Esaminando l’importanza del fatto che Gesù è il Figlio di Dio,
osserviamo i seguenti tre punti.
1. Gesù è la rivelazione della natura di Dio
Essendo il Figlio di Dio (con tutto ciò che implica riguardo
all’uguaglianza con Dio), nella sua incarnazione Cristo è la
rappresentazione di Dio. Secondo l’epistola agli Ebrei, Cristo, in
quanto Figlio, "è lo splendore della sua gloria e l’impronta {1}
della sua essenza" Eb 1:3. Il carattere completo di Dio, la sua
santità, il suo amore e la sua verità, sono rappresentati chiaramente
in Gesù Cristo, che è la manifestazione in carne umana della
giustizia, della rettitudine, della grazia, della misericordia, della
costanza e della fedeltà di Dio. Qualsiasi cosa si possa dire
riguardo alla natura di Dio è manifestata nella persona di Gesù
Cristo.
Una delle domande costanti dell’umanità è stata e continua a essere
questa: "Com’è Dio?" La risposta della fede cristiana è semplice e
diretta: "È come Cristo." Questo è spiegato chiaramente soprattutto
nel quarto Vangelo dove, in risposta alla richiesta di Filippo,
"Signore, mostraci il Padre, e ci basta," Gesù rispose: "Da tanto
tempo sono con voi e tu non m’hai conosciuto, Filippo? Chi ha veduto
me, ha veduto il Padre" Gv 14:8-9. Il desiderio di Filippo, che
parlava a nome dei discepoli (e di tutti gli uomini), di vedere Dio
viene appagato nella figura e nella persona di Gesù Cristo. {2}
Il fatto che Dio sia invisibile per l’uomo mortale rende la
rivelazione in Cristo ancora più significativa. Nel prologo al suo
Vangelo, Giovanni dichiara: "Nessuno ha mai veduto Iddio"; ma
aggiunge subito: "L’unigenito Figliuolo, che è nel seno del Padre, è
quel che l’ha fatto conoscere" Gv 1:18. Paolo parlò in modo
simile di Cristo dicendo che "è l’immagine dell’invisibile Iddio"
Cl 1:15 {3} (cfr.), quindi il Dio invisibile ha la sua
manifestazione visibile nella Parola fatta carne in Gesù Cristo.
A questo dobbiamo sicuramente aggiungere che la rivelazione della
natura di Dio in Cristo non è solo nella sua persona, che ovviamente
è fondamentale, ma anche nelle sue parole e nelle sue azioni. Ogni
cosa che Gesù disse durante il suo ministero terreno, sia
nell’insegnamento che negli ordini dati, o in risposta a delle
domande, fu una proclamazione assolutamente fedele dei pensieri di
Dio. Ogni cosa che Gesù fece, sia ministrando compassionevolmente
per gli altri, sia con irritazione contro i nemici della verità (per
esempio quando purificò il Tempio), o soffrendo e morendo in croce,
fu la rappresentazione esatta e irresistibile della volontà del Padre.
Quindi, anche se non abbiamo Cristo presente nella sua incarnazione,
e non possiamo guardare il suo volto come fecero Filippo e gli altri,
abbiamo il Nuovo Testamento che ci fornisce le notizie essenziali
riguardo alla vita e al ministero di Cristo. Questa raccolta delle
sue parole e delle sue azioni delinea l’attività di Dio, quindi alla
domanda "cosa vuole Dio?" possiamo rispondere con le parole e le
azioni di Gesù Cristo.
Si noti un’altra cosa importante: questa rivelazione della natura e
del carattere di Dio attraverso Gesù Cristo non è soltanto una cosa
che accadde duemila anni fa tra quelli che potevano dire "noi abbiam
contemplata la sua gloria" {4} Gv 1:14. Questa rivelazione non
si trova soltanto nel rapporto del Vangelo, che possiamo leggere e
cercare di comprendere, ma è essenzialmente una cosa che si verifica
nel cuore del credente. Usando le memorabili parole di Paolo,
"l’Iddio che disse: splenda la luce fra le tenebre, è quel che
risplendé ne’ nostri cuori affinché noi facessimo brillare la luce
della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù
Cristo" 2Co 4:6. Come è vero che Dio ha illuminato i nostri
cuori e che ora Cristo abita in noi, così Cristo rivela costantemente
in noi la gloria di Dio.
Più Cristo viene formato {5} in noi, più conosceremo la natura di
Dio. In questo consiste la solenne rivelazione di Dio nella sua
gloria ineffabile.
2. Gesù rende possibile la redenzione
Grazie al fatto che Cristo è il Figlio di Dio, l’umanità può essere
salvata. Grazie al suo Figlio eterno, che è uno col Padre, ma è anche
distinto dal Padre, l’Incarnazione può avere luogo e la redenzione è
resa possibile.
Esaminiamo la questione più attentamente. In seguito considereremo
l’essenzialità del fatto che Cristo fosse un uomo per poter compiere
la salvezza, {6} ma qui sottolineiamo prima di tutto il fatto che, se
Cristo non fosse uno con Dio, l’uomo non potrebbe essere redento.
Solo chi è uguale a Dio, anzi identico a Dio, può entrare nella
condizione umana e sopportare il peso imponderabile di tutti i
peccati del mondo. Colui che salva dal peccato non può essere altri
che Dio stesso. Questo è stato illustrato solennemente nel Vangelo di
Matteo, quando riguardo al figlio che sarebbe nato da Maria, l’angelo
disse a Giuseppe: "Ed ella partorirà un figliuolo, e tu gli porrai
nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati"
Mt 1:21. In seguito Matteo, citando Isaia, scrisse: "… un
figliuolo, al quale sarà posto nome Emmanuele, che, interpretato,
vuol dire: Iddio con noi" Mt 1:23. Il Salvatore sarà "Iddio con
noi" nella persona di Gesù Cristo. Grazie al fatto che Gesù è "Dio
vero," può esservi la salvezza. {7}
Questa è la ragione fondamentale per cui l’incarnazione è così
importante: se il Figlio di Dio (in quanto Dio) non fosse venuto
realmente dal cielo e se non avesse preso su di sé la nostra
carne, {8} saremmo ancora nei nostri peccati. Indipendentemente da
quanto nobile, spirituale o eminente potesse essere come uomo, anche
se fosse stato un uomo eleva. {9}
È anche importante ricordare che la redenzione fu possibile perché
Cristo, attraverso Dio, fu anche Figlio del Padre. {10} Non fu il
Padre ad incarnarsi, ma il Figlio. Paolo scrive che "quando giunse la
pienezza de’ tempi, Iddio [Padre] {11} mandò il suo Figliuolo" Ga
4:4. Dio Padre non divenne carne personalmente, perché è la fonte
di tutte le cose sia interiormente (come Colui che genera il Figlio e
manda lo Spirito Santo), che esternamente (come creatore e
sostenitore). {12} In questo senso, è appropriato dire che Dio Padre
non poteva incarnarsi, quindi fu il Figlio a essere mandato dal
Padre. Senza dubbio, questo è un mistero incomprensibile perché il
Figlio è anche Dio. Il mistero inoltre, diventa ancora più ombrato se
non riconosciamo che l’incarnazione fu della Seconda Persona (non la
Prima) della Trinità. Ne consegue che, anche mentre il Figlio di Dio
era sulla terra, il Padre era in cielo e controllava tutte le cose.
Il Figlio di Dio, dunque, poté incarnarsi completamente {13} e, nella
persona di Gesù, fu il Salvatore dell’umanità.
Occorre riconoscere che, poiché Gesù era il Figlio di Dio distinto
dal Padre, l’incarnazione poté verificarsi, e Cristo poté diventare
il Redentore dell’umanità. "Iddio mandò il suo Figliuolo… per
riscattare" (come dice Paolo in) 4:4-5. È mediante il
misterioso e meraviglioso rapporto reciproco tra Padre e Figlio,
nella loro attività celeste e terrena, che la redenzione si compie.
Per concludere, ricordiamo che il fatto che il Figlio di Dio sia Dio
e Figlio contemporaneamente, e il fatto che fu il Figlio di Dio a
venire in carne, pone il fondamento per l’attuazione della salvezza.
Non possiamo fare a meno di dire insieme a Paolo: "Grande è il
mistero della pietà: Colui {14} che è stato manifestato in carne"
1Ti 3:16. Sicuramente si tratta di un mistero, ma la realtà che
nasce da questo mistero è il fulcro della fede cristiana.
3. La salvezza si riceve per fede nel Figlio di Dio
Infine, senza riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio, e non soltanto
un essere umano, non può esservi salvezza. Questa è la ragione per
cui il quarto Vangelo, che inizia sottolineando l’incarnazione: "La
Parola è stata fatta carne" Gv 1:14; termina con queste parole:
"Queste cose sono scritte, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il
Figliuol di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome"
Gv 20:31 {15} (cfr.). Credendo che Cristo è il Figlio di Dio, si
entra nella vita eterna.
{16} Questa affermazione è anche il fondamento delle parole di
Giovanni: "Ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne,
è da Dio" 1Gv 4:2. Giovanni parla in modo ancora più
incisivo nella sua seconda epistola, dicendo che "molti seduttori
sono usciti per il mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser
venuto in carne. Quello è il seduttore e l’anticristo" 2Gv
1:7.
Contributo estrapolato da teologia sistematica 1 casa editrice Hilkia