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ARGOMENTO: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù

Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 29/05/2012 20:34 #3340

.
Secondariamente vediamo che l'enfasi non è al nome di famiglia, ma al fatto che il nome contraddistingue sia il carattere che la missione di Gesù. In Mt 1:22 comunque Matteo cita la profezia di Is 7:14 e da anche il significato del nome Emmanuele, (Emmanouel) che significa "Dio con noi", poi Matteo continua a raccontare la sua storia dicendo che quando Maria partorì, misero il nome che l'angelo aveva detto e cioè Gesù (Iesous una traslitterazione dall'ebraico Yeshua') che vuol dire "Yahweh salva" o "Yahweh è salvezza". I due nomi mettono in evidenza due caratteristiche di Gesù e cioè il fatto che nella Sua persona Dio sarebbe stato presente (Emmenuele) e che lo stesso Dio che si è incarnato, salva (Gesù).

Scusa Chris, in altro forum si è "guerreggiato" attorno al nome di Gesù, come è stasto tradotto e cosa vuol dire. Un biblista ( titolare del forum ) dice che nella bibbia non c'é traccia di "Yahweh salva" o di "Yahweh è salvezza"...
puoi spiegare tu come si arriva a questa forma che tu ci proponi quì? Grazie


poi, se puoi,
mi/ci spieghi il senso della scrittura riportata in:

Ebrei 1:4
diventato così di tanto superiore agli angeli, di quanto il nome che ha eredato è più eccellente del loro.

Grazie anticipate, in tutti i casi


f.sco
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Ultima modifica: 29/05/2012 20:41 Da francotecnos.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 30/05/2012 23:50 #3374

Caro Francotecnos,

certamente ho intenzione di rispondere alle tue domande che trovo interessanti, utili ed intelligenti, ma non credo sia questa la sede adatta.

Poiché non vogliamo ampliare troppo le nostre parentesi risponderò in una sezione apposita.

La pubblicherò quanto prima dei post appositi.


Con sincero affetto fraterno e stima

Chris
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Ringraziano per il messaggio: francotecnos

Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 31/05/2012 07:16 #3376

.


Fai con calma carissimo Chris... le mie domande erano solo affinché tu ti faccia il famoso nodo al fazzoletto.

pace




f.sco
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 31/05/2012 16:51 #3394

Caro Franco, se non ricordo male quella discussione nacque perchè un utente donna, postò un video da youtube veramente squallido, in cui il nome latino di Gesù corrispondeva a quello di un m., vabbè satana sa come adescare i suoi polli.

La domanda sulla lettera agli Ebrei, che a me piace molto, sarebbe utile approfondirla in altro thread, quì si parla di Matteo ed è giusto restare in argomento, rispondo brevemente alla tua prima domanda.


Giosuè: ben nun, nipote di Elisama capo di Efraim (ICro 7,27; Num 1,10) fu chiamato dalla sua famiglia . Hòs’ea’ = “salvezza”, Numeri 13,8 (NVR “Osea”); Deut 32,44 nell’ebr.; il nome ricorre più volte nella tribù di Efraim (ICron 27,20; IIRe 17,1; Os 1,1).
Mosè vi aggiunse il nome divino e lo chiamò yehòshua’, tradotto normalmente in italiano Giosuè.
Il greco Ièsosus rispecchia la contrazione aramaica Yesù (cfr. Neemia 3,19 dalla LXX).

Gesù: è la forma greca di Giosuè, cioè YHWH è salvezza, e gli scrittori del N.T. erano ben consapevoli del suo significato (Mat 1,21).
Il nome indicava, così la funzione che era attribuita a Gesù e ciò trovò più tardi espressione nel titolo Salvatore, che in un primo momento serviva per descrivere la funzione di Gesù (Atti 5,31; 13,23; Fil. 3,20), per poi diventare parte del suo solenne titolo (2Tim 1,10; Tito 1,4; 2Pie. 1,11).
Dizionario GBU.


Oltre a dire le stesse cose del GBU il Mckenzie aggiunge:
Al significato del nome << Yahweh è salvezza >> si allude in Mt 7,21; Lc 2,21, il titolo di salvatore è stato uno degli appellativi cristiani di Gesù.
Dizionario Biblico John L. McKenzie – Cittadella editrice


Caro Franco gli studiosi di questi 2 dizionari sono persone preparatissime, fidati.
Sulla vocalizzazione del tetragramma, la <<colpa>> è dei masoreti, quando aggiunsero le vocali alle consonanti dei manoscritti ebraici, e vocalizzarono anche il tetragramma.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 01/06/2012 15:52 #3428

Caro Francotecnos, Joshua3 mi ha anticipato e l'ha fatto più che degnamente; ha persino citato una stessa fonte che avrei citato io, ossia il dizionario GBU.

Non mi resta altro da fare che citare un'ulteriore fonte a conferma di quanto ha già scritto Joshua3.

In "The Complete Word Study - Old Testament" alla parola Joshua corrisponde il numero di strong 3091.

A questa voce possiamo leggere:
Yehowshuwa';
o
Yehowshu'a,
da 3068 (YHWH) e 3467 (yasha' salvare, liberare); Jehovah salva.

Spero questo sia più che sufficiente, in caso contrario siamo qui a disposizione.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 01/06/2012 15:54 #3429

Dimenticavo: circa ebrei, ti risponderò quanto prima. Ora vado, il tempo è tiranno!
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 10:49 #3522

Al fine di comprendere meglio le differenze tra un matrimonio giudaico ai tempi di Giuseppe e Maria e un nostro matrimonio italiano contemporaneo, riporto alcune utili informazioni tratte dal libro "Yeshua haMashiah - Il Messia Gesù nella cultura del Suo tempo" di Argentino Quintavalle.

Il matrimonio era formato da tre parti. Il primo passo era l'accordo, "shiddukhin". Questo veniva seguito dal fidanzamento, "erusin" o "kidushin". Quindi, dopo circa un anno o due, aveva luogo la cerimonia del matrimonio, chiamata "nisuin" o "huppah", la parte finale del matrimonio.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 11:02 #3523

1) l’accordo, conosciuto come "shiddukhin"

In Israele, c'erano tre modi diversi in cui questo accordo veniva fatto.

a) A volte il padre faceva l’accordo per suo figlio, come nel caso di Sansone, in Giud.14:1-10.

b) Altre volte, era attraverso un intermediario che lavorava per conto del padre, come nel caso di Eliezer per contro di Abrahamo a favore di Isacco, in Gen.24.

c) Talvolta, era lo sposo stesso che faceva questo, come nel caso di Giacobbe in Gen.29:15-30, benché anche qui, egli aveva seguito il consiglio di suo padre, Isacco.


La tradizione più comune era che il padre dello sposo scegliesse la sposa, o da solo o mandando un amico o un servitore di fiducia per venire a patti con i genitori della futura sposa e fare tutti gli accordi necessari. La storia di Abrahamo, Isacco ed Eliezer è un esempio classico dell’«accordo» iniziale.

Possiamo vedere, che benché gli accordi erano responsabilità del padre, spesso non era questa la pratica. Così il padre dello sposo delegava la responsabilità ad un suo rappresentante, come nel caso di Eliezer, il servitore di Abrahamo. Con il tempo, questo rappresentante è diventato noto come "shadkhan" (agente o intermediario di matrimonio).

È interessante osservare, come nel caso di Eliezar e di Rebecca, che lo shadkhan era rimasto con la sposa per proteggerla e guidarla nel viaggio per incontrare il suo sposo, e il suo nome, Eliezer, significa "consolatore" o "aiutante". Voglio anche menzionare che i rabbini hanno visto questo "scegliere" la sposa, già presagito nella creazione di Eva dalla “costola” di Adamo, i primi sposi. Ora, cosa dire dello sposo Gesù, il nuovo Adamo, e della sua sposa?

Come lo shiddukhin inizia con la scelta della sposa; così, anche i credenti in Gesù sono stati scelti come sposa del Messia: «siccome in lui ci ha eletti, prima della fondazione del mondo» (Efes.1:4). In 2Cor.11:2, noi vediamo Paolo che svolge la parte dell’«agente matrimoniale» che ha presentato i credenti al loro sposo. Ma, in ultima analisi, è lo Spirito Santo che fa la parte dell’«agente matrimoniale». Egli è il «Consolatore», l’«Aiutante». È Lui che tocca i nostri cuori, e ci chiama ad unirci con il nostro sposo Messia. È Lui che rimane con noi durante il viaggio per andare ad incontrare il nostro amato sposo.

Ritorniamo ora alle vecchie tradizioni d’Israele. Il futuro sposo iniziava molto presto le sue preparazioni per il matrimonio. La gente di quei tempi e di quella cultura non aveva alcun concetto del corteggiamento così come l’abbiamo noi oggi. Infatti, il “primo approccio” era costituito da una proposta di matrimonio. Così, non appena era in grado, avrebbe cominciato a risparmiare il denaro richiesto dal “prezzo della sposa”, di cui discuterò più avanti. Poi, arrivata l’ora di sposarsi, sarebbe andato in casa della donna che voleva sposare – o quella che suo padre gli aveva detto con cui sposarsi – a fare la conoscenza di suo padre e/o dei suoi fratelli. A lui avrebbe portato il “prezzo della sposa”, un patto scritto conosciuto come «ketubah» (scritto) o "Shitre Erusin" (accordo di fidanzamento), un otre di vino e dei doni per la sposa.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 11:05 #3524

Nella Ketubah dichiarava le sue intenzioni verso la sposa, le sue promesse al padre di lei riguardo la sposa, la sua capacità di avere cura di lei e di poterla mantenere e il prezzo che era disposto a pagare per il suo onore, chiedendo la sua mano in matrimonio. Serviva anche a mostrare al padre della sposa, quanto o poco, l’eventuale sposo aveva consapevolezza della responsabilità di prendere moglie. Più il giovane aveva lavorato lungamente e duramente per questo patto, più garantiva che aveva pensato a lungo e con serietà alle sue responsabilità.

Nella Ketubah, la sposa aveva la promessa che sarebbe stato provveduto a lei, che tutte le sue necessità sarebbero state provvedute dallo sposo. L’usanza giudaica richiedeva che la sposa fosse “mantenuta” ad un livello uguale o più alto di quello a cui era abituata. Se il suo futuro sposo veniva da una famiglia più ricca di lei, gli veniva chiesto di garantire alla sposa il livello di vita a cui lui era abituato. Se il suo futuro sposo proveniva da una famiglia più modesta della sua, gli veniva richiesto di provvedere alla sposa secondo il livello di vita a cui Lei era abituata.

Il “prezzo della sposa”, "mohar" non era di entità modesta - era spesso l'equivalente di anni di lavoro. Era VOLUTAMENTE costoso per lo sposo, ed una prova tangibile del suo amore e della sua volontà di sacrificarsi per il bene della sua amata – nonché per prevenire delle nozze affrettate.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 06/06/2012 11:09 #3525

Dopo il suo arrivo, lo sposo avrebbe “negoziato” con la famiglia della sposa. A volte, questi “negoziati” duravano giorni, settimane o mesi. Solo DOPO che il padre della sposa era soddisfatto del patto e del prezzo della sposa, all’uomo era permesso di presentarsi alla sposa.

Dopo il suo arrivo, lo sposo avrebbe “negoziato” con la famiglia della sposa. A volte, questi “negoziati” duravano giorni, settimane o mesi. Solo DOPO che il padre della sposa era soddisfatto del patto e del prezzo della sposa, all’uomo era permesso di presentarsi alla sposa.

Immagino che nella nostra cultura si storca il naso riguardo ad alcune di queste idee, come il patto ed il prezzo della sposa, e ci si chieda, “dov’è l’amore”? Penso che questa usanza non sia così cattiva come potrebbe sembrare a prima vista. Pensiamo a questo: dopo aver lavorato per mettere da parte il denaro necessario per pagare il prezzo della sposa – per non parlare del compito di scrivere la ketubah, che richiedeva molta riflessione da parte sua – il futuro sposo sarebbe stato più che convinto del passo che stava per fare.

In quella cultura, l’amore era considerato una decisione, un impegno. L'emozione era un dono di Dio che rendeva l’impegno più facile da mantenere nel corso degli anni.
Un'altra obiezione che si potrebbe fare è che la moglie veniva trattata come un "possesso" – non in maniera paritaria. Questo è vero, MA la tradizione giudaica insegna che una moglie era possesso di suo marito nello stesso modo in cui un figlio di Dio è “possesso” del Padre, un possesso di valore incomparabile, un tesoro inestimabile – un dono di Dio. Anche se di quel “dono” è stato a volte abusato – non dimentichiamo che spesso abusiamo ed usiamo impropriamente dei doni di Dio anche oggi – ciò non significa negare il suo valore.

Nelle Scritture, vediamo Gesù che segue queste stesse tradizioni. Egli è venuto dalla casa del Padre alla casa della sposa, la terra. Egli ha portato una ketubah, le Parola di Dio, che spiega le sue intenzioni ed i suoi provvedimenti per la sua sposa scelta. Egli ha negoziato nel Giardino del Getsemani. E il prezzo della sposa? Egli lo ha pagato con la sua vita.
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