La santificazione progressiva
La santificazione caratterizza tutta la vita del popolo di Dio. Sotto il patto antico, Israele non fu soltanto proclamato un popolo santo in virtù della sua chiamata, ma fu anche chiamato alla santità. L’Eterno, infatti, disse a Mosè: "Parla a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Siate santi, perché io, l’Eterno, l’Iddio vostro, son santo" Le 19:2.
Successivamente, seguirono numerose prescrizioni divine (i Dieci Comandamenti e varie ordinanze), attraverso cui si manifestò questa santità. Essere un popolo santo, dunque, significa camminare ubbidendo ai comandamenti di Dio. Nel Nuovo Testamento, il popolo di Dio è chiamato a una santità ancora più completa: "Come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Siate santi, perché io son santo" 1Pi 1:15-16. L’espressione "tutta la vostra condotta" denota una chiamata alla santità assoluta.
Dunque, per i credenti la santificazione non è soltanto la realtà principale della loro esistenza (sono stati santificati fin dall’inizio), ma deve essere anche un processo costante. In precedenza abbiamo citato le parole di Paolo riguardo ad alcuni peccati: "Siete stati santificati." Subito dopo, però, insieme ad altri ammonimenti, Paolo esortò anche dicendo: "Fuggite la fornicazione" 1Co 6:18.
Di conseguenza, il credente è chiamato alla santificazione, o alla santità, costante. Nella sua seconda epistola ai Corinzi, Paolo parla della chiamata alla santità nell’Antico Testamento: "Uscite di mezzo a loro e separatevene, … e non toccate nulla d’immondo" 2Co 6:17; citazione libera di Is 52:11. In seguito, l’apostolo aggiunge: "Diletti, purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timor di Dio" 2Co 7:1. Le parole sono rivolte ai credenti: "Diletti (compreso lo stesso Paolo), purifichiamoci." Anche se i credenti e Paolo erano già stati santificati, dovevano continuare a santificarsi.
La ragione di questa chiamata alla santificazione è evidente: i credenti, seppur santificati, non sono assolutamente senza peccato nelle loro vite. Secondo Giovanni, "se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi" 1Gv 1:8. Citando ancora le parole di Paolo, c’è ancora una "contaminazione di carne e di spirito," ossia rimangono degli elementi di peccato della vita precedente.
Anche se siamo stati purificati (come abbiamo visto in precedenza), la purificazione continua a essere necessaria. Giovanni, infatti, dice ancora ai credenti: "Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità" 1Gv 1:9. In seguito, nella sua epistola, Giovanni afferma che "chiunque ha questa speranza in lui [Cristo], si purifica com’esso è puro" #1Gv 3:3.
La purificazione non cesserà mai di essere necessaria. Anche se siamo stati "resi perfetti" (come dice l’epistola agli Ebrei), Paolo afferma che abbiamo ancora bisogno che la nostra santificazione si compia. È importante osservare che nell’epistola agli Ebrei, che enfatizza grandemente la perfezione già ricevuta Eb 10:14, leggiamo anche: "Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore" Eb 12:14. La santità è una cosa che ogni credente deve procacciare nella propria vita.
In questo senso, la santificazione denota una trasformazione progressiva. Paolo scrisse ai romani: "Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio; … . E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente" Ro 12:1-2.
Queste parole sono chiaramente rivolte ai credenti, infatti Paolo li chiama "fratelli"; e il sacrificio necessario è "santo." Tuttavia, i credenti son chiamati a non conformarsi al mondo e a sottoporsi a una trasformazione costante.
Pur essendo santi, i credenti sono esortati a continuare a consacrarsi affinché la trasformazione si completi. Questo non è un movimento verso la santificazione (perché i credenti sono già santi), ma è una crescita nella santificazione, cioè un processo di trasformazione graduale. Paolo lo spiega chiaramente ai Corinzi: "Noi tutti contemplando a viso scoperto, come in uno specchio, la gloria del Signore, siamo trasformati nell’istessa immagine di lui, di gloria in gloria, secondo che opera il Signore, che è Spirito" 2Co 3:18. Riguardo a questo cambiamento progressivo non c’è nulla di automatico, ma si verifica mentre contempliamo "la gloria del Signore." Tuttavia, contemplando questa gloria, siamo trasformati "di gloria in gloria!" Questa è la vera trasformazione graduale, la progressione della santificazione!
Un altro versetto dell’epistola agli Ebrei relativo al processo di santificazione contiene queste parole stimolanti: "Anche noi, dunque, poiché siam circondati da sì gran nuvolo di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, corriamo con perseveranza l’arringo che ci sta dinanzi, riguardando a Gesù"
Eb 12:1. Qui, paragonando la vita cristiana a una corsa, l’autore ordina di mettere da parte il peccato per concludere la corsa. Non si tratta di mettere da parte il peccato una volta per sempre, ma di continuare a farlo per tutta la vita.
La santificazione, dunque, non è solo un dato di fatto o una realtà compiuta nella nostra vita, ma è anche una questione di crescita quotidiana nella santità.