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ARGOMENTO: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù

Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 11:15 #3526

Una volta che l'accordo tra lo sposo ed il padre della sposa era stato raggiunto, alla sposa veniva data un'opportunità per accettare l’offerta. Ora, abbiamo bisogno di ricordare che nei tempi antichi, quando il capo famiglia prendeva una decisione, la prendeva per tutta la famiglia. Era il padre che sceglieva lo sposo per sua figlia, e sebbene la figlia aveva l’opportunità di accettare l’offerta di matrimonio, naturalmente era “condizionata” dalla volontà del padre. Questo però non significa che il padre era inconsapevole o indifferente dei desideri o del bene di sua figlia. Quale padre non ama i suoi figli e non desidera il meglio per loro?

La "presentazione" di sé stesso, da parte del giovane sposo, avveniva formalmente con un calice di vino su cui era stata fatta una benedizione e che avrebbe posato a terra dopo aver fatto un sorso, e questo avveniva davanti alla donna. Lei, se accettava, raccoglieva il calice e finiva di berlo, - inclusa la “feccia” – prendendo l’amaro con il dolce. Una volta che lei aveva accettato il calice, non poteva più cambiare idea. Non apparteneva più a sé stessa, ora era stata comprata a prezzo”. A questo punto c’era la firma della Ketubah.
Questa era una relazione giuridicamente vincolante, che poteva essere rotta solo con un divorzio. Secondo l’usanza, solo lo sposo aveva questa scelta.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 11:50 #3527

2) Il fidanzamento - ERYUSIN

Dopo che era stato preso il calice, i futuri sposi sarebbero entrati nel tempo del Fidanzamento o Erusin, conosciuto anche come "Kiddushin" – Santificazione (dalla parola Kadosh, santo). Lo sposo quindi, avrebbe fatto alla sposa un annuncio di questo genere: "vado alla casa di mio padre per preparare un posto per te e quando sarà pronto, ritornerò e ti prenderò per essere sempre con me”. Qui è facile fare dei paralleli con la famosa affermazione di Gesù di Giov.14:1-3.
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Ultima modifica: 06/06/2012 12:15 Da Chris.

Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 11:58 #3528

Proprio come il futuro sposo, sarebbe andato dalla sua casa a quella della sposa, così Gesù, «nella pienezza dei tempi», è partito dalla casa del Padre per venire nella casa della sposa, la terra. Il patto scritto è costituito dalle Sacre Scritture. Egli ha concordato l’alto prezzo da pagare per la sua sposa: la propria vita. E, come i futuri sposi condividevano un calice di vino per sigillare il contratto di matrimonio, così Gesù ha condiviso un calice con la sua Sposa alla cena di Pasqua.

I discepoli hanno bevuto del calice, accettando così l'offerta. Facciamo la stessa cosa, ogni volta che il calice viene messo davanti a noi. Questo calice segnava l’inizio del tempo del fidanzamento - «erusin». Dobbiamo però ancora discutere un’ultima cosa che lo sposo portava insieme a lui: il dono (matan) nuziale per la sposa.

L’uomo presentava dei doni alla donna, doni che non facevano parte del “prezzo della sposa” contrattato con suo padre. Nell’esempio di Abrahamo, Isacco, Eliezer e Rebecca, ricordiamo che Eliezer si è presentato con 10 cammelli piedi di doni per assicurare la sposa ad Isacco e che alcuni di questi doni sono stati dati a Rebecca prima che Eliezer incontrasse la sua famiglia, e certamente prima del “calice di fidanzamento”.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 12:01 #3529

È interessante osservare nell’esempio di Abrahamo, Isacco ed Eliezer, questi doni sono stati dati dal padre, a nome del figlio, attraverso il servitore. Ricordiamo anche che il nome Eliezer significa “consolatore” o “aiutante”.

Sembra che almeno uno degli scopi di questi doni fosse quello di corteggiare la giovane donna per l’accettazione della proposta.

Ai tempi di Gesù, essi servivano anche per mostrare che lo sposo apprezzava la sposa e per aiutarla a ricordarsi di lui durante il periodo del fidanzamento – un segno dell’aver sigillato l’accordo.

È solo DOPO che la donna beveva dal calice che egli diventava una “sposa”. Prima di questo punto, lei era solo una sposa potenziale. Dopo la sua entrata nel tempo del fidanzamento, anche il padre le faceva dei doni per aiutarla a prepararsi per il ritorno dello sposo.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 12:06 #3530

Il futuro sposo avrebbe fatto il suo annuncio che stava preparando un posto per la sposa, come abbiamo già detto. Quindi ritornava da suo padre, a casa, ed iniziava a preparare un luogo per la settimana del matrimonio, una camera nuziale e/o una casa. Benché ora, essi erano giuridicamente legati l’uno all’altro, non vivevano però insieme durante questo tempo.

Infatti, la tradizione giudaica proibisce rigorosamente l’unione fisica tra una coppia di fidanzati. Questo era il tempo del fidanzamento, la santificazione - un tempo di preparazione per le responsabilità di quella parte del matrimonio che ancora doveva venire.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 12:08 #3531

Costruire la Camera Matrimoniale non era un compito di poco conto per lo sposo. Egli avrebbe costruito una edificio separato sulla proprietà di suo padre o avrebbe aggiunto una stanza alla casa di suo padre.
Poteva richiedere un anno o più perché tutto fosse completato. La camera matrimoniale doveva essere un bel posto dove portare la sposa.
Era qui che sarebbe iniziata la loro vita in comune e la camera doveva essere meritoria dell’occasione.
La coppia avrebbe passato sette giorni lì dentro, e quindi doveva essere fornita di tutte le necessità.

Ma era il padre dello sposo, e non lo sposo, che prendeva la decisione di stabilire quando tutto era pronto. Il giovane poteva andare a prendere la sposa solo quando aveva l’approvazione del padre.
È facile vedere la logica di questo. Se tutto fosse lasciato allo sposo, probabilmente avrebbe costruito una capanna e sarebbe corso a prendere la sposa.
Ma il padre, che aveva la saggezza dell’esperienza, era il giudice finale di quando la camera era pronta. Se allo sposo veniva chiesto quando sarebbe avvenuto il matrimonio, l’unica risposta che poteva dare era: “solo mio padre lo sa”.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 12:13 #3532

E cosa faceva la sposa mentre lo sposo era intento a preparare il posto per il loro matrimonio? Questo era un tempo di preparazione anche per lei.
Avrebbe passato il tempo ad imparare come piacere a suo marito e prepararsi a vivere come una moglie. Una delle prime cose che la sposa faceva era un'immersione rituale, chiamata "mikveh", per simboleggiare che le cose precedenti erano passate e che si avviava ad una nuova vita con il suo caro.
Durante questo tempo lei avrebbe preparato anche il suo vestito di matrimonio, e questo era un “evento comunitario”.

Le donne si riunivano insieme alla sposa per aiutarla nella preparazione del suo abito. Lei raccoglieva anche la sua dote (shiluhim), la maggior parte della quale le era data da suo padre come parte della sue eredità e presa dal “prezzo della sposa”. L’usanza prevedeva che lei doveva tenere pronta una lampada ad olio nel caso lo sposo venisse di notte, ed in questo caso doveva essere pronta a fare il viaggio in qualunque momento.

La venuta dello sposo non doveva coglierla impreparata, e man mano che il tempo si avvicinava, lei doveva dormire con l’abito nuziale vicino a lei. Poteva anche indossarlo mentre dormiva. Per tutto il periodo dell’attesa, la sposa doveva portare un velo ogni volta che usciva di casa, come simbolo di consacrazione verso il suo sposo e per dissuadere altri pretendenti a farsi avanti.

Come il tempo si avvicinava, lei preparava anche le sue sorelle e le sue damigelle d’onore (non sposate) che sarebbero andate con lei al matrimonio. Ognuna doveva approntare le loro lampade d’olio ed aspettare a casa della sposa ogni giorno ed ogni notte perché lo sposo poteva venire in qualunque momento ed all’improvviso si sarebbe tenuta la lieta cerimonia matrimoniale.

In pratica, esse dovevano fornire luce per illuminare la strada allo sposo che sarebbe venuto di notte.
La luce è un simbolo della presenza di Dio. La sposa non sapeva il momento, ma sapeva che ci sarebbe stato QUEL momento. C'erano occasioni in cui lo sposo sarebbe stato lontano per molto tempo. Ma egli aveva pagato un prezzo molto alto per la sua sposa e sarebbe sicuramente ritornato a prendere colei con la quale aveva fatto un patto.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 14:00 #3535

3) Le nozze «niššû’în» (nozze) o «huppah» (copertura)

«Niššû’în» viene dal verbo «nāšā’», che letteralmente significa «elevare» o «alzarsi». Sollevare la sposa è un costume matrimoniale antico: la sposa veniva portata alla cerimonia su una specie di seggio sollevato da aste di legno.
Ricordiamo, che né la sposa né lo sposo sapevano esattamente quando sarebbe venuto il tempo del niššû’în, poiché era il padre dello sposo a prendere la decisione.

Mentre la sposa aspettava il ritorno del suo fidanzato, questi stava preparando ed abbellendo la casa che li avrebbe accolti. Quando il padre decideva che tutto era pronto, avrebbe detto: «è arrivato il tempo». Allora, lo sposo chiamava i suoi testimoni per farsi accompagnare a prendere la fidanzata. Essi sarebbero partiti di notte, con l’intento di fare una sorpresa alla sposa. Questo è un elemento unico dell’antico matrimonio giudaico – la sposa veniva «portata via di soppianto». Può sembrare strano, ma è una cosa molto romantica – essere «rapita» e portata via nella notte dal suo amato a lungo aspettato – colui che per amore aveva pagato un prezzo tanto alto per averla in sposa.
Lo sposo sarebbe venuto «come un ladro nella notte» per fare una sorpresa alla sposa e cercando di trovarla addormentata. Così, nonostante lei era consapevole di tutto questo ed aveva fatto tutto quello che poteva per prepararsi al suo ritorno, la lampada con l’olio era sempre pronta ed il velo posto sulla sua testa, ed a volte dormiva addirittura con il vestito delle nozze, lei sarebbe comunque rimasta sorpresa dal ritorno dello sposo.
Ma c'erano alcune regole da seguire. I testimoni non potevano avvicinarsi subito a lei – dopo tutto, i suoi capelli potevano non essere in ordine. Così, quando lo sposo, i suoi fratelli ed i suoi amici si avvicinavano alla sua casa, erano obbligati a darle un avvertimento. Uno dei testimoni avrebbe gridato qualcosa del genere: «Ecco, lo sposo viene!» A questo sarebbe seguito il suono di uno «shofar» (corno di montone), nel caso che il grido non fosse sufficiente a svegliare la sposa dal sonno.
Quando la sposa sentiva il grido, lei sapeva di avere il tempo solo di afferrare i suoi abiti di matrimonio ed accendere la sua lampada. Le sue sorelle e le sue damigelle d’onore che volevano accompagnarla alle nozze, dovevano avere anch’esse le lampade pronte. Nell’Israele di quei tempi, di notte, senza lampada, non si poteva andare da nessuna parte. Le strade non erano né illuminate, né asfaltate.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 14:05 #3537

Lo sposo aspettava all’esterno mentre i suoi testimoni, velocemente, afferravano le ragazze e le portavano (rapivano) via. Il padre della sposa e i suoi fratelli facevano un «tentativo» per respingerli, ma la festa del matrimonio era sempre vittoriosa. La gente del villaggio, naturalmente, sarebbe stata svegliata dal rumore e, sentendo le grida e vedendo le lampade, si sarebbero resi conto che c’era un matrimonio e molti uscivano e si univano alla processione, con canti e danze, per andare alla casa del padre dello sposo.


Il testo sopra riportato, è tratto da "Yeshua haMashiah" di A. Quintavalle, pagg. 360ss.
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Ultima modifica: 06/06/2012 14:05 Da Chris.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 14:12 #3539

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Grazie a te carissimo,
ho potuto "vedere" tutta la scena dello sposalizzio e del rapimento... quindi, Gesù ancora una volta ha adottato immagini, usi e costumi reali per descrivere la relazione che intercorre tra Lui e la Sua "sposa"... ma ciò, non è bastato per farsi comprendere dai suoi... pur parlando con lo stesso linguaggio.


f.sco
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