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ARGOMENTO: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO

Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 24/09/2012 18:08 #5609

Stefano, ti stimo e ti voglio bene, non hai niente da scusarti, ho sbagliato io a non precisare, mentre scrivo mi viene da sorridere, a proposito di coloro che credono in una pseudopreesistenza, alle 17 aspettavo "qualcuno" che venne a bussarmi venerdì, parlammo 10 minuti (si alzò disturbato) e mi assicurò che sarebbe tornato alle 17 di oggi con un esperto che mi avrebbe mostrato le "fonti" greche in cui compariva l'inesistente termine G...a. , aspetto altri 20 minuti poi devo andare.

Fai benissimo a chiedere chiarimenti e ad intervenire come e quando vuoi, dinanzi alla Parola di Dio io sarò uno scolaretto ignorante per il resto dei miei giorni, ed ho sempre voglia di imparare.
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 24/09/2012 22:26 #5612

Stiamo aspettando l'esito di questo incontro.....
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 24/09/2012 23:16 #5614

Informazione storica, gli ebioniti:


1.Gli antichi li chiamavano molto appropriatamente Ebioniti, perché avevano opinioni povere e basse concernenti Cristo.


2.Poiché essi lo consideravano un uomo semplice e comune, che è stato giustificato solo a causa della sua superiore virtù, e che era il frutto di una relazione fra Maria e un uomo. Nella loro opinione era anche necessaria l'osservanza della legge mosaica, poiché non potevano salvarsi tramite la sola fede in Cristo e vita condotta corrispondente a questo principio.


3.C'erano anche altri, tuttavia, oltre a costoro, che avevano lo stesso nome, ma che evitavano le credenze strane e assurde di questi ultimi, e non negavano che il Signore fosse nato da una vergine e dallo Spirito Santo. Ma nondimeno, poiché essi rifiutavano di riconoscere che egli pre-esisteva, in quanto Dio, Parola e Sapienza, essi ricadevano nell'empietà dei primi, specialmente per il fatto che, come i primi, erano tenuti a osservare strettamente il culto carnale della legge.


4.Inoltre questi uomini ritenevano necessario rigettare tutte le epistole dell'apostolo Paolo, che chiamavano apostata della legge, ed usavano solo il cosiddetto Vangelo degli Ebrei e tenevano in scarsa considerazione tutto il resto


5.Osservavano il sabato e la disciplina degli ebrei proprio come loro ma ugualmente, proprio come noi, celebravano i giorni del signore come un memoriale della resurrezione del salvatore.
6.Da qui il termine "ebioniti", che evidenzia la povertà della loro comprensione. Infatti questa parola è usata dagli ebrei per indicare un uomo povero. »


(Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica)


La mia riflessione è proprio su questo punto, oggi molti affermano che Gesu' è solo un uomo, rigettano la sua Divinità e quindi la sua preesistenza, affermano che la chiesa apostata sosteneva la dottrina della Divinità di Gesù, quindi indirettamente sostengono che i veri credenti erano proprio quelli che avevano il concetto di Gesù molto limitato, quindi la chiesa vera erano proprio gli ebioniti.........

Purtroppo non c'è nulla di nuovo sotto il sole, gli ebioniti ci sono ancora oggi e di Gesù ne hanno fatto un semplice uomo, il rispetto legale della legge è la salvezza, ed il cavallo di battaglia è il rispetto del sabato.

Questi non rigettano apertamente gli scritti dell'apostolo Paolo ma li trattano come se non li avesse mai scritti...... il motivo Paolo era innamorato di Gesù, la sua vita era Gesù, ogni cosa in confronto alla conoscenza di Gesù era spazzatura, Gesù per lui era il Signore.
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 17/11/2012 13:31 #6534

La predicazione morale di Gesù è semplicemente una parte del Kerygma. La grande novità non è propriamente una nuova legge, ma è il Regno di Dio che irradia dalla sua Persona, la grazia e l’amore di Dio nella sua Persona che si manifestano. Da questo, però, tutte le prescrizioni morali, anche le più sante, acquistano un nuovo sfondo aureo: la grazia e un nuovo centro: la sua Persona. Non è nuova la voce che chiama alla conversione dal peccato. E’ nuova invece la lieta novella, la quale annuncia che è venuto ora il tempo della grande conversione e del grande ritorno alla casa paterna.

Non è nuovo il comandamento dell’amore. Per gli spiriti più illuminati dell’Antico Testamento, esso rappresenta nel modo più assoluto il compendio della legge. Nuova è invece la piena rivelazione di ciò che è l’amore di Dio: «Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Unigenito» (Gv 3,16). A questa segue la grande novità che si aggiunge all’Antico e sempre valido comandamento dell’amore: l’amore stesso di Gesù diventa motivo e misura del comandamento dell’amore. «Un nuovo comandamento (o un comandamento come nuovo) io vi do, che vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi» (Gv 13,34; 15,12 e segg.). E’ questa la novità portata all’antico comandamento dell’amore, cioè che noi «abbiamo imparato da Dio stesso» (1Tes 4,9), l’amore in una forma del tutto nuova. La novità, come si esprime Giovanni, è nel fatto che «le tenebre sono passate e già splende la vera luce» (1Gv 2,.

Allo stesso modo in cui Cristo realizza l’Antica Alleanza nel Patto del suo amore, così realizza anche l’Antica Legge. Egli infrange la barriera che ha tenuto separato il popolo di Israele da tutti gli altri popoli. (vedi Paolo e Concilio degli Apostoli).

Mentre l’antica legge dell’alleanza, il decalogo, era semplicemente il minimo richiesto, espresso per giunta in forma negativa, Cristo, invece, quale unico Maestro del Nuovo Patto fondato da Lui stesso con il dono della sua stessa vita, promulga la nuova, inaudita, grande legge dell’alleanza: vivere con Lui, seguirlo calcando le Sue orme, servire con amore, portare la croce, essere umili e amare i nemici (Mat 5).

La novità nella predicazione morale di Gesù, che rispetto all’Antico Testamento non è opposizione ma adempimento, appare, in modo ancora più chiaro dal rapporto di opposizione dalla giustizia legale ed esterna dei Farisei. Essa è un annuncio e un appello evidente nella situazione concreta.

Eppure, da tutto l’insieme, balza luminoso, meglio di quanto potrebbe fare alcun sistema scientifico, il centro: la sua Persona, il suo Amore, la grazia di seguirLo. «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo», «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 19/11/2012 22:16 #6567

"La Parola è stata fatta carne." La prima venuta della Parola nel mondo comprese, la natura divina che quella umana. Riguardo alle due nature nell’avvento della Parola nel mondo, noteremo come sono espresse, esaminate e spiegate.

"Parola" esprime la natura divina e il termine "carne" la natura umana. Nelle Scritture, la "Parola" si riferisce al "Figlio di Dio" e la "carne" al "Figlio dell’uomo." In Is 9:6, la "Parola" corrisponde a "un fanciullo ci è stato dato" e la "carne" a "un fanciullo ci è nato." Nell’Epistola ai Romani, la "Parola" corrisponde a "dichiarato Figliuolo di Dio" Ro 1:4 e la "carne" a "nato dal seme di Davide secondo la carne" (ibid). Quando Cristo nacque in Betlemme, sia la "Parola" che la "carne" furono effettivamente incluse.


Primo, la natura divina. Il termine "Parola" è molto adeguato per esprimere l’aspetto divino delle due nature all’incarnazione. Il nostro testo non dice che "Gesù" divenne carne. Ciò non avrebbe espresso l’aspetto divino delle due nature, perché il nome "Gesù" fu dato dopo l’incarnazione. Il termine "Parola" indica invece molto adeguatamente la divinità, perché abbiamo già imparato nel Vangelo di Giovanni che la "Parola" era prima che il tempo iniziasse, e quindi doveva essere divina. Per questo Giovanni disse: "La Parola era Dio" Gv 1:1. Nel nostro testo, il termine "Parola" esprime quindi molto bene l’aspetto divino delle due nature.

Secondo, la natura umana. La parola "carne" è un ottimo termine per indicare la natura umana di Cristo quanto il termine "Parola" lo è per la natura divina. Per verificare questo fatto, dobbiamo guardare i diversi significati che la Parola "carne" ha nel Nuovo Testamento. Ci sono quattro significati principali: il significato generale, il significato riguardo al carattere, il significato mistico e il significato corporeo.
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 19/11/2012 22:21 #6568

Il significato generale. La parola "carne" può riferirsi alla natura umana distinta da quella divina, animale o altra. Questo significato non fa riferimento al carattere (buono o cattivo) della natura, ma la distingue semplicemente come umana. Per esempio: "ogni carne [cioè tutto il genere umano] vedrà la salvezza di Dio" Lu 3:6, (cfr.) Is 40:5.

Il significato riguardo al carattere. La parola "carne" può indicare la corruzione del peccato inerente a ogni essere umano a causa della caduta dell’uomo. L’Apostolo Paolo lo usa in questo modo quando scrive: "Or le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, gozzoviglie, e altre simili cose" Ga 5:19-21.

Il significato mistico. La parola "carne" può essere usata in senso mistico, come quando Cristo disse che si deve mangiare "la carne del Figliuol dell’uomo" Gv 6:53. La giusta comprensione di questo uso del termine "carne" aiuterà a evitare l’errore di transustanziazione della Chiesa di Roma.

Il significato corporeo. La parola "carne" può indicare un corpo letterale di uomo o animale, con tanto di pelle, sangue e ossa. È usato così nel testo seguente: "Dicendo a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: Venite, adunatevi per il gran convito di Dio, per mangiar carni di re e carni di capitani e carni di prodi e carni di cavalli e di cavalieri, e carni d’ogni sorta d’uomini liberi e schiavi, piccoli e grandi" Ap 19:17,18 che erano stati uccisi nella grande battaglia di Armagheddon.

La parola "carne" nel nostro testo nel Vangelo di Giovanni ha sia il primo che l’ultimo significato. Assume il primo significato perché parla della natura umana in contrasto con quella divina. Non ha il secondo significato di natura corrotta perché Cristo era privo di peccato, e non ha il terzo significato di natura mistica perché essa non parla di umanità.

Ha invece anche il quarto significato perché Cristo uomo aveva un corpo letterale. Non trattandosi però solo di un corpo letterale, senza le emozioni e altri aspetti non tangibili della natura umana, è necessario anche il primo significato. Come abbiamo già notato, Cristo "divenne un uomo come noi in ogni cosa, tranne nel peccato … . Provò la fame e la sete, mangiò, bevve, dormì, provò stanchezza e dolore, pianse e si rallegrò" (Ryle), secondo il primo e l’ultimo significato del termine "carne".

Le due nature spiegate. Spiegheremo qui in parte l’origine e l’esistenza delle due nature di Cristo. Ci concentreremo sull’espressione "è stata fatta," da un termine greco che significa, in questo caso, "divenne." Hendriksen disse: "Il verbo divenne" ha qui un significato particolare, non nel senso di cessare di essere ciò che era prima.

Quando la moglie di Lot divenne una statua di sale, cessò di essere la moglie di Lot, ma quando Lot divenne il padre di Moab e Ammon, rimase Lot. È lo stesso anche qui. La Parola divenne carne ma rimase la Parola e rimase Dio (cfr.) Gv 1:1,18 Una natura non obliterò un’altra, né una natura si trasformò in un’altra. "La Parola non è stata fatta carne trasformando una natura in un’altra o mettendo da parte una natura per assumerne un’altra" (Ryle). "Divenne ciò che non era, ma non cessò di essere ciò che era" (Pink). Dio non dimorò nell’uomo o riempì l’uomo, ma divenne uomo rimanendo Dio.

Possiamo quindi dire, per riassumere, che quando "la Parola è stata fatta carne," le due nature si sono unite in modo tale che entrambe hanno continuato a coesistere. Gesù era vero Dio e vero uomo allo stesso tempo.
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 15/12/2012 08:32 #6915

LA TRASFIGURAZIONE

1 PARTE

Il significato estetico della risurrezione di Cristo sta nella sua trasfigurazione, un termine desunto dal lessico romanico e difficilmente traducibile nel nostro linguaggio. Ciò che con esso s’intende esprimere è tanto una trasparenza come pure una trasformazione: dalla figura del servo a quella dell’uomo glorificato Fil 3,21. In questo duplice senso il Cristo è il Figlio dell’uomo trasfigurato e il crocifisso tramutato nella bellezza divina:

Mat 17,2: Trasfigurato - metemorphōthē (Il verbo, posto al passivo allude all'azione divina) - L’aspetto di Cristo subì una trasformazione radicale, così che i discepoli lo potessero contemplare nella sua gloria; [A]. Lo splendore di cui la persona di Gesù è circondata richiama lo splendore sul volto di Mosè dopo la rivelazione sul Sinai (Es 34, 29-35), a motivo del quale Mosè dovette coprirsi la faccia con un velo. Mosè ed Elia rappresentano rispettivamente la Legge e i Profeti. Gesù è collegato ai due in quanto egli è il compimento della legge e dei profeti (v. 5,17).

Che il mutamento d’aspetto del volto di Gesù [1] provenga dalla sua gloria e luce è detto nel v. 32b, ma risulta con chiarezza quando si dice che le sue vesti divennero sfolgoranti – splendenti, come quelle degli esseri sovra terreni.

Mc 9,3: Le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime - La gloria divina che emanava da Gesù fu irradiata, sotto forma di una luce sfolgorante e candida perfino dalle sue vesti. La luce è spesso associata alla presenza visibile di Dio (cfr. Sl 104,2; Da 7,9; 1Ti 6,16; Ap 1,14; 21,23;) [B]

Mat 17,6: Caddero con la faccia a terra - Una reazione comune da parte di chi realizzava la presenza fisica di Dio santo nell’universo (Cfr. Is 6,5; Ez 1,28; Ap 1, 17). [C]
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 15/12/2012 08:36 #6916

2 PARTE

Gesù è il profeta «come Mosè», ma in termini quanto mai superiori: la «gloria» nella quale il Figlio a suo tempo entrerà (Lc 24,26) e dalla quale un giorno verrà è nel Vangelo di Luca messa in risalto con la «sua» gloria che per principio appartiene a lui, già anche nella sua esistenza terrena, Luca parla della gloria di Gesù e di Dio a conferma degli stessi attributi divini del Padre e del Figlio (Lc 9,26). Per quanto sia vero che la doxa che qui diventa visibile deve rimandare alla gloria futura, non si deve ignorare che la gloria futura di Gesù gli appartiene essenzialmente da sempre, e che sulla terra resta solo per un certo tempo nascosta. Ma Luca distacca chiaramente Gesù da Mosè, poiché sul volto del Cristo risplende non la gloria di Dio, ma la sua propria (v. 26). Nei LXX doxa - δόξῃ esprime il modo di essere di Dio [2]; con questo termine Luca cerca qui di enunciare affermazioni cristologiche «essenziali».

Egli non è stato soltanto elevato alla condizione di Signore del Regno di Dio imminente ma trasfigurato anche nello stato di: «Signore della gloria» (I Cor 2,otto). Dopo aver sconfitto la morte, ora egli vive già, nello Spirito, il proprio essere umano, un essere pieno e perfetto. Nella sua qualità di uomo di Dio innalzato, trasfigurato e trasformato, egli esercita la propria influenza su coloro che sono ancora umiliati, che vivono una vita indegna dell’uomo e vanno incontro alla morte, non soltanto per mezzo della sua forza liberante e delle nuove istanze, ma anche attraverso la sua perfezione e bellezza.

La vita nuova in Cristo, deve essere, non solo, intesa come obbedienza, ma deve essere anche celebrata, e con non minore vigore, come festa della libertà, come gioia di esistere e come estasi della felicità.

«Il Cristo risorto rende la vita una festa continua», affermava Atanasio.

Per i punti A, B, C vedi Bibbia MacArthur.

[1]. Si riferisce all’aspetto esteriore; cfr. Kittel in ThWb III, 373.

[2]. Cfr. Kittel in ThWb II, 250.


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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 15/12/2012 09:12 #6917

grazie a tutti , molto interessante questo dibattito , non avendo troppo tempo per leggere e meditare , ne faro' una fotocopia e la leggero' con calma
, grazie JOSHUA3 SEI BEN PREPARATO
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Re: CRISTOLOGIA ,LA DOTTRINA DI GESU' CRISTO 26/01/2013 09:18 #7356

IL PROLOGO

In tre fasi essenziali è descritto il divino essere, preesistente ed eterno, del Logos.

Dietro l’espressione «in principio» non si cela una riflessione sul concetto di tempo e sulla sua problematica; essa è stata scelta in analogia a Gen. 1,1, e a ragion veduta: infatti il Logos, che l’inno presenta, è la Parola, per mezzo della quale Dio ha creato ogni cosa (V.3). ma questa parola è più che il parlare di Dio all’alba della creazione; è la parola personale, che in un’ora della storia è divenuta carne, Gesù Cristo, la cui esistenza viene ricondotta al “tempo” prima del mondo, all’eternità divina.

Per questo motivo, «in principio» qui vuol dire di più che nel racconto della creazione: non intende, cioè, designare l’inizio dell’esistenza del mondo creato ma esprimere l’essere del Logos prima del mondo. Ciò che esisteva «in principio» ha una preminenza su qualsiasi creazione.

Anche i rabbini insegnavano che sette cose erano state «create prima del mondo» ; ma il Logos non è stato creato, esso “era”, vale a dire che già allora esisteva, assoluto, fuori del tempo in eterno. E’ una preesistenza reale, personale (Giov. 1,1; 2,13a): un concetto, questo, che si trova espresso con tanta chiarezza soltanto nella professione di fede in Cristo della comunità cristiana, naturalmente non solo nel prologo giovanneo, ma già in altri inni e formule cristologiche (Fil 2,6; Col. 1,15; Ebr. 1,3).

«In principio significa nient’altro che l’essere eterno e senza fine»: il Prologo (l’inno al Logos) si volge fin dall’inizio al Logos che si è fatto uomo, e a lode dell’Incarnato fa la straordinaria affermazione che egli già esisteva, senza il corpo di carne, «in principio», ancora prima della creazione. I versetti 1-3 non sono una considerazione cosmologica a sé stante, ma la prima strofa di un inno cristiano di lode al redentore.
Si spiega così la chiarezza con cui vengono fatte affermazioni personali sulla parola: essa semplicemente “era”, come esiste una persona nella sua autonomia; essa «era presso Dio», come sono le persone che stanno insieme; essa «era Dio», come si descrive l’essere delle persone.

Diceva uno scrittore cristiano del VII secolo d.C.: <Se non conosci le parole (umane) della Scrittura, come potrai raggiungere la Parola (divina)?>. Come accade in Cristo che è Verbo, Parola divino ma è anche <carne>, cioè linguaggio e realtà umana, così è per la Bibbia.
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Ultima modifica: 26/01/2013 09:19 Da joshua3.
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