Il significato generale. La parola "carne" può riferirsi alla natura umana distinta da quella divina, animale o altra. Questo significato non fa riferimento al carattere (buono o cattivo) della natura, ma la distingue semplicemente come umana. Per esempio: "ogni carne [cioè tutto il genere umano] vedrà la salvezza di Dio" Lu 3:6, (cfr.) Is 40:5.
Il significato riguardo al carattere. La parola "carne" può indicare la corruzione del peccato inerente a ogni essere umano a causa della caduta dell’uomo. L’Apostolo Paolo lo usa in questo modo quando scrive: "Or le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, gozzoviglie, e altre simili cose" Ga 5:19-21.
Il significato mistico. La parola "carne" può essere usata in senso mistico, come quando Cristo disse che si deve mangiare "la carne del Figliuol dell’uomo" Gv 6:53. La giusta comprensione di questo uso del termine "carne" aiuterà a evitare l’errore di transustanziazione della Chiesa di Roma.
Il significato corporeo. La parola "carne" può indicare un corpo letterale di uomo o animale, con tanto di pelle, sangue e ossa. È usato così nel testo seguente: "Dicendo a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: Venite, adunatevi per il gran convito di Dio, per mangiar carni di re e carni di capitani e carni di prodi e carni di cavalli e di cavalieri, e carni d’ogni sorta d’uomini liberi e schiavi, piccoli e grandi" Ap 19:17,18 che erano stati uccisi nella grande battaglia di Armagheddon.
La parola "carne" nel nostro testo nel Vangelo di Giovanni ha sia il primo che l’ultimo significato. Assume il primo significato perché parla della natura umana in contrasto con quella divina. Non ha il secondo significato di natura corrotta perché Cristo era privo di peccato, e non ha il terzo significato di natura mistica perché essa non parla di umanità.
Ha invece anche il quarto significato perché Cristo uomo aveva un corpo letterale. Non trattandosi però solo di un corpo letterale, senza le emozioni e altri aspetti non tangibili della natura umana, è necessario anche il primo significato. Come abbiamo già notato, Cristo "divenne un uomo come noi in ogni cosa, tranne nel peccato … . Provò la fame e la sete, mangiò, bevve, dormì, provò stanchezza e dolore, pianse e si rallegrò" (Ryle), secondo il primo e l’ultimo significato del termine "carne".
Le due nature spiegate. Spiegheremo qui in parte l’origine e l’esistenza delle due nature di Cristo. Ci concentreremo sull’espressione "è stata fatta," da un termine greco che significa, in questo caso, "divenne." Hendriksen disse: "Il verbo divenne" ha qui un significato particolare, non nel senso di cessare di essere ciò che era prima.
Quando la moglie di Lot divenne una statua di sale, cessò di essere la moglie di Lot, ma quando Lot divenne il padre di Moab e Ammon, rimase Lot. È lo stesso anche qui. La Parola divenne carne ma rimase la Parola e rimase Dio (cfr.) Gv 1:1,18 Una natura non obliterò un’altra, né una natura si trasformò in un’altra. "La Parola non è stata fatta carne trasformando una natura in un’altra o mettendo da parte una natura per assumerne un’altra" (Ryle). "Divenne ciò che non era, ma non cessò di essere ciò che era" (Pink). Dio non dimorò nell’uomo o riempì l’uomo, ma divenne uomo rimanendo Dio.
Possiamo quindi dire, per riassumere, che quando "la Parola è stata fatta carne," le due nature si sono unite in modo tale che entrambe hanno continuato a coesistere. Gesù era vero Dio e vero uomo allo stesso tempo.