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ARGOMENTO: Giuseppe

Giuseppe 27/06/2012 11:57 #4076

Giuseppe, il Figlio

Genesi 37

La STORIA ISPIRATRICE e istruttiva di Giuseppe è cominciata seriamente quando Giuseppe aveva diciassette anni. Era solo un adolescente, ma che adolescente! Il carattere era già profondamente inciso sul suo cuore, e la ferma convinzione controllava il suo comportamento. L’idea che non possiamo aspettarci che i giovani mostrino molta devozione fino a quando non sono più grandi non è sostenuta dalla vita di Giuseppe.

Non devi essere vecchio, pensionato, e passare la mezz’età per avere un carattere forte e dei sani principi. Paolo esortava Timoteo: "Nessuno sprezzi la tua giovinezza, ma sii d’esempio ai credenti" 1Ti 4:11. Non solo è possibile vivere una vita devota in età precoce, come la vita di Giuseppe dimostra, in questo modo si possono però anche risparmiare molte perdite. Prima si comincia a vivere per Dio, tanto meno saranno gli anni sprecati con i loro assistenti: la rovina e le cicatrici.

Prima di Genesi 37, dove la storia di Giuseppe inizia sul serio, Giuseppe arriva alla nostra attenzione in quattro circostanze brevi. In ciascuna di queste occasioni, è visto nella posizione di figlio. Pertanto, ci sembra opportuno ricordarle qui nell’introduzione di questo capitolo, poiché Giuseppe è visto qui principalmente in tale veste.

Lo incontriamo la prima volta in Ge 30:22-24. Lì, la moglie preferita di Giacobbe, Rachele, portava in grembo il suo prediletto figlio, Giuseppe. Lei era stata sterile per molti anni. Aveva guardato con invidia e disperazione come Lea, Bila e Zilpa avessero partorito dei figli a Giacobbe.

Erano nati dieci figli in tutto prima di Giuseppe. Alla fine però è nato Giuseppe con grande gioia di Rachele. E così lei ha potuto gioire, perché nel carattere, Giuseppe valeva più di tutti i dieci figli di Giacobbe messi insieme. La sterilità di Rachele era solo nei numeri, non nella qualità. L’uomo evidenzia la quantità, Dio è invece specializzato nella qualità. La qualità è carattere, però i numeri indicano spesso qualcos’altro.

La seconda comparsa di Giuseppe è in #Ge 33:2. Esaù e quattrocento uomini si avvicinavano all’accampamento di Giacobbe. Per proteggerlo dai suoi possibili attacchi, Giacobbe divise la sua famiglia in diversi gruppi inserendo Rachele e Giuseppe in quello situato sul retro, dove la protezione era massima. Erano i beni più preziosi di Giacobbe, e così ha dato loro la migliore protezione. Più prezioso è ciò che possediamo, maggiore dovrebbe essere la protezione che gli diamo. I nostri beni più preziosi, che ce ne rendiamo conto o meno, sono il nostro carattere e le nostre benedizioni spirituali. Queste cose devono ricevere da noi la migliore protezione. Dobbiamo trattarli come Giacobbe fece con Rachele e Giuseppe.

La visita di Esaù era pacifica e questo ci permette di vedere la terza volta Giuseppe prima del capitolo 37 della Genesi. Rachele e Giuseppe sono portati avanti per incontrare Esaù, e s’inchinano in deferente saluto Ge 33:7. Giuseppe era stato educato nelle buone maniere, e le dimostrò in quest’occasione. Molti giovani, e anche molti adulti, potrebbero imparare da questo esempio. I comportamenti sgradevoli mostrano la mancanza di amor proprio e non parlano bene del carattere della persona.

La quarta e ultima citazione di Giuseppe, prima del capitolo 37 è semplicemente l’indicazione del suo nome nell’elenco dei figli di Giacobbe Ge 35:24, ma ha in essa una nota di dolore. Giuseppe è elencato con il suo unico fratello più giovane Beniamino, l’altro figlio nato da sua madre Rachele. La nascita di Beniamino lo privò, infatti, della sua amata madre. Che giorno triste è stato nella giovane vita di Giuseppe quando lei morì. La sua morte ha contribuito a insegnare presto a Giuseppe che la devozione non dispensa dalle prove terrene e dai dolori. Giuseppe ha avuto alcune altre esperienze in gioventù che gli hanno insegnato questa lezione.


La fuga precipitosa di Giacobbe e la sua famiglia da Labano, la paura a casa quando hanno sentito che Esaù stava venendo loro incontro, l’inquietante vista una mattina nell’accampamento a Peniel di suo padre zoppicante, e la prova sanguinosa di Sichem. Tutto ciò ha dovuto lasciare delle impressioni profonde e dolorose sul giovane cuore di Giuseppe, come ha fatto la morte di sua madre. Dio l’ha posto però nella scuola della preparazione per il servizio; una scuola in cui maggiore e più ruvida è la formazione, migliore e più gratificante sarà il servizio a venire. È evidente dalla storia di Giuseppe che queste prove della sua vita abbiano contribuito a creare in lui il carattere e la fede che egli ha poi così meravigliosamente dimostrato per tutta la vita.

In questo studio in cui vediamo Giuseppe principalmente nella posizione di figlio, noi considereremo la purezza Ge 37:2, i privilegi Ge 37:3-11, il proposito Ge 37:12-17, e la persecuzione Ge 37:18-36
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:01 #4077

La Purezza di Giuseppe

Una delle prime cose che impariamo a conoscere di Giuseppe nella Bibbia è la sua purezza. Ed è molto opportuno conoscere questo fatto, all’inizio della sua storia, perché la purezza è stata una nota fondamentale nella sua vita. Essa gli ha portato molta benedizione e onore da parte Dio, ma gli ha anche portato molti problemi e dolori dai suoi nemici. La purezza lo fa sempre; essa promuove la più bella delle benedizioni, provoca però anche il più ripugnante dei tormenti. Tuttavia, chi vuole vivere una vita nobile nella purezza non deve lasciare che i tormenti li distolgano dal perseguire le benedizioni.

La purezza di Giuseppe si rivela nel nostro testo in un modo duplice. Essa è vista nella validità della sua relazione al padre e nella virtù della sua condotta verso i suoi fratelli.
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Ultima modifica: 27/06/2012 12:01 Da stefano .

Re: Giuseppe 27/06/2012 12:07 #4078

La Validità della Relazione di Giuseppe

Sebbene fosse il figlio prediletto, lodevolmente a Giuseppe non è stato permesso di sedere in giro nell’accampamento nell’ozio, è stato però messo al lavoro, egli "pasceva il gregge coi suoi fratelli" Ge 37:2. Mentre faceva questo, osservò il cattivo comportamento dei suoi fratelli e "riferì al loro padre la mala fama che circolava sul loro conto" (Ibid.). Poiché è indicato nel versetto 2 che Giuseppe era in particolare con i figli di Bila e Zilpa (Dan, Neftali, Gad e Aser), il "loro" nel versetto può sembrare che si riferisca solo a questi quattro fratelli. Indubbiamente la relazione era però per tutti i dieci fratelli più grandi, perché tutti erano un mucchio malvagio. In Genesi leggiamo di cose come l’omicidio Ge 34:25, l’incesto Ge 35:22, l’odio Ge 37:4, l’invidia Ge 37:11, la vendita di Giuseppe in schiavitù Ge 37:28, la menzogna Ge 37:31-33, e l’immoralità Ge 38:12-18, che dimostra la terribile inclinazione al male che esisteva tra tutti i dieci fratelli maggiori di Giuseppe. Pertanto, una relazione sul male di tutti questi uomini non è inaspettata, difficile da credere, o da confermare.

A chi parlò Giuseppe? "E Giuseppe riferì al loro padre la mala fama che circolava sul loro conto" #Ge 37:2. Giacobbe doveva sapere del male di questi uomini, e questa fu la stessa persona a cui Giuseppe lo segnalò. Maclaren ha detto: "Giacobbe aveva il diritto di sapere e Giuseppe avrebbe sbagliato, se non avesse dichiarato la verità sui suoi fratelli." I maldicenti, comunque, dicono le cose sempre alla persona sbagliata. Spesso il loro errore non è in ciò che dicono, ma in come lo fanno. Ed è una grande differenza. Si può fermare il male o la sua diffusione. I maldicenti hanno l’abitudine di parlare solo alle persone che diffondono il male, e non lo frenano.

Che cosa ha detto Giuseppe? Ha dichiarato la verità. Abbiamo già notato come i suoi fratelli erano malvagi, e quindi ciò che Giuseppe segnalò, non era in contraddizione con i fatti. A differenza sua, i maldicenti non sono però attenti alle circostanze. Se si riuscisse a limitarli facendoli solamente descrivere i fatti, il loro zelo nel parlare con gli altri diminuirebbe rapidamente!

In primo luogo, egli era obbligato a suo padre. Come guardiano delle greggi di suo padre, Giuseppe (insieme con i suoi dieci fratelli più grandi) era obbligato a tenere informato il padre circa la condizione dei greggi e della situazione nell’accampamento. Essendo di carattere elevato, "Egli non permise al padre di essere ingannato da una stima errata del comportamento dei suoi figli [che comprende la loro cura e condizione dei greggi]" (T.H. Leale).

A volte le persone buone hanno la responsabilità di parlare apertamente contro il male come ha fatto Giuseppe. Il silenzio, in queste situazioni, non è d’oro. "Quando il peccato aperto o nascosto è stato effettivamente commesso davanti ai nostri occhi, non siamo in alcun obbligo di chiuderli. È il momento di parlare, quando, riferendo ciò che è male a chi ha il potere di frenarlo e correggerlo, si può porre fine a questa piaga, o portare al pentimento coloro che l’hanno commesso" (C. Overton). Maclaren ha detto: "Ci sono circostanze in cui farlo [dire del male di altre persone] è un semplice dovere, ed è solo un errato senso dell’onore restare in silenzio." Il tacere dei malvagi può a volte fare di noi dei criminis particeps (complici del crimine N. d. T.). il maldicente è però diverso. Parlando in modo indiscreto egli viola notevolmente le limitazioni dell’obbligo legittimo di informare gli altri.

Quando la Bibbia mette in guardia contro la maldicenza come in Gm 4:11, non significa che non dobbiamo mai esporre o denunciare il male. Piuttosto, ci insegna a non parlare in modo impreciso o pregiudizievole. La stessa lezione è insegnata dal testo che è spesso frainteso e abusato di Mt 7:1 che dice: "Non giudicate, affinché non siate giudicati." Questi due versetti di Giacomo e Matteo non ci insegnano a non denunciare il male. Piuttosto, ci esortano a stare attenti a essere discreti e onesti quando lo facciamo. Tanti predicatori che hanno fedelmente denunciato il peccato e i malvagi insegnanti e apostati, sono stati severamente criticati per averlo fatto, da parte di chi abusa di questi due versetti. Questi critici, che sembrano essere in combutta con il diavolo, hanno bisogno di ricordare il versetto che dice: "Grida a piena gola, non ti rattenere, alza la tua voce a guisa di tromba, e dichiara al mio popolo le sue trasgressioni!" Is 58:1 A volte dobbiamo parlare al nostro Padre Celeste del male intorno a noi.

In secondo luogo, si è opposto al male. Giuseppe ha riferito del male dei suoi fratelli al padre perché si opponeva ad esso. Il carattere di Giuseppe era di eccellente qualità e non avrebbe tollerato la malvagità. Oh, ci fossero più uomini di tale carattere la cui lingua è una vigorosa protesta contro il male che li circonda! Tanti, però, sembra che usino la loro lingua solo per aumentarlo. Così sono i maldicenti; la protesta contro il male non motiva la loro lingua. Al contrario, essi parlano spesso per perpetrarlo. Essi provocano vendetta, distruzione e rovine della vita, sfogano la loro invidia, o cercano qualche vantaggio personale a scapito degli altri raccontando tali cose. Invece di opporvisi, lo promuovono. Giuseppe però non era così. Non era un maldicente. Si è opposto al male e ha usato la sua bocca per protestare e per impedirlo.
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:12 #4079

La Virtù del Comportamento di Giuseppe

Il comportamento di Giuseppe era evidentemente diverso dai suoi fratelli. Più avanti nella storia di Giuseppe, Giacobbe afferma "Ch’è stato messo da parte d’infra i suoi fratelli" #Ge 49:26; (Versione Diodati). Infatti lo è stato in tanti modi e soprattutto nella sua condotta. Anche se Giuseppe ha lavorato al fianco dei suoi fratelli nei campi con il gregge in quei primi anni della sua vita, egli non ha partecipato al loro male. Ha rifiutato di andare con la folla. Se ne stava da solo perché voleva stare bene. Giuseppe ha dimostrato che non c’è bisogno di essere e di fare come gli altri. Il fatto che quasi tutti gli altri vivono come il diavolo rotolandosi nel fango del peccato, è motivo sufficiente per noi di stare in disparte. La pressione dei coetanei a conformarsi può essere grande, e nessuno subirà la pressione del gruppo più di Giuseppe. Questo non deve però essere il criterio con il quale possiamo determinare il nostro comportamento, ma lo è la Parola di Dio! Abbi il coraggio di essere puro. Abbi il coraggio di vivere come dice la Scrittura e non come il mondo afferma. Raramente questo è popolare, come ha scoperto Giuseppe, ma è sempre giusto, e questo è ciò che conta davvero, in ogni caso.

Abbiamo bisogno di più uomini come Giuseppe, la cui nota dominante del carattere e della vita è la purezza. Ciò porterebbe benedizione alle nazioni, salverebbe le moltitudini e glorificherebbe Dio.
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:27 #4084

La Veste

Giacobbe "amava Giuseppe più che tutti gli altri suoi figliuoli" e così "gli fece una veste lunga con le maniche" Ge 37:3. Noteremo di seguito la descrizione, il significato, le qualifiche e il Vangelo nella tunica.

La descrizione della tunica. Le due parole ebraiche utilizzate qui, kethoneth e passim significano relativamente mantello, tunica o veste, e caviglie o polsi. Le due parole insieme sono tradotte: un mantello con maniche lunghe, una tunica o una veste fino alle caviglie. Queste tuniche erano talvolta vivacemente colorate, infatti nella versione inglese King James esso è descritto con "molti colori" (un’interpretazione più che una traduzione). Molto spesso erano però semplicemente bianchi con alcuni eleganti ricami e finiture nei posti più indicati.

Il significato della tunica. Essa stava a indicare il rango. È detto che chi la indossava era il sorvegliante o il padrone. Non era la tunica del lavoratore comune che indossava una veste corta, di solito al ginocchio e senza maniche, più adatto per il lavoro duro di una a maniche lunghe, o di un mantello lungo fino alle caviglie. Dando quest’abito a Giuseppe, Giacobbe indicava chiaramente che egli avrebbe avuto la posizione privilegiata e di preminenza sui suoi fratelli nell’amministrazione della famiglia.

Le qualifiche per la tunica. Queste sarebbero variate da famiglia a famiglia, normalmente occorre, però essere almeno il primogenito per avere una tale tunica. Giuseppe, ovviamente, non lo era. Quindi, perché l’ha ricevuto lui invece di Ruben, il primogenito, o uno degli altri figli più anziani di Giacobbe? La risposta si trova nella purezza di Giuseppe. Egli aveva carattere, non i suoi fratelli maggiori.

Il suo carattere è stato un fattore per cui Giacobbe gli diede la tunica, e le cui motivazioni sono presentate nel versetto 3 nel fatto per cui egli amava Giuseppe più di tutti gli altri figli. Il versetto dice: "Perché era il figlio della sua vecchiaia." Questo fatto è stato spesso criticato come un’imprudente e dannosa parzialità dei genitori. Essa può essere in verità un grande problema, ma l’affetto di Giacobbe per Giuseppe era qualcosa di molto più nobile che un favoritismo ingiustificato. Inoltre, egli lo amava più semplicemente perché era nato quando il padre era vecchio. Questa interpretazione non è, però, ben supportata dal testo ebraico. "Figlio di vecchiaia" è una frase che può riferirsi per qualcosa che accompagna l’età del genitore. È vero che Giacobbe era vecchio (aveva 91 anni), quando Giuseppe è nato, Jamieson ha invece detto che la frase "il figlio della vecchiaia![ … ]! significa in ebraico: un figlio saggio; uno che possiede l’osservazione e la saggezza oltre i suoi anni; una testa vecchia su delle spalle giovani." Matthew Poole parla allo stesso modo quando dice: "Le traduzioni antiche, caldeo, persiano, arabo, e Samaritano, rendono le parole così, un figlio saggio o prudente; spesso la vecchiaia è indicata come un segno di prudenza, uno nato vecchio, un saggio aldilà dei suoi anni, uno che ha una testa grigia e le spalle verdi." La stessa saggezza di Giuseppe prova il suo carattere divino. "Il principio della sapienza è il timore dell’Eterno" Pr 9:10, e "Il timore dell’Eterno è odiare il male" Pr 8:13. La sapienza divina di Giuseppe e il suo carattere sono state le ragioni per cui ha ricevuto "la tunica di molti colori." Se fosse semplicemente stata la vecchiaia di Giacobbe alla nascita di un figlio che ha determinato il destinatario della tunica, sarebbe stato Beniamino e non Giuseppe a riceverla. Infatti, Giacobbe era più vecchio quando è nato Beniamino, piuttosto che Giuseppe.

Naturalmente, il dono della tunica per Giuseppe non stava bene ai fratelli più grandi, non avevano però alcun diritto per lamentarsi. Ruben, attraverso l’incesto, aveva perduto il suo posto legittimo di primogenito. Gli altri nove non erano migliori. Giacobbe non poteva nemmeno fidarsi. Essi potevano aver avuto del talento, ma l’hanno avuto nell’anzianità. Queste cose non servono a nulla quando il carattere è carente. È stata la virtù di Giuseppe, che ha meritato la veste, e Giacobbe è stato saggio nella sua scelta come l’erede della guida della famiglia.
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:28 #4085

Le Visioni

Il secondo grande privilegio riportato in Genesi 37 di cui Giuseppe ha goduto era di avere visioni o sogni per il futuro, delle rivelazioni divine. Ai suoi giorni non c’era Parola di Dio scritta, come abbiamo noi oggi, e la rivelazione divina non era, quindi, piena e completa come adesso. Quindi, è stata una benedizione speciale per Giuseppe il poter ricevere dei sogni da parte di Dio.

Oggi non abbiamo bisogno dei sogni, perché abbiamo la Parola di Dio scritta, la Bibbia, come la nostra notevolmente superiore rivelazione divina. Alcune persone sembra che non si rendano conto di questa verità importante, e quindi sono più entusiasti della prospettiva di avere dei sogni, che del possesso delle Scritture. Giuseppe è stato privilegiato nel suo tempo ad avere questi sogni divinamente ispirati, oggi siamo invece più avvantaggiati nell’avere in nostro possesso la divinamente ispirata e scritta Parola di Dio.

Il Bibbia supera le visioni nel valore in diversi modi. In primo luogo, la Bibbia è molto più dettagliata. Copre più soggetti. I sogni sono limitati nella quantità della rivelazione che danno. In secondo luogo, la Bibbia è più affidabile dei sogni. Solo il sognatore conosce la visione, in questo modo l’esame del sogno da parte di altri molto difficile. La Bibbia è però aperta per tutti per essere vista e conosciuta, e può essere facilmente testata e provata. In terzo luogo, la Bibbia è più autorevole dei sogni. Noi la usiamo per controllare la validità di una visione e non viceversa. In quarto luogo, la Bibbia è più certa di un sogno. Gli uomini dimenticano i sogni, essi diventano vaghi col passare del tempo, ma essa per noi è completa e ha sempre ragione.

Guardando le visioni di Giuseppe, ne noteremo il numero, il messaggio, l’inimicizia e la realizzazione.

Il numero di sogni. I sogni erano due. Il primo sogno è stato dei covoni (fasci) di grano dei fratelli di Giuseppe che s’inchinavano davanti al suo. Il secondo sogno è stato del sole, la luna e le stelle che gli davano omaggio. Giuseppe viene a contatto con altri sogni più tardi, e, significativamente, essi sono ogni volta a coppie. Questo rileva l’abitudine di Dio, di ripetere le verità importanti. Quando Egli si ripete, non è perché è senile o smemorato. La ripetizione sottolinea la certezza di una verità e dà un severo avvertimento. Ciò è dimostrato in Ge 41:32 "E l’essersi il sogno replicato due volte a Faraone vuol dire che la cosa è decretata da Dio, e che Dio l’eseguirà tosto." La parola "decretato" è l’accento posto sulla certezza; "l’eseguirà tosto" è la forte enfasi sull’avvertimento. Così la ripetizione Divina ha almeno due grandi valori: dà certezza dei fatti, e sollecita la loro applicazione.

Il messaggio dei sogni. "Questi sogni indicavano in modo inequivocabile la supremazia di Giuseppe, il primo sui suoi fratelli, il secondo [la supremazia] su tutta la casa d’Israele" (Keil). Il messaggio delle visioni è stato lo stesso della veste. Entrambi indicavano la superiorità del carattere e della posizione di Giuseppe. La tunica indicava l’approvazione e la nomina del suo padre terreno, le visioni indicavano l’approvazione e la designazione del suo Padre Celeste.

L’inimicizia a causa dei sogni. L’onore celeste raramente porta quello terreno. Al contrario, di solito porta la persecuzione umana. Giuseppe ha sperimentato l’ostilità sia dai suoi fratelli sia da suo padre a motivo dei sogni. Allo stesso modo, i discepoli di Cristo hanno avuto un grande privilegio e onore spirituale quando Cristo ha dato loro la Parola. E la loro esperienza è stata, come quella di Giuseppe, perché Gesù disse: "Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati" Gv 17:14.

I fratelli di Giuseppe già lo odiavano a causa della tunica, ma dopo il primo sogno, la Scrittura dice che "l’odiarono più che mai" #Ge 37:5. A nessuno piace essere odiato, soprattutto dai propri fratelli. Fa molto male. Peggio del male inflitto a Giuseppe dall’odio dei suoi, deve essere stato però il dolore del rimprovero del padre. Dopo il secondo sogno, la Scrittura dice: "Suo padre lo sgridò" Ge 37:10. La parola ebraica tradotta "sgridò" è una parola forte. Leupold dice che la parola significa "Gridare a, e così che egli [Giacobbe] lo rimproverò bruscamente." La relazione di Giuseppe con Giacobbe era sempre stata affabile, e il dono della tunica dimostrava in modo ben visibile il riconoscimento della sua superiorità. Così, l’opporsi a Giuseppe con i suoi fratelli è stato come versare del sale nella ferita. L’opposizione da una fonte inaspettata e sorprendente fa sempre male in modo maggiore.
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:29 #4086

La Conferma del Proposito

Alcuni hanno messo in discussione, e per buone ragioni, la saggezza di Giacobbe nel mandare Giuseppe a controllare i suoi fratelli. È stato un lungo viaggio da fare da solo per il giovane. Inoltre, l’odio dei fratelli per lui era molto grande, e il suo arrivo solitario per vederli sembra che abbia dato loro la grande opportunità di fargli il male che hanno commesso. Il proposito di Giuseppe può essere però ancora giustificato, perché è stato necessario per il benessere della famiglia, del gregge, del padre, e del favorito (Giuseppe stesso).

Il benessere della famiglia. Il benessere dei fratelli di Giuseppe certamente giustificava il viaggio. Erano un gruppo di degradati e doveva essere monitorato. Pertanto, la prima ragione che Giacobbe diede a Giuseppe per andare a Sichem era di "vedere se i tuoi fratelli stanno bene" #Ge 37:14. Giacobbe era preoccupato per i figli, e così avrebbe dovuto essere. Non solo il loro passato motivava Giacobbe a seguirli da vicino, ma la loro attuale azione di andare a Sichem avrebbe richiesto un rapido controllo su di loro. Sichem era un luogo malvagio Genesi 34 dal quale Giacobbe si era trasferito su incitamento di Dio #Ge 35:1. Il loro tornare a Sichem per i pascoli non parlava bene dei fratelli. Rivelava il loro affetto per il male; il loro cuore malvagio, le loro cattive abitudini, ha anche rivelato le loro povere priorità: il pascolo era più importante della purezza. Giacobbe aveva il diritto di essere preoccupato per quello che i suoi ragazzi stavano facendo ed era giustificato nell’inviare Giuseppe a controllarli.

Il benessere del gregge. La preoccupazione di Giacobbe includeva il benessere del suo gregge, e così lui disse a Giuseppe di vedere, anche "se tutto va bene col gregge" #Ge 37:14. Giacobbe aveva la responsabilità di conoscere la condizione del suo gregge, perché la Scrittura dice: "Guarda di conoscer bene lo stato delle tue pecore, abbi gran cura delle tue mandrie" #Pr 27:23. In considerazione di ciò, è difficile criticare Giacobbe per aver voluto conoscere la condizione del suo gregge e, quindi, per aver inviato Giuseppe a controllare i suoi figli.

Il benessere del padre. L’età di Giacobbe avrebbe reso difficile, se non impossibile, per lui, il verificare di persona la famiglia e lo stesso gregge. Così fece la cosa più logica inviando Giuseppe al suo posto. Il giovane era fisicamente molto più in grado di viaggiare di Giacobbe, pertanto, aveva senso per il suo dire a Giuseppe: "Vieni, che ti manderò da loro" #Ge 37:13.

Il benessere del favorito. Questo dovere di vegliare sulla famiglia e sulle greggi si adatta alla tunica data da Giacobbe. Giuseppe era stato scelto dal padre come sorvegliante della famiglia. Egli era erede scelto per governare la casa. La tunica era la scelta ufficiale e, naturalmente, l’ha reso noto agli altri. L’invio di Giuseppe, per verificare la famiglia e il gregge è stato un buon esercizio per la sua leadership finale in famiglia. Questo viaggio poteva dargli una buona esperienza che lo avrebbe aiutato in futuro, quando si sarebbe dovuto assumere la guida della famiglia. Era nell’interesse del bene di Giuseppe fare il viaggio.

Col senno di poi si potrebbe dire che l’invio di Giuseppe, per verificare la famiglia e il gregge è stato imprudente. Il viaggio può essere però ancora facilmente approvato a causa di queste quattro ragioni: il benessere della famiglia, del gregge, del padre, e del favorito.
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:32 #4087

Il Valore del Proposito

Per controllare i suoi fratelli come il padre disse, Giuseppe aveva bisogno di un notevole carattere. La carne sarebbe dovuta essere esclusa in questo scopo. Giuseppe ha però eseguito il suo compito brillantemente. Per compiere il viaggio, Giuseppe doveva essere sottomesso, sacrificale, saldo, e sicuro. Questi sono gli ingredienti di cui abbiamo bisogno per servire bene.

Giuseppe era sottomesso. Quando Giacobbe chiamò Giuseppe, la risposta di Giuseppe era un nobile "Eccomi" #Ge 37:13. La risposta indica la sua pronta presentazione ai comandi del padre. Era un buon servitore, perché il servizio comincia con la sottomissione al maestro.

Il servizio cristiano inizia con la sottomissione a Cristo. Pochi servono bene, perché non si assoggettano bene. Molti di quelli che si lamentano di non essere usati nel servizio devono biasimare solamente la loro mancanza di sottomissione. Si racconta la storia di un ragazzo che aveva presentato domanda per un lavoro. Quando gli è stato chiesto cosa avrebbe potuto fare, lui ha risposto: "Posso fare quello che mi è stato detto di fare." Il ragazzo è stato assunto perché aveva uno dei requisiti più importanti di tutti; la sottomissione al capo. Anche tu, sarai impiegato nel servizio di Dio quando imparerai a sottometterti a Lui.

La sottomissione implica l’umiltà. La pronta risposta di Giuseppe "Eccomi" ha fornito prova della sua umiltà. Non aveva lasciato che la speciale tunica cadesse dalle sue spalle. La posizione non l’aveva gonfiato d’orgoglio. La ribellione si accompagna all’orgoglio. L’umiltà alla sottomissione.

Giuseppe era sacrificale. Per fare come gli ha detto Giacobbe, Giuseppe deve lasciare la sua confortevole casa a Hebron e percorrere circa cento chilometri verso Sichem. Ciò avrebbe richiesto molto tempo, sforzi e disagi, perché i viaggi in quei giorni erano molto più difficili di quanto lo siano oggi. Avrebbe dovuto rinunciare alle comodità e ai piaceri della sua casa. Lui era però disposto a pagare il prezzo per svolgere questo servizio per suo padre. Se vogliamo fare come il nostro Padre celeste ci ordina, come Giuseppe, dobbiamo anche fare qualche sacrificio.

Giuseppe era saldo. Giuseppe è rimasto fermo nel suo compito, anche se si è imbattuto in alcuni problemi. Quando arrivò a Sichem, i suoi fratelli non c’erano. Lui non ha però smesso, tornando a casa. Ha continuato a cercarli fino a quando non li ha trovati a Dothan a circa quaranta chilometri di distanza. Questa caratteristica costante del personaggio di Giuseppe è stata un motivo importante per cui è arrivato al culmine nella sua vita nonostante le molte avversità che ha vissuto. Giuseppe non ha mai mollato. Non si è mai arreso. È rimasto fermo in ogni circostanza. Paolo disse: "Del resto quel che si richiede dagli amministratori, è che ciascuno sia trovato fedele" 1Co 4:2, e Giuseppe lo era certamente. E anche lo puoi essere. Potresti non avere grandi capacità di servire, ma se sei saldo, Dio può e vuole usarsi di te.

Giuseppe era sicuro. Che coraggio ha dovuto avere Giuseppe per fare come suo padre gli ha chiesto di fare. Il suo coraggio è stato dimostrato in due modi: nel dove è andato e in cosa ha indossato.

Il luogo in cui è andato era il posto dove l’odio per lui era molto intenso. Giuseppe doveva recarsi dove i suoi fratelli si trovavano e lo odiavano. Era indispensabile un animo forte per lasciare il luogo dove l’amore per lui era molto grande e andare dove l’odio per lui era altrettanto ampio.

Il vivere per Cristo in mezzo a una folla solidale non richiede molto coraggio. È richiesto il valore quando si è circondati dagli empi. Quindi essere fedeli a Cristo, esige una fede davvero intrepida e sicura. Se hai problemi a confessare Cristo davanti ai santi in una buona chiesa, non riuscirai molto bene a confessarlo davanti agli empi nel mondo.

Giuseppe ha dimostrato la sua sicurezza nel cuore anche in quello che indossava. Indossava la tunica che suo padre gli aveva dato Ge 37:23. Non per orgoglio, ma per essere corretto, infatti, esso rappresentava la sua posizione. Nelle forze armate, sarebbe stato considerato come "la divisa giornaliera." Ci voleva coraggio per indossarla, perché era una fonte di animosità con i suoi fratelli, ma Giuseppe la infilava comunque.

Che lezione utile è questa circa l’abbigliamento appropriato per i santi di oggi! I cristiani dovrebbero vestirsi e sembrare tali. La popolarità degli stili di abbigliamento immodesti, sciatti, trasandati, disordinati tra i cristiani dice che molti santi di oggi non stanno facendo bene in quest’ambito. I fratelli di Giuseppe lo riconobbero, anche se era ad una certa distanza Ge 37:18, senza dubbio a causa della sua tunica. A differenza di Giuseppe, molti che si professano santi non possono essere riconosciuti anche quando si è vicini a loro perché il loro aspetto è così mondano. Ci vuole coraggio per vestirsi come un cristiano dovrebbe. L’abbigliamento dignitoso può causare lo scherno dal mondo, ma il dovere del cristiano è di vestire correttamente comunque. Giuseppe l’ha fatto.
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:33 #4088

La Persecuzione di Giuseppe

La vita pia Giuseppe gli portò alcuni preziosi privilegi, ma anche la persecuzione. I privilegi ci piacciono, ma non la persecuzione. Finché siamo però in questo mondo, scopriremo che il favore del cielo è raramente senza la disapprovazione terrena. L’apostolo Paolo disse: "Tutti quelli che vogliono vivere pienamente in Cristo Gesù saranno perseguitati" 2Ti 3:12. La consacrazione provoca la persecuzione. Si tratta di un attacco contro Satana e il suo lavoro, che lo irrita velocemente e lo induce a reagire con forza.

La ricerca di Giuseppe ha fornito un’occasione pronta all’uso per i suoi fratelli di fargli del male. Essendo lontano di casa, essi avrebbero potuto fare il loro piacimento, senza le restrizioni della presenza di Giacobbe. Quante volte le persone che stanno lontano di casa peggiorano il loro comportamento. Essi possono pensare che sono lontani dai freni della famiglia, ma devono ricordare che non sono mai lontano dagli occhi dell’Onnipotente. Egli vede tutto, e verrà il giorno in cui il vile avrà la resa dei conti con Lui per il suo comportamento malvagio.

Nel nostro studio della persecuzione di Giuseppe, prenderemo in considerazione i villani e le vittime della persecuzione.
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Re: Giuseppe 27/06/2012 12:34 #4089

I Villani della Persecuzione

I dieci fratelli più grandi di Giuseppe erano un mucchio malvagio nella loro persecuzione di Giuseppe. L’hanno rivelato nella loro contemplazione, nella conversazione e nel comportamento.

La loro contemplazione. I cattivi pensieri di un uomo lo corrompono. Il male comincia nei nostri cuori. "Poiché, come pensa nel suo cuore, così egli è" Pr 23:7; (Versione Nuova Diodati). Questo è stato il caso dei fratelli di Giuseppe. La loro persecuzione è cominciata prima del capitolo 37, quando i fratelli iniziarono a odiarlo e invidiarlo. Tre volte viene detto che i fratelli più grandi lo odiavano Ge 37:4-5,8 e una volta che lo invidiavano Ge 37:11. A causa di queste contemplazioni malvagie dei fratelli di Giuseppe, non siamo sorpresi di vederli mentre complottano per fare il male quando egli viene a controllarli a Dothan.

Questo ci mette in guardia sui nostri pensieri. Se vogliamo vincere il male nella nostra vita, dobbiamo cominciare ad attaccare il male nei nostri pensieri. I pensieri cattivi devono essere fermati, o porteranno a un cattivo comportamento e ad una condotta malvagia. Se permettiamo che le braci fumanti dei cattivi pensieri continuino ad ardere in noi, avremo presto un incendio furioso della foresta delle parole malvagie e degli atti che porteranno una grande distruzione nella nostra vita e in quella degli altri. La cattiva osservazione è il seme per una cattiva condotta. Non avremo mai un grande successo nel fermare il male nella nostra vita, se non attacchiamo i nostri cattivi pensieri.

La loro conversazione. I cattivi pensieri dei fratelli sono stati seguiti dalle cattive parole. Appena Giuseppe fu visibile, le bocche dei fratelli hanno cominciato a deriderlo. Hanno deriso il proclamatore, i precetti, e il potere della verità divina. Questa è l’abitudine dei persecutori.

Hanno schernito il proclamatore della verità divina, dicendo: "Ecco cotesto sognatore che viene!" #Ge 37:19. Coloro che proclamano la verità rivelata di Dio scopriranno che tutti gli uomini non parlano bene di loro. Giuseppe rivelò i sogni, che erano le rivelazioni della verità Divina, poi ha vissuto quello che chiunque osi proclamare l’esperienza della verità divina, cioè, la derisione.

Hanno schernito i precetti della verità divina, definendoli "i suoi sogni" Ge 37:20. Certo, erano i sogni di Giuseppe, ma erano più di questo. Erano rivelazioni da parte di Dio stesso. Ogni epoca ha avuto questa critica della verità divina. La Bibbia è spesso screditata come inaffidabile e composta da miti creati dall’uomo. Vance Havner affermò invece: "Coloro che dicono che la Bibbia è un mito, sono essi stessi degli sciocchi credenti di miti".

La loro condotta. Prima erano cattivi pensieri, poi parole cattive, ora osserviamo il comportamento malvagio dei fratelli di Giuseppe. Le loro azioni erano meschine, miste, mercenarie, e fuorvianti.

Le loro opere erano meschine. La loro meschinità ha spogliato Giuseppe della sua veste e l’ha gettato in un pozzo a soffrire Ge 37:23-24 mentre; senza coscienza si sono seduti a godere di un pasto Ge 37:25. Poi l’hanno venduto come schiavo Ge 37:28, e più tardi hanno inflitto un grande dolore al loro padre nel riferire che Giuseppe era stato ucciso Ge 37:32-33 Ge 42:21 aggiunge una nota interessante a questa meschinità. Viene riportata una conversazione dei fratelli in Egitto qualche anno più tardi riguardo alle loro meschinità verso Giuseppe: "E si dicevano l’uno all’altro: Sì, noi fummo colpevoli verso il nostro fratello, giacché vedemmo l’angoscia dell’anima sua quando egli ci supplicava, e noi non gli demmo ascolto! Ecco perché ci viene addosso quest’angoscia". La loro cattiveria non ha ascoltato le suppliche di clemenza, per quanto potessero essere serie. Che crudeltà, che depravazione! Ogni epoca ha visto questa satanica barbarie. Oggi, è visto in cose come stupri, omicidi, torture di ostaggi, e nei dittatori di governi malvagi.

Le loro opere erano miste. La maggior parte dei lettori della storia di Giuseppe nella Scrittura, tende a pensare che i dieci fratelli abbiano agito in grande unità nella persecuzione, ma non è stato così. Ruben non è stato d’accordo con i fratelli nel loro desiderio di uccidere Giuseppe. Egli disse: "Non gli togliamo la vita![ … ]! Non spargete sangue; gettatelo in quella cisterna ch’è nel deserto, ma non lo colpisca la vostra mano" Ge 37:21-22. Ruben ha tentato di "liberarlo dalle loro mani e restituirlo a suo padre" Ge 37:22. I suoi sforzi sono stati invece deboli, non ha fatto molto per aiutare Giuseppe. La sua proposta su come trattarlo suonava bene, però, era fatta solo per liberarlo temporaneamente "dalle
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