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ARGOMENTO: Mentalità semitica

Mentalità semitica 06/03/2013 21:56 #7750

Carissimo Ciro sarebbe davvero interessante approfondire queste tue affermazioni:

quindi con la cosiddetta (seppur inesistente mentalità semitica inventata dagli occidentali dei nostri giorni)


Proprio l'altro giorno ne parlavamo con un altro fratello del forum di questo argomento, di come viene usato a supporto di alcune interpretazioni.

Aspetto un tuo intervento

Grazie
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Mentalità semitica 07/03/2013 06:10 #7755

Ciao Stefano,

1) Col nome di Semiti è designato un vasto e compatto gruppo etnico e linguistico dell'Asia anteriore le cui sedi presentavano nell'antichità e (prescindendo da pochi nuclei isolati formatisi in seguito a particolari vicende migratorie) presentano tuttora una singolare continuità territoriale.
Il popolo semitico del quale possediamo le più antiche testimonianze storiche sono i Babilonesi – Assiri.

2) L'affinità linguistica non è, per sé sola, sufficiente prova dell'unità etnica, sicché anche per i Semiti, come per gl'Indoeuropei, questa è piuttosto postulata che rigorosamente dimostrabile; tanto più che un assoluto criterio antropologico distintivo della razza semitica non è stato finora trovato.

3) I popoli semitici sono i seguenti:
a) Assiro-Babilonesi;
b) Aramei;
c) Cananei da cui i due rami principali: Fenici ed Ebrei;
d) Arabi ed Etiopi.

4) I Semiti dei quali si hanno le prime notizie storiche sono quelli che si riscontrano nella Babilonide, dove si trovano a contatto (almeno a partire dal 4° millennio a. C.) con i Sumeri, i creatori della civiltà mesopotamica.

5) Una delle più cospicue migrazioni semitiche, la cui importanza è stata capitale per lo svolgimento ulteriore della storia dei Semiti, è quella che ebbe inizio, sempre nella stessa direzione N-S., verso la metà del 2° millennio e si sviluppò durante almeno due secoli: essa è quella che condusse gli Aramei, gli Ebrei e i popoli loro affini (Ammoniti, Moabiti, Edomiti) nelle regioni dove essi assunsero consistenza etnica e si diedero assetto politico.

6) …… Da ciò risulta che di un "semitismo" puro non si può parlare per nessuno dei popoli stabiliti nell'Asia anteriore né dal punto di vista etnico né da quello della civiltà.

7) I tentativi che sono stati ripetutamente fatti di definire questa caratteristica peccano in genere di astrattezza, mentre d'altra parte errano per lo più nel considerare come specificamente semitico questo o quell'elemento che non è se non la risultante di un determinato e individuale svolgimento storico. Si può tuttavia riconoscere, specialmente negli Arabi nomadi (Beduini) tra i quali sopravvive immutata l'antichissima società semitica, qualche elemento più rappresentativo del semitismo, che presso gli altri popoli semitici più progrediti e più esposti alle influenze straniere si è o completamente obliterato o mantenuto in forme latenti e alterate.

9) Neppure nell'organizzazione sociale i Semiti presentano caratteri assolutamente originali, né quelli che si possono considerare come primitivi si sono poi mantenuti attraverso lo sviluppo storico dei singoli popoli. Data l'origine nomade dei Semiti, è ovvio trovare presso di loro le forme sociali caratteristiche del cosiddetto ciclo pastorizio: patriarcato e costituzione tribalizia.

Ora mi chiedo: «se col nome di Semiti è designato un vasto e compatto gruppo etnico e linguistico dell'Asia anteriore», come si fa a parlare di un solo popolo come portatore o rappresentante di una cosiddetta “mentalità semitica” ? Questo vale anche per i Giudei ovviamente: non possono considerarsi semiti puri, sotto l’aspetto antropologico, infatti, in essi l’immissione di sangue straniero – presente in tutti ceppi semitici, anche quelli più antichi - è cominciata fin dai tempi dell’antico Israele ed è continuata ininterrotta per buona parte del medio evo.

In primis, quindi, la mentalità semitica non esiste, esattamente come non esiste la mentalità Italiana, Francese, Spagnola ecc. ecc. Si può parlare, al massimo, di mentalità semitiche di un periodo e di mentalità semitiche di altri periodi, o meglio, di una pluralità di mentalità anche a livello sincronico, secondo: il proposito di costruire una mentalità semitica assoluta è un assurdo.



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Mentalità semitica 07/03/2013 19:31 #7761

Ciro che ne pensi delle seguenti citazioni di alcuni.


Le persone dei tempi biblici, però, non avevano proprio bisogno di alcuno studio. La Bibbia parlava nella loro lingua, usando le espressioni tipiche della loro lingua e le loro categorie mentali. Siamo noi, oggi, a dover studiare quella lingua, le sue espressioni e le categorie di pensiero di allora.


pensiero semitico molto concreto e del tutto refrattario alle astrazioni...............
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Mentalità semitica 08/03/2013 09:30 #7765

stefano ha scritto:
Ciro che ne pensi delle seguenti citazioni di alcuni.


Le persone dei tempi biblici, però, non avevano proprio bisogno di alcuno studio. La Bibbia parlava nella loro lingua, usando le espressioni tipiche della loro lingua e le loro categorie mentali. Siamo noi, oggi, a dover studiare quella lingua, le sue espressioni e le categorie di pensiero di allora.


pensiero semitico molto concreto e del tutto refrattario alle astrazioni...............


Il quadro delineato dal tuo interlocutore sembra un quadro armonioso e perfetto, ma in realtà non è così. Diamo un'occhiata, molto sintetica, alla situazione storico - sociale - religiosa dell'epoca del II Tempio, passando per Il Verbo Incarnato fino ad arrivare alle prime comunità Cristiane.

1) I Farisei: sino almeno alla fine del secolo I d.C., negavano in opposizione agli Asidei ogni attesa apocalittica della prossima fine, ed erano critici verso le forme di messianismo; si tenevano separati da tutto ciò che non era giudaico ed impuro. Essi mostravano massimo rispetto per la torah, ovvero il Pentateuco, la legge di Mosè, scritta e da essi interpretata; ma consideravano altrettanto fondamentale la legge o torah orale, una tradizione che interpretava e completava l’opera mosaica. Questo è il maggior punto di scontro con i Sadducei, che rigettavano ogni tradizione e interpretazione orale della legge. I Farisei ammettevano l’intervento divino nel governo del mondo, senza negare il libero arbitrio umano, tenendo così una posizione intermedia tra i Sadducei, che limitavano enormemente l’azione della provvidenza, e gli Esseni, che negavano del tutto il libero arbitrio e ponevano ogni cosa in mano al destino. Come i gruppi apocalittici, insegnavano l’immortalità dell’anima e aspettavano la risurrezione dei morti con il corpo, cosa che i Sadducei negavano, come probabilmente non ammettevano altro essere spirituale all’infuori di Dio, secondo la testimonianza di Atti XXIII, 8: “I Sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i Farisei invece professano tutte queste cose”; essi credevano nell’esistenza degli angeli, e nella retribuzione eterna personale.

N.B. Si noti che l’eccessivo formalismo e legalismo di alcuni Farisei, contro il quale Gesù si scagliò venne talora criticato anche da certi esponenti del rabbinismo, come ci testimonia il Talmud babilonese.

2) I Sadducei: credevano nell’ esclusività della legge scritta, rifiuto dell’immortalità dell’anima, della retribuzione personale e della risurrezione, attenendosi all’idea tradizionale dell’aldilà (sheol). La negazione dell’esistenza di angeli e spiriti ci è riportato solo dall’evangelista Luca.

3) I Samaritani: È nota l’avversione reciproca tra i Samaritani e gli altri Giudei; per questo Gesù, rivolgendosi ai Giudei, dedica una parabola al buon samaritano, ad indicare un uomo comunemente malvisto. I Samaritani compivano i loro sacrifici sul monte Garizim, cosa che ancor oggi li caratterizza. Essi attendevano una sorta di Messia simile a Mosè, ed erano attaccatissimi alla lettera della legge.

4) I Battisti: In Palestina esistevano movimenti popolari di risveglio religioso che annunciavano l’imminenza della salvezza escatologica, annunciata a tutti senza distinzioni, anche ai pagani (Lc 3,7-14), tramite l’immersione nell’acqua viva; le informazioni su questi movimenti, al di là di quello di Giovanni Battista e di alcuni gruppi mandei dell’Iran e dell’Iraq, sono assai lacunose.

● Non vengono menzionati nel NT, invece, Zeloti, Terapeuti, Esseni, i seguaci di Giovanni di Giscala, i seguaci di Simone Bar Giora…..

● Abbiamo ancora l’Enochismo, Quando la Legge mosaica fu accettata dagli enochici (seconda metà del II sec. a.C.), essa fu considerata valida solo in quanto corrispondeva a leggi delle Tavole Celesti, o almeno non le contraddiceva. Il valore della Legge mosaica era puramente storico.

I Qumranici: accettavano pienamente la Legge mosaica (1QS 5,otto), che cercarono di unificare eliminando contraddizioni. Accanto alla Legge documentata nel Pentateuco si trova a Qumran anche una legge unificata e scritta in un’opera nota come Rotolo del Tempio. Quale sia il rapporto fra questa legge e quella della Torah mosaica vera e propria non è chiaro.

Stefano dicevi: «Le persone dei tempi biblici, però, non avevano proprio bisogno di alcuno studio. La Bibbia parlava nella loro lingua, usando le espressioni tipiche della loro lingua e le loro categorie mentali. Siamo noi, oggi, a dover studiare quella lingua, le sue espressioni e le categorie di pensiero di allora».

Beh e meno male che avevano tutti la stessa lingua e le stesse espressioni, altrimenti sai quanti altri gruppi, ancora, sarebbero sorti in seno al Giudaismo!!! Stefano studiavano giorno e notte, eccome se studiavano, la stessa lingua? quale l'ebraico o l'aramaico? per quelli della diaspora l'ebraico, l'aramaico o il greco? Tra loro c’erano differenze dottrinali non da poco. Lo stesso Signore Cristo Gesù quanti scontri ebbe con tutti i gruppi giudaici dell’epoca del II Tempio? Non erano quelli che parlavano la stessa lingua e non avevano astrazioni? Eppure il Signore sedeva e parlava con pubblicani, peccatori, prostitute, samaritani, mentre con quelli "che non avevano bisogno di studiare" e che "parlavano la stessa lingua" si scontrava continuamente.

Stefano caro, ascoltiamo, che è meglio, il consiglio di Paolo:

«e non diano(mo) retta a favole giudaiche
né a comandamenti di uomini che voltano le spalle alla verità.» Tt 1,14.


Immagino poi che nel sostrato della tua domanda (se non c’è anticipo la tua prossima domanda ), a proposito poi della lingua, ci sia un riferimento al fatto che – i giudaizzanti dell’Evangelo e i detrattori del cristianesimo [che si annidano nelle Facoltà teologiche, nel sionismo cristianizzato ecc. ecc. (i santoni internettiani nemmeno li considero)] – sostengono che ci sia stato, prima dei Vangeli scritti in greco, un presunto Vangelo ebraico, tant’è che alcuni traducono il greco in ebraico e poi nella lingua occidentale: se tradurre vuol dire tradire immagina il minestrone.

Tutto è ipotizzabile, ma le prove sono tutt'altra storia: tra gli accademici vi è consenso che i nostri vangeli attuali non sono traduzioni di testi semitici, e anche chi si spinge a tentare la ricostruzione di documenti precedenti utilizzati dai vangeli, tipo la fonte Q impiegata da Mt e Lc o la fonte dei Segni sepolta sotto il Vangelo di Giovanni, giunge sempre al medesimo risultato: testi scritti in greco..

E per il greco, caro Stefano, la lingua del Nuovo Testamento, con tutto il rispetto per "quelli che non hanno bisogno di studiare" e degli esperti di qualsiasi lingua, i nostri studiosi non hanno bisogno di nessun maestro!!! Anzi....

1. La Palestina era pienamente inserita nel mondo ellenistico già da secoli: in Galilea come in Giudea una conoscenza anche solo rudimentale di greco non sarebbe stata una rarità nemmeno tra la popolazione comune, tanto meno per persone letterate come gli scribi che producevano questi testi (e infatti c'è tranquillamente chi ha sostenuto - magari senza riuscire a ottenere consenso, ma poco importa - che il vangelo di Marco e quello di Matteo, oltre naturalmente alla fonte Q, siano stati scritti in Galilea).

2. La missione ai gentili e la loro inclusione nelle comunità, fu un fenomeno precocissimo, praticamente immediato, e comune a tutti i diversi orientamenti cristiani a noi noti: ad essere oggetto di discussione e di scontro erano solo le modalità pratiche di aggregazione dei gentili, il "come", non il "se".

3. L’idea che i Vangeli abbiano un originale ebraico è già stata discussa nel mondo accademico, e scartata, basta vedere la bibliografia più recente in merito. Questo non vuol dire che sia impossibile che i Vangeli abbiano un originale ebraico, vuol però dire che non si può mettersi a discutere partendo come presupposto da una tesi controversa e che francamente non ha tutto questo successo, per ottimi motivi.

Data questa situazione, è davvero così impensabile che non sia mai esistito un vangelo ebraico? Posso capire, ipoteticamente parlando, la fruibilità, anche missionaria, di un vangelo aramaico...ma un vangelo ebraico a chi sarebbe servito???

Al pensiero semitico molto concreto e del tutto refrattario alle astrazioni……a cui "tu", Stefano, facevi riferimento rispondiamo con l’insegnamento del Santo Apostolo:

«Avendo dunque una tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza, e non facciamo come Mosè,
che si metteva un velo sul volto, perché i figli d'Israele non fissassero lo sguardo sulla fine
di ciò che era transitorio.
Ma le loro menti furono rese ottuse;
infatti, sino al giorno d'oggi,
quando leggono l'antico patto,
lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché è in Cristo che esso è abolito.
Ma fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul loro cuore;
però quando si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso».



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Mentalità semitica 08/03/2013 12:17 #7767

Ciro concordo pienamente con te, sono anche dell'avviso che molto di questo argomento è stato oggetto di strumentalizzazione per tentare di dare una chiave di lettura della bibbia diversa da quella che noi conosciamo nell'ambito evangelico,la quale ritengo personalmente essere la più corretta.


Ti sottopongo però alcuni passaggi che danno credito alle suddette teorie legate al pensiero semitico...


Per fare un esempio banale, se scriviamo “dimmi quella cosa” oppure "dammi quella casa” in scrittura vocalizzata il lettore capisce immediatamente di cosa si sta parlando, se di “cosa” o di “casa”.

Ma se leggiamo la frase, in forma consonantica, “dmm qll cs” non sappiamo, alla visione immediata del testo, se si sta dicendo “dimmi quella cosa” oppure “dammi quella casa”.

Lo dobbiamo capire dal contesto, dall'insieme del discorso, facendoci un'immagine mentale di cosa voglia effettivamente dire la frase letta. Un esempio un po’ più sofisticato ci dice che “...la sequenza consonantica ktb poteva significare sia kataba (lui scrisse) che kutiba (fu scritto)” (fonte Wikipedia). Da cui si capisce bene come le interpretazioni dei “testi sacri” semitici fossero quanto mai problematiche e facilmente manipolabili.

Sia l’ebraico che l’arabo utilizzarono perciò segni di vocalizzazione (puntini o trattini detti “diacritici” probabilmente introdotti verso il V o VI sec. d.C.), anche se nella pratica comune sono ormai ritenuti inutili e non vengono più usati
.
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Re: Mentalità semitica 09/03/2013 10:58 #7775

stefano ha scritto:
Ciro concordo pienamente con te, sono anche dell'avviso che molto di questo argomento è stato oggetto di strumentalizzazione per tentare di dare una chiave di lettura della bibbia diversa da quella che noi conosciamo nell'ambito evangelico,la quale ritengo personalmente essere la più corretta.


Ti sottopongo però alcuni passaggi che danno credito alle suddette teorie legate al pensiero semitico...


Per fare un esempio banale, se scriviamo “dimmi quella cosa” oppure "dammi quella casa” in scrittura vocalizzata il lettore capisce immediatamente di cosa si sta parlando, se di “cosa” o di “casa”.

Ma se leggiamo la frase, in forma consonantica, “dmm qll cs” non sappiamo, alla visione immediata del testo, se si sta dicendo “dimmi quella cosa” oppure “dammi quella casa”.

Lo dobbiamo capire dal contesto, dall'insieme del discorso, facendoci un'immagine mentale di cosa voglia effettivamente dire la frase letta. Un esempio un po’ più sofisticato ci dice che “...la sequenza consonantica ktb poteva significare sia kataba (lui scrisse) che kutiba (fu scritto)” (fonte Wikipedia). Da cui si capisce bene come le interpretazioni dei “testi sacri” semitici fossero quanto mai problematiche e facilmente manipolabili.

Sia l’ebraico che l’arabo utilizzarono perciò segni di vocalizzazione (puntini o trattini detti “diacritici” probabilmente introdotti verso il V o VI sec. d.C.), anche se nella pratica comune sono ormai ritenuti inutili e non vengono più usati
.


1) Sono d'accordo, ma la necessità di contestualizzare un testo nel suo contesto non è una prerogativa del solo mondo arabo e ebraico: se leggo i Promessi Sposi iniziando dalla fine del libro non saprò mai nulla del cambiamento di Frà Cristoforo, tanto per fare un esempio, ovviamente ciò vale, in ambito sacro, anche per il NT.

2) Per il discorso consonantico accetto la tua affermazione, vista la mia non conoscenza dell'arabo e dell'ebraico, però ti chiedo: cosa c'entrano le consonanti, le vocalizzazioni, i punti e i trattini col Greco del NT?
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Re: Mentalità semitica 09/03/2013 15:49 #7776

Ciro in effetti non centra assolutamente nulla, ma la considerazione eccessiva di alcuni del pensiero semitico dove gli stessi si sono arroccati, intacca anche il chiaro messaggio vocale/consonantico della lingua Greca.


Ciro, personalmente ho delle idee ben chiare a riguardo. Il nuovo testamento illumina le ombre del vecchio e non viceversa.

In fatti troverai spesso alcuni pseudo esperti interpretare il nuovo testamento su deduzioni del tutto personali tratte dal vecchio.

Non sarebbe male in ogni caso, fare qualche esempio sulla reale debolezza di chi si arrocca dietro l'orientamento del pensiero di un popolo facendone un cavallo di battaglia per una diversa interpretazione delle scritture.
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Re: Mentalità semitica 10/03/2013 21:14 #7781

Vorrei dare uno spunto di riflessione alla nuova discussione,

2Timoteo 3:16

Tutta la scrittura è divinamente inspirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare in giustizia.


La domanda che pongo è, cosa è sfuggito all'Apostolo Paolo, cosa è sfuggito alla guida dello Spirito Santo.......di certo assolutamente nulla.

Ecco il testo per intero dove è incastonato questo verso meraviglioso:

2Timoteo 3

1 OR sappi questo, che negli ultimi giorni sopraggiungeranno tempi difficili. 2 Perciocchè gli uomini saranno amatori di loro stessi, avari, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti a padri e madri, ingrati, scellerati; 3 senza affezion naturale, mancatori di fede, calunniatori, incontinenti, spietati, senza amore inverso i buoni; 4 traditori, temerari, gonfi, amatori della voluttà anzi che di Dio; 5 avendo apparenza di pietà, ma avendo rinnegata la forza d'essa; anche tali schiva. 6 Perciocchè del numero di costoro son quelli che sottentrano nelle case, e cattivano donnicciuole cariche di peccati, agitate da varie cupidità; 7 le quali sempre imparano, e giammai non possono pervenire alla conoscenza della verità. 8 Ora, come Ianne e Iambre contrastarono a Mosè, così ancora costoro contrastano alla verità; uomini corrotti della mente, riprovati intorno alla fede. 9 Ma non procederanno più oltre; perciocchè la loro stoltizia sarà manifesta a tutti, siccome ancora fu quella di coloro.
10 ORA, quant'è a te, tu hai ben compresa la mia dottrina, il mio procedere, le mie intenzioni, la mia fede, la mia pazienza, la mia carità, la mia sofferenza; 11 le mie persecuzioni, le mie afflizioni, quali mi sono avvenute in Antiochia, in Iconio, in Listri; tu sai quali persecuzioni io ho sostenute; e pure il Signore mi ha liberato, da tutte. 12 Ora, tutti quelli ancora, che voglion vivere piamente in Cristo Gesù, saranno perseguitati. 13 Ma gli uomini malvagi ed ingannatori, procederanno in peggio, seducendo, ed essendo sedotti. 14 Ma tu, persevera nelle cose che hai imparate, e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi tu le hai imparate; 15 e che da fanciullo tu hai conoscenza delle sacre lettere, le quali ti possono render savio a salute, per la fede che è in Cristo Gesù. 16 Tutta la scrittura è divinamente inspirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare in giustizia; 17 acciocchè l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni buona opera.



Per questioni di spazio non posto altri versi della scrittura riguardo ai falsi dottori che minavano la sana dottrina, in nessuno di questi scritti , troviamo accenni circa l'importanza di conoscere la mentalità degli Ebrei per una corretta interpretazione delle scritture.

Semmai il peculiare profilo del falso dottore non è la mancanza di conoscenza del pensiero semitico di questa categoria, che da li a poco li avrebbe portato fuori dottrina.....no assolutamente no, ogni riferimento ai falsi dottori era per una loro volontaria intenzione di adulterare le scritture con diverse interpretazioni.

a dopo .
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Re: Mentalità semitica 10/03/2013 21:39 #7782

Il pericolo delle false dottrine nasceva intenzionalmente e non accidentalmente per mancanza di conoscenza del substrato Ebraico, e non come viene denunciato da alcuni pseudo esperti di oggi, i quali affermano che sia i traduttori che lettori siano stati catapultati fuori dalle verità bibliche per la mancanza di conoscenza del pensiero semitico.

In assenza di consocenza di tale pensiero, si arriva a dedurre false interpretazioni e a praticare false dottrine.

Potete verificare di persona leggendo le scritture a riguardo, nessun riferimento da nessuna parte, per nessun motivo, la bibbia (visto la colossale importanza che danno alcuni sulla con conoscenza del pensiero semitico)parla di questo fenomeno, come futuro problema che avrebbe interessato l'interpretazione/traduzione delle scritture.


E' certo e chiaro, che il messaggio di se, Dio non l'abbia affidato alla consocenza dell'orientamento culturale di un popolo, il quale si è dimostrato inaffidabile nel tempo, con la conclusione di Gesù stesso che afferma che non intendevano le scritture.

Matteo 22:29

Ma Gesù, rispondendo, disse loro: Voi errate, non intendendo le Scritture, nè la potenza di Dio.




Di quale scritture parlava Gesù? non certo gli evangeli, o le epistole di Paolo o di Pietro, Gesù si riferiva a quello che noi definiamo Vecchio testamento.
Come! la Torah scritta dai semiti non venne compresa dai più.... i quali sempre semiti erano?


Non vorrei essere troppo semplicistico.... ma forse non è per questo motivo che la scrittura non cita mai, mai, la necessità di conoscere l'orientamento culturale semitico come garanzia di corretta unterpretazione della bibbia!

Forse non è stato l'orgoglio della loro cultura a travisare tutto l'insegnamneto biblico circa la rivelazione del Messia? Cosa prevale ancora oggi circa la venuta del Messia, il pensiero di Dio, oppure i pensiero semitico degli Ebrei?

Riflettiamo


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Re: Mentalità semitica 10/03/2013 22:24 #7783

L'esempio che segue potrebbe dare l'idea di come alcuni pseudo studiosi siano arrivati a delle conclusioni facendo alcuni ragionamenti.

Esempio che esaspera il concetto.....( è solo un esempio)

Se nel pensiero culturale semitico, il colore bianco era chiamato rosso, Dio per fare riferimento al colore bianco quando parlava con i semiti,doveva dire rosso......

Ora noi per capire di quale colore stava parlando Dio, dobbiamo conoscere il loro pensiero...se conosciamo bene il loro pensiero apprendiamo che il colore in questione era bianco, se invece leggiamo senza conoscere il pensiero semita apprendiamo che il colore è rosso.

A dopo per approfondire su questa apparente corretta logica di interpretazione.
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