re: Mosè 05/07/2012 12:21 #4265

Il massacro in schiavitù

Poiché la dura schiavitù a cui erano stati sottoposti gli israeliti aveva mancato di arrestare la loro moltiplicazione, il re d’Egitto concepì un altro piano omicida per eliminare gli ebrei; uccidere i bimbi maschi. Egli non fermò la feroce schiavitù, ma semplicemente aggiunse ulteriore crudeltà verso gli schiavi.

Se il re d’Egitto fosse riuscito nel suo intento, non sarebbero rimaste a Mosè persone da emancipare. Ma egli stava combattendo contro Dio e non poteva vincere. Forse puoi eliminare qualche altra razza, ma non eliminerai mai gli Ebrei. Dio disse per mezzo di Geremia: "Io annienterò tutte le nazioni fra le quali t’ho disperso, ma non annienterò te" Gr 30:11. Per enfatizzare l’indistruttibilità degli Ebrei, Dio diede attraverso Geremia l’impossibile formula per eliminare gli Ebrei: "Così parla l’Eterno che ha dato il sole come luce del giorno e le leggi alla luna e alle stelle perché siano luce alla notte, che solleva il mare sì che ne muggono le onde; colui che ha nome: l’Eterno degli eserciti. Se quelle leggi vengono a mancare dinanzi a me, dice l’Eterno, allora anche la progenie d’Israele cesserà d’essere in perpetuo una nazione nel mio cospetto" Gr 31:35-36. L’unico modo con cui il re d’Egitto può disfarsi degli Ebrei è quello di disfarsi dell’universo; e non può farlo! Come il decano Inge d’Inghilterra disse: "L’Ebreo è rimasto in piedi a lato della fossa di qualsiasi persecutore".

Il piano per uccidere i bambini maschi ebrei rese l’infanticidio legge del paese per gli Ebrei. Non ti suona familiare questo? Sì, davvero. Noi non lo chiamiamo infanticidio, ma lo chiamiamo aborto o, come preferiscono I liberali, "libertà di scelta." Ma non è differente; è ancora omicidio e Dio lo giudicherà come omicidio: Come fece il re d’Egitto, molti paesi oggi praticano l’uccisione del bambino innocente per controllare l’incremento della popolazione. L’aborto, non l’affogamento è il metodo solito per uccidere oggi. Ma, come l’affogamento, l’aborto è così barbarico, così crudele e così terribilmente ingiusto. Ci meravigliamo che il giudizio di Dio non sia ancora piombato in modi devastanti sull’America a causa delle nostre pratiche abortive. Ma verrà! Passarono molti anni prima che l’Egitto subisse la mano del giudizio divino su di loro. Ma alla fine arrivò, e come fu pesante. Se pensi che l’America se la caverà con un giudizio leggero, non hai letto la Bibbia o i libri di storia.

Nell’esaminare questo massacro di infanti ebrei, osserveremo gli ordini per il massacro, gli ostacoli al massacro, l’ostinatezza nel massacro e gli obiettivi nel massacro.
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